Due premi Oscar e un Tony Award, Dustin Hoffman è certamente uno dei migliori attori della sua generazione che presenta anche artisti del calibro di Al Pacino e Robert De Niro
All’inizio degli anni ’60, quando i direttori artistici dei casting erano alla ricerca di un protagonista per il loro film, questi probabilmente sceglievano uno con le sembianze di un Paul Newman invece che di un Dustin Hoffman. Perché, non prendiamoci in giro, Hoffman ha una fisicità molto lontana dai classici divi di Hollywood: viso magro, poco attraente e basso, ma il talento, la perseveranza e la dinamicità lo hanno reso uno dei più grandi dello star system.
Hoffman lavorava come attore di teatro quando a New York si presentò – di corsa – per il ruolo principale in un nuovo film di Mike Nichols. Al termine del suo provino, leggenda narra che si avvicinò a Nichols per stringergli la mano e un mucchio di gettoni della metropolitana gli cadde di tasca. L’uomo lo aiutò a raccoglierli e gli disse: “Avrai bisogno di questi, ragazzo”. Fortunatamente per tutti noi, Dustin Hoffman avrebbe inaspettatamente assunto il ruolo principale di Benjamin Braddock ne Il Laureato.
Da allora, è diventato uno degli attori più dinamici di Hollywood, sfidando continuamente le aspettative, mettendo da parte la vanità e rifiutandosi di essere classificato in un genere cinematografico. Ecco alcuni dei suoi film più belli.
Il Laureato (1967)
Uno dei film che ha lanciato la New Hollywood: un’esplosione giovanile di talenti influenzata dal cinema d’autore europeo. Il Laureato ha una meritata reputazione come “classico intramontabile”. Il passivo e malinconico Benjamin trascorre la sua estate in California tra la piscina dei genitori e l’amore per la sua vicina di mezza età (Anne Bancroft). Il ruolo di Hoffman racconta la lotta contro il conformismo benestante.
Questo è un film che deve più alla noia degli anni Cinquanta che all’aperta sfida della fine degli anni Sessanta. Indipendentemente da ciò, il finale dell’opera – che non vi sto qui a raccontare – è meritatamente iconico.
Midnight Cowboy (1969)
In Midnight Cowboy (Un uomo da marciapiede), Dustin Hoffman è un imbroglione disadattato, chiamato Rizzo. Con il suo corpo convulso da una tosse regolare e violenta, Hoffman rende il suo personaggio magnetico e disgustoso allo stesso tempo: non puoi distogliere lo sguardo da lui e non puoi negare le sue dimensioni tragiche.
Midnight Cowboy è essenzialmente una piccola storia sporca, ma è alleggerita da una bella colonna sonora e da un humor occasionale e ben gestito. Il film ha vinto tre Oscar, incluso quello per il miglior film.
Tutti gli Uomini del Presidente (1976)
Dustin Hoffman interpreta Carl Bernstein in questo classico thriller politico sull’eroica e prestigiosa indagine del Washington Post che ha generato il Watergate. Hoffman trova il suo perfetto contraltare nel casting di Robert Redford nei panni del collega giornalista Bob Woodward, e insieme precipitano nella torbida corruzione politica che si estende alla più alta carica del paese.
Woodward era un repubblicano WASP e Bernstein un ebreo mancino, ma insieme i due avevano un talento innato nello scavare informazioni: una chimica trasmessa in modo coinvolgente da Hoffman e Redford. Girato dal famoso direttore della fotografia Gordon Willis, Tutti gli Uomini del Presidente è uno dei thriller politici più avvincenti che si possano vedere.
Kramer vs. Kramer (1979)
Il ritratto di Robert Benton di un divorzio moderno e la conseguente battaglia legale per l’affidamento hanno vinto ben cinque Academy Awards, tra cui il miglior film, il miglior attore per Dustin Hoffman e la migliore attrice per una splendente Meryl Streep. Parte del successo del film è che cattura molte preoccupazioni domestiche della fine degli anni ’70: risvegli femministi, padri che assumono il ruolo di genitori single a tempo pieno e gli effetti del divorzio sul nucleo familiare tradizionale.
Voi mi direte: “suona un po’ tutto troppo reazionario”. Beh, io vi rispondo che l’enorme emotività messa sulla scena da Hoffman e Streep, ha consentito al film di avere più prospettive. Perché Kramer vs. Kramer non è un’opera moralizzatrice, ma invece sottolinea il pensiero dietro il processo decisionale di ogni persona.
Rain Man – L’uomo della pioggia (1988)
Interpretare qualcuno con una grave disabilità mentale è un’autentica sfida recitativa con molte potenziali insidie. Perché è un terreno fragile e delicato, che comporta molte responsabilità per l’attore. Dustin Hoffman ci riesce abilmente, regalando una splendida prova come un malato di autismo con una notevole capacità di ricordare fatti e informazioni.
Suo fratello scomparso da tempo, Charlie (Tom Cruise), fa finta di portare Raymond in viaggio, con l’obiettivo di estrarre in qualche modo la fortuna del padre dal suo sfortunato parente. Per il ruolo, Hoffman ha studiato attentamente per dare al suo personaggio il giusto approccio fisico e mentale. Il risultato è una performance idiosincratica e indimenticabile, che ha valso a Hoffman il suo secondo e meritatissimo Oscar come miglior attore.
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