Cosa c’entra Dante con Tiziano? Ebbene, dovete sapere che questo artista fu nominato dai suoi contemporanei come un “sole tra piccole stelle”, proprio richiamando il celeberrimo verso dantesco:
“L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Dante Alighieri, Paradiso, Divina Commedia, Canto XXXIII, vv. 142.
L’accostamento era dovuto al fatto che questo artista riusciva ad eccellere, allo stesso modo, in ogni sua pittura, che si trattasse di ritratti, paesaggi, soggetti religiosi o mitologici. L’uso del colore in Tiziano genera una forza espressiva assolutamente sconosciuta fino ad allora, che gli permetterà di vivere una vita trionfale e di raggiungere un successo immenso. Proprio per questo, ebbe modo di lavorare per alcuni tra i più potenti uomini della sua epoca, come Alfonso I d’Este, Papa Paolo III, per la corte Gonzaga di Mantova e per i Duchi di Urbino, detenendo il titolo di pittore Ufficiale della Repubblica di Venezia dal 1533.
Tra le prestazioni più apprezzate dell’artista vi erano il genere del ritratto, grazie alla capacità di raffigurare i personaggi non solo in modo realistico, ma rendendone anche lo spessore psicologico.
La sua bravura era tale da riuscire ad ottenere nel 1530 la commissione di un ritratto per l’Imperatore Carlo V, in occasione della sua incoronazione. Tra le raffigurazioni più amate di questo artista vi sono le molteplici versioni del soggetto di “Venere”, la quale a differenza degli altri modi in cui veniva raffigurata al tempo, viene dotata da Tiziano di una nudità pacatamente sensuale, rimanendo fuori da qualunque dettame religioso del tempo. La più nota è forse la splendida Venere d’Urbino eseguita per il rampollo Guidobaldo II della Rovere della corte di Urbino.
Ma quella che vi propongo oggi è una bellissima Venere scorta mentre si guarda allo specchio realizzata dall’artista nel 1555, in piena fase di maturità pittorica di Tiziano.
La posa segue i modelli della scultura ellenistica antica, ricorda infatti le statue classiche della Venere de Medici a Firenze o della Venere Capitolina a Roma. Lo studio di pezzi antichi è del resto dall’artista stesso affermato. Tiziano, infatti, scrisse che stava “imparando dalle meravigliose pietre antiche”, in riferimento ai reperti che poteva vedere in giro per l’Italia durante i suoi numerosi viaggi di lavoro.
Avete mai sentito parlare di “effetto Venere”? In che consiste?
Se osservando questo dipinto vi sembra di essere coinvolti dallo sguardo della Venere non spaventatevi! Si tratta del così detto “Effetto Venere” ed è un fenomeno psicologico di percezione! Si lega alla figura della dea dell’amore, perché molto spesso viene rappresentata davanti ad uno specchio. Chi guarda crede che ella stia osservando il suo riflesso, invece dato che l’osservatore vede il volto della dea, questa anche vede quello dell’osservatore o pittore.
Se c’è una cosa che rende riconoscibilissima la mano di Tiziano è il suo modo quasi naturalistico di rendere le stoffe: la lucidità, la morbidezza, la ruvidezza, i colori rendono l’idea della bellezza e della ricchezza di questi materiali all’epoca lussuosissimi.
In questo caso si è scoperto, tramite degli esami della tela ai raggi X, che il mantello rosso e le pose del sottobraccio destro di Venere dovevano appartenere alla composizione di un doppio ritratto poi abbandonato da Tiziano.
La fortuna che caratterizza questo artista è legata anche alla ricca critica che gli è stata dedicata. In molti lo hanno studiato, rimanendo rapiti dalla sua pittura innovativa ma allo stesso tempo dedita all’antico.
A proposito di lui alcuni dei più importanti storici dell’arte italiani e internazionali hanno scritto pagine sapientissime. Lo stesso Ludovico Il Dolce nella conclusione del dialogo del suo “Aretino”, opera edita a Venezia nel 1557, presentava Tiziano come il migliore mai esistito, inarrivabile, insuperabile ma neanche paragonabile a nessun altro artista dell’epoca.
Eleonora Turli
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