In occasione del 20° anniversario dall’uscita di Harry Potter e la Pietra Filosofale, il cast della saga più amata di sempre si è ritrovato negli Studios di Londra per condividere vecchi ricordi e crearne di nuovi. Ecco tutto quello che è successo durante lo speciale Harry Potter 20th anniversary: Return to Hogwarts.
Mai incontrare i tuoi idoli, potrebbero rivelarsi una delusione. Harry Potter: Ritorno ad Hogwarts è l’eccezione alla regola perché non solo permette di appurare che anche gli attori sono persone normali ma anche di tornare a casa e di passare due ore in famiglia.
La reunion del cast di Harry Potter era esattamente quello di cui avevamo bisogno per iniziare l’anno in grande stile. Nonostante infatti sia stato un incontro virtuale, ciò non l’ho ha reso meno emozionante o autentico. Disponibile su Sky e in streaming su NOW, a detta di molti sarebbe stata addirittura perfetta se fossero stati presenti anche alcuni membri del cast che però non sono più in vita, Alan Rickman in primis.
Grande assente ‘in presenza’ anche J.K. Rowling, autrice della saga letteraria edita in Italia da Salani che compare soltanto attraverso materiale di repertorio risalente al 2019 e che non divide quindi la scena con gli attori originali, che per l’occasione si sono ritrovati ai Warner Bros. Studios di Londra che oggi sono stati in parte trasformati in un parco/santuario che tutti gli appassionati possono visitare e trovare oggetti di scena, costumi e ambientazioni originali.
Ad eccezione di queste due pecche, Harry Potter: Ritorno ad Hogwarts ripercorre in maniera esaustiva, struggente e mai banale un viaggio durato vent’anni. Ad aver accettato l’invito, ovviamente sotto forma di lettera indirizzata agli attori e non ai personaggi, sono stati il golden trio formato da Daniel Radcliffe (Harry), Rupert Grint (Ron) ed Emma Watson (Hermione).
A loro si sono uniti anche i quattro registi della saga: in ordine cronologico Chris Columbus, Alfonso Cuarón, Mike Newell e David Yates, il produttore David Heyman e alcuni straordinari membri del cast: Helena Bonham Carter (Bellatrix Lestrange), Robbie Coltrane (Rubeus Hagrid), Ralph Fiennes (Voldemort), Jason Isaacs (Lucius Malfoy), Gary Oldman (Sirius Black), Toby Jones (la voce dell’elfo Dobby), Tom Felton (Draco Malfoy), James e Oliver Phelps (i gemelli Fred e George), Mark Williams (Arthur Weasley), Bonnie Wright (Ginny Weasley), Alfred Enoch (Dean Thomas), Matthew Lewis (Neville Paciock), Evanna Lynch (Luna Lovegood) e Ian Hart (professor Raptor).
Il racconto è suddiviso in quattro capitoli e tutto comincia da una citazione di Albus Silente “Cosa misteriosa, il tempo” che non potrebbe essere più azzeccata perché allo stesso tempo sembra sia passato un secolo e a tratti invece sembra ieri che la saga si è conclusa. I protagonisti s’incontrano nella Sala Grande per abbracciarsi e brindare a questo importante anniversario e sarebbe bastato questo per ricreare quell’atmosfera magica.
Nel primo capitolo: The Boy who Lived appare Daniel Radcliffe che gironzola per Diagon Alley (come se non se ne fosse mai andato) prima di raggiungere Chris Columbus nello studio di Silente. Il regista ricorda come mentre il casting di Hermione e Ron fu particolarmente facile, quello per Harry durò mesi. Finché Columbus vide la rivisitazione in chiave BBC di David Copperfield e notò Daniel.
A questo punto però c’era un altro ostacolo da superare: i genitori di Dan erano contrari a farlo entrare nel mondo dello spettacolo e preoccupati che il loro bambino non avrebbe vissuto un’infanzia normale. Questo pericolo fu scongiurato dallo stesso regista che permetteva agli attori di comportarsi da ragazzini. Di Emma ricorda che era quella più intelligente, mentre Rupert era perfettamente a suo agio davanti alle telecamere.
A Columbus spettò il duro compito di creare l’impossibile: dal realizzare il pavimento di vera pietra della Sala Grande ad appendere le candele al soffitto utilizzando dal filo da pesca. Nel secondo capitolo poi fa il suo ingresso Lucius Malfoy. Jason Isaacs ammette di aver fatto il provino per Gilderoy Allock (affidato poi a Kenneth Branagh) e di essere stato riluttante ad accettare il ruolo in quanto i panni del cattivo li vestiva già in Peter Pan.
A detta di Tom (Felton, n.d.r) Jason era tanto spaventoso come Lucius quanto buono e gentile nei suoi confronti una volta conclusa la scena. Un moderno Jekyll e Hyde. Bonnie Wright invece sottolinea la sua fortuna di aver guadagnato ben due famiglie: quella di Hogwarts e quella dei Weasley.
