La terza e probabilmente ultima stagione di Absentia è uscita a luglio 2020 e ci ritroviamo una Stana Katic che prende il sopravvento dell’intera produzione. La serie è disponibile in streaming su Amazon Prime Video e RaiPlay.
Absentia è una di quelle serie che non vedi fino a quando non te la consigliano, oppure non ci inciampi su per puro caso. Questo perché non ha avuto dietro tutta quella macchina di promozione che avrebbe meritato, invece riservata, spesso, a produzioni di dubbia qualità. Tuttavia, io faccio parte della prima categoria di persone, a me Absentia è stata consigliata ed io, fortunatamente, ho preso la palla al balzo. Le tre stagioni le ho divorate tutte d’un fiato, ho visto l’evoluzione di ogni personaggio, mi sono immedesimata nei loro comportamenti, ho trovato empatia con i loro sbalzi d’umore e ho sospettato di ognuno di loro, tranne di Emily Byrne.
E si, perché Absentia è Emily Byrne, interpretata in maniera sensazionale da una Stana Katic brillante, ispirata e informa smagliante. Il suo personaggio corre sul filo del rasoio, tra legalità e illegalità, fa cose squilibrate e paranoiche: è latitante nella prima stagione, è un agente dell’FBI nella seconda ed è totalmente incosciente nella terza. Ma non puoi fare a meno di fidarti di lei, le sue decisioni sono bibbia, le sue azioni sono al cardiopalma mentre gli altri, anche quelli che vogliono farla ragionare, diventano i sospettati di una delle migliori serie d’azioni/crime che si possono trovare in circolazione.
Dunque, nella terza stagione ritroviamo l’indomita Emily Byrne, dove il suo status di agente speciale è messo in discussione perché la valutazione psicologica dell’FBI è risultata inconcludente.
Mi chiedo: come credevano fosse la vita di Emily dopo essere stata rapita, torturata e tenuta prigioniera per sei anni mentre la famiglia la credeva morta? Come poteva mai stabilizzarsi mentalmente dopo aver scoperto che Alice (Cara Theobold), la nuova moglie del marito Nick Durand (Patrick Heusinger), prendeva il sangue del figlio Flynn (Patrick McAuley) per alcuni test sperimentali? Come doveva reagire all’assassinio della madre biologica e del detective Tommy Gibbs (Angel Bonanni) con cui aveva una relazione?
Considerate tutte queste vicende avvenute nella prima e seconda stagione di Absentia, la paranoia e il disturbo da stress post-traumatico di Emily sono perfettamente ragionevoli. Anzi, se vogliamo dirla tutta, sarebbe più preoccupante se fosse in qualche modo in grado di allontanarsi da tutte queste vicende senza ripercussioni psicologiche. Tuttavia è incredibile come Emily cerchi di fare sempre la cosa giusta, non per l’FBI o per lei, ma per le persone a cui tiene: è protettiva nei confronti del figlio, è attenta con l’ex marito Nick, è premurosa con il padre Warren (Paul Freeman) ed è sostenitrice del fratello Jack (Neil Jackson).
Ed è proprio nella terza stagione che la troviamo alle prese con la ricerca disperata di Nick in pericolo di vita. L’uomo è stato rapito nel momento in cui Emily stava ricostruendo con l’uomo una sorta di rapporto platonico, aveva ritrovato, in qualche modo, un equilibrio familiare. Ma non aveva fatto i conti che il suo mondo sarebbe stato ben presto stravolto da un nuovo caso internazionale. Tanto da mettere in pericolo l’ex marito, il figlio, lei e tutte le persone a cui vuole bene.
Con la sua famiglia in pericolo e una missione che devia dalle linee del protocollo dell’FBI, Emily corre contro il tempo e contro un nemico ignoto. Con l’aiuto dell’agente dell’FBI Rowena Kincade (Josette Simon) mette in piedi un brillante piano per affrontare un pericoloso viaggio pieno di insidie e nemici sparsi ovunque che la porterà lontana da Boston, mettendo a dura prova i suoi nervi e la sua preparazione fisica come mai prima e costringendola a ricominciare a fidarsi degli altri, ad amare e a capire qual è davvero il suo posto nel mondo, dopo tutto ciò che ha passato.
Al suo fianco ci sarà sempