Octavia Spencer – la venere nera del cinema

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Compie oggi 51 anni una delle attrici più espressive che il cinema contemporaneo conosca. Sto parlando di Octavia Spencer.

Octavia Spencer ha recitato nella saga di Divergent, nel quattro volte premio Oscar La forma dell’acqua di Guillermo del Toro nonché nell’ultimo film di Robert Zemeckis e collaborato con registi come Gabriele Muccino, Sam Raimi e Bong Joon-ho.

Ma la consapevolezza più importante per Octavia Spencer è forse quella di aver ottenuto numerosi riconoscimenti in qualità di donna ed attrice di colore.

The Help, 2011

Octavia Spencer

“Il vento della libertà inizia a soffiare.”

Diretto da Tate Taylor e interpretato da Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Jessica Chastain, Octavia Spencer, Allison Janney e Sissy Spacek, il soggetto del film è tratto dal romanzo L’aiuto di Kathryn Stockett, amica d’infanzia del regista e sceneggiatore.

Mississippi, anni 60. Skeeter, ragazza della buona società bianca, vuole diventare una scrittrice. Decide di cominciare intervistando le donne nere che hanno speso la loro vita lavorando nelle più importanti famiglie del sud. Per la sua straordinaria interpretazione Octavia Spencer riceve il Premio Oscar, BAFTA e Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista.

Il diritto di contare, 2016

Octavia Spencer

Basato su una storia vera, narra la storia di tre donne matematiche, di origini afroamericane, che lavorarono alla NASA negli anni ’60, anni noti per la lotta tra Stati Uniti e Russia per la conquista dello spazio. Per di più, nel pieno della guerra fredda e della segregazione razziale, e costrette quindi a subire atteggiamenti razzisti e sessisti.

La protagonista principale è Katherine Johnson (Taraji P. Henson) una matematica afroamericana specializzata in fisica, che lavora come calcolatrice alla NASA. La sua supervisore, che la tratta con inferiorità, la trasferisce nella task force di Al Harrison quando le sue capacità si rendono necessarie per accelerare la corsa contro il tempo.

Katherine svolge al meglio il suo lavoro ma la mancanza di comunicazione con i suoi colleghi che le mancano di rispetto, primo fra tutti Paul Stafford (Jim Parsons, Sheldon Cooper di The Big Bang Theory) non le permettono di mantenersi al passo con i tempi. Per di più è costretta ad assentarsi per una mezz’ora al giorno per recarsi al bagno per soli neri che si trova ad un chilometro dell’edificio in cui lavora.

A questo punto interviene il suo capo, interpretato da un sempre straordinario Kevin Costner, che, al contrario del suo braccio destro, abolisce la segregazione nel centro, rendendo i bagni accessibili a tutti e permettendo a Katherine di assistere alle riunioni.

L’aiuto di Katherine si rivela alla fine essenziale per la riuscita della missione e anche quando il suo lavoro non si rende più necessario, Harrison le regala una collana di perle, unico gioiello ammesso e che Katherine non poteva permettersi.

Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) intanto è costretta a lavorare al posto del supervisore mancante con paga ridotta dal momento in cui la sua responsabile si rifiuta di darle una promozione. Quando nel centro viene installato un elaboratore, che rischia di farle perdere il lavoro, Dorothy si dimostra l’unica donna in grado di far funzionare la macchina e riesce a farsi promuovere e si trasferisce con le sue sottoposte a supervisionare il computer, dimostrandosi indispensabile.

Mary Jackson (Janelle Monáe) invece vorrebbe collaborare con il reparto ingegneria per contribuire a perfezionare gli scudi termici della capsula spaziale sperimentale, ma il suo genere e il colore della sua pelle rappresentano un ostacolo.

Mary però non si lascia abbattere e riesce a ottenere da un giudice il permesso di assistere alle lezioni serali di un liceo frequentato solo da uomini bianchi, in modo da ottenere la specializzazione necessaria per la promozione e riuscendo a contribuire alla creazione della capsula per il primo volo nello spazio.

Nei titoli di coda possiamo leggere quanto queste straordinarie donne, temerarie, coraggiose, e determinate siano state delle vere pioniere nel loro lavoro.

Mary Jackson divenne la prima donna afro-americana a lavorare alla NASA in qualità di ingegnere aeronautico. Nel 1979 fu nominata direttrice del Langley Research Center, dove combatté per i diritti delle donne di ogni colore.

Dorothy Vaughan divenne la prima responsabile afro-americana e nella frontiera del calcolo elettronico, in qualità di specialista del Fortran, fu considerata una delle menti più brillanti della NASA.

Katherine invece continuò a fare i calcoli per la missione sulla Luna dell’Apollo 11 e dello Space Shuttle.

Nel 2016, la NASA le ha dedicato il centro computazionale in onore del suo lavoro rivoluzionario nei viaggi nello spazio. All’età di 97 anni è stata premiata con la Medaglia Presidenziale della Libertà e ha festeggiato il 56° anniversario di matrimonio con Jim Johnson.

Tamara Santoro
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