Il secondo capitolo dal titolo Coming of age si fa strada tra il terzo e il quarto capitolo ed introduce un personaggio molto importante per il protagonista, Sirius Black (Gary Oldman). Il suo è un personaggio che evoca oscurità ma che in realtà nasconde un’anima gentile e calorosa. Sirius infatti viene dipinto come cattivo ma in realtà poi si scopre che è stato incastrato e ritrova la sua redenzione, momento che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Dal Prigioniero di Azkaban si percepisce infatti un cambio di atmosfera, realizzato magistralmente da Alfonso Cuarón che addirittura diede dei compiti a casa agli attori tra cui un tema sul loro personaggio. Rupert non scrisse nulla, spiegando che Ron non lo avrebbe fatto, Daniel scrisse a malapena 500 parole mentre Emma consegnò ben 12 pagine.
Gli attori però hanno preferito Mike Newell a Cuarón, forse perché ammaliati dalla magia e della grandiosità del set del Calice di Fuoco. Al regista del quarto film si deve la scelta di Ralph Fiennes nei panni di Voldemort. Fiennes evocava allo stesso tempo una grande forza e un’anima delicata e raffinata e fu convinto dalla sorella ad accettare il ruolo. Ci vollero ore e ore di trucco per trasformarlo nel Signore Oscuro e la scelta di togliere il naso contribuì a far sì che l’attore incarnasse l’idea del male. Persino Jason Isaacs si spaventava ogni volta che Fiennes iniziava a recitare.
La morte di Cedric Diggory alla fine del quarto film segna il passaggio all’età adulta e rende chiaro una volta per tutte che il film non intende raccontare la vita ma la morte. Da quel momento in poi non ci sarà più spazio per essere bambini, nei capitoli successivi almeno un personaggio chiave morirà, e i protagonisti saranno costretti a venire a patti con la realtà e con il ruolo che giocheranno nel cambiare le sorti del mondo magico.
Lavorare sul set di Harry Potter ha rappresentato per tutti un’esperienza speciale e irripetibile che ha permesso di instaurare legami indissolubili grazie al fatto che si sono rivisti più volte nel corso degli anni. Per di più, nonostante la storia sia pura fantasia, la trasposizione cinematografica ha comunque mantenuto una sorta di realismo: quello che infatti stavano attraversando i personaggi era condiviso dagli attori che li interpretavano.
Il terzo capitolo vede per prima cosa l’incontro tra Daniel Radcliffe ed Helena Bonham Carter (Bellatrix). Il protagonista infatti confessa di aver avuto una cotta per l’attrice. Quest’ultima invece sottolinea l’importanza che Harry Potter ha per suo figlio, stessa importanza che ha avuto per Evanna Lynch (Luna), una delle poche fortunate ad aver sia letto la saga sia ad averne fatto parte.
È poi arrivato il momento di dedicare un pensiero a tutte le persone che sono andate via troppo presto. Alan Rickman, Richard Harris, Richard Griffiths, John Hurt, Helen McCrory. Tom Felton non riesce neanche a trattenere le lacrime mentre parla di Helen (Narcissa Malfoy), Richard Harris viene descritto come gentile e divertente, mentre Ralph Fiennes ammirava il rigore di Alan Rickman. Ma alla fine coloro che amiamo non ci lasciano mai veramente. E possiamo sempre trovarli. Dentro il nostro cuore.
Prima di passare agli ultimi capitoli della saga, David Yates spiega quale fosse il suo obiettivo nel sesto film, ovvero quello di instillare anche solo un briciolo di empatia e di simpatia negli spettatori riguardo Draco Malfoy. Draco è il prodotto dei suoi genitori, costretto a fare cose orribili e a vivere secondo la necessità di compiacere suo padre.
Ecco perché quando Jason Isaacs dice a gran voce che secondo lui Draco è il vero eroe della saga perché ha avuto il coraggio di spezzare le catene e di liberarsi della sua famiglia e delle loro aspettative, ho esclamato ‘finalmente’. Senza nulla togliere a Daniel e a Harry, era naturale che il bambino che è sopravvissuto facesse tutte le scelte giuste perché nato dall’amore mentre Draco ha avuto il coraggio di vincere il suo conflitto interiore.
Il quarto e ultimo capitolo, Something worth fighting for, ripercorre le prime e le ultime scene e si concentra sul significato che ha avuto per i protagonisti aver fatto parte della saga tanto da non riuscire più a distinguere il personaggio dalla persona, il legame solido che si è creato e che durerà per sempre.
Harry Potter sarà sempre il nostro porto sicuro. Harry Potter ha scandito, nell’arco di vent’anni, tappe fondamentali della nostra vita: il primo amore, le prime amicizie, i problemi dell’adolescenza, i tanti sogni da realizzare. Harry Potter è un personaggio di fantasia così come lo è il suo mondo, eppure tutti abbiamo sempre sperato di ricevere la lettera di ammissione ad Hogwarts, perché tutti ci siamo immedesimati. Anche tra cinquant’anni i figli dei nostri figli guarderanno Harry Potter. Perché ogni volta che ascolteremo il tema di Edvige ci sentiremo sempre a casa. Perché ad ogni maratona non mancheremo mai. Perché alla fine dell’ultimo capitolo ci sarà lo stesso brivido lungo la schiena. Perché ogni volta che ci chiederanno ‘Dopo tutto questo tempo?’ noi risponderemo ‘Sempre’.
Leggi anche
- Libera, tra rispetto della legge e desiderio di vendetta - Novembre 18, 2024
- Dal cinema alla fotografia: il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore si racconta - Novembre 12, 2024
- Il tempo che ci vuole: la lettera d’amore di Francesca Comencini al padre Luigi e alla Settima Arte - Ottobre 5, 2024