Immaginate una cittadina senza grandi pretese, nel profondo nord, in mezzo alla pianura padana: Rovigo. Metteteci dentro una compagnia storica e famosa a livello nazionale ma che continua ad operare sul territorio: il Teatro del Lemming. Aggiungete dei nomi del teatro italiano e delle giovani promesse, artisti internazionali desiderosi di esibirsi nel Belpaese, condite con sole, entusiasmo, aggregazione, teatro, et voilà! Ecco creato il Festival Opera Prima!
Alla sua seconda edizione rinnovata (grazie ad un gruppo di cittadini che hanno creato l’associazione omonima) ma alla quindicesima, dopo lo stop negli anni dovuto alle innumerevoli difficoltà organizzative, è andata in scena un’edizione unica nel panorama dei festival teatrali italiani. Sì perché Opera Prima si presenta come un festival semplice, aperto, alla portata di tutti e, grazie a questo, riesce a far gustare realtà di teatro o danza contemporanea che mai il grande pubblico si sognerebbe di andare a vedere. Il festival Opera Prima è un flusso che ti trascina dentro il teatro definito “difficile” e te lo avvicina, ti ci fa entrare dentro, piano piano, educa il pubblico ad una visione più ampia e collettiva, al teatro come funzione politica di benessere e unione di un popolo.
Ecco che in un pomeriggio di giovedì accade che un gruppo di oltre 50 persone si trovi a partecipare ad un laboratorio in piazza guidati dal direttore artistico del Festival nonché regista del teatro del Lemming: Massimo Munaro. Un’invasione di puntini bianchi che si muovono come impazziti incrociando gli sguardi, gli abbracci, le anime.
E in un pomeriggio di sabato può addirittura accadere di partecipare ad una vera e propria parata in onore di Pina Bausch guidati da una sua danzatrice storica: Marigia Maggipinto.
Il festival ci catapulta da una realtà all’altra, ci introduce nel mondo delle fiabe e delle paure ataviche con la coinvolgente attrice Chiara Elisa Rossini e il progetto “Angst vor de Angst”, “paura della paura”. Un viaggio quasi cinematografico di vero sprofondamento e purificazione attraverso immagini, parole e musica fino ad arrivare alla performance della compagnia Rachele Erdos che con “Q&A” ci introduce in uno spettacolo fatto di gestualità delicata e profonda che affronta il tema della conoscenza e dell’amore tra sconosciuti ai giorni nostri, dove guardarsi negli occhi è sempre più difficile. Può capitare di sedersi: ”Attorno ad un tavolo” e riscoprire il classico “Teatro da Mangiare” del Teatro delle Ariette fatto di malinconia, sorrisi e importanza del cibo, quello buono, quello delle nostre nonne. Ci si scatena in un vero e proprio concerto rock insieme alla strepitosa Michela Lucenti con il suo “Concerto fisico” e si esplorano nuovi spazi con Filippo Porro e Simone Zambelli in “Ombelichi tenui”. Ci si commuove nello scambio di oggetti che hanno un significato importante, che possiedono dentro di sé un ricordo, oggetti che, come dei sassolini, passano di mano in mano continuando il loro viaggio grazie al progetto “Momec_Memoria in Movimento” e al loro “Hasta la memoria”. Si ride di gusto e si ammira la bravura dei ballerini della compagnia Joshua Monten e il loro travolgente: “Romeo, Romeo, Romeo” e ci si ritrova a guardare la luna crescente mentre Mariangela Gualtieri ci regala i suoi versi. La precede l’esibizione di tre dei suoi promettenti allievi: Arianna Aragno, Rossella Guidotti e Daniele Cannella che si affacciano per la prima volta su un palco importante con studi ancora incompleti ma pieni di significato.
Accade… sì perché il teatro è qui ed ora, come il fuoco nel manifesto del festival, brucia in un attimo e ci scalda il cuore. Allora lunga vita ad un Festival che ha il pregio di unire i “vecchi” e i giovani, gli artisti e gli spettatori, Rovigo e i suoi cittadini.
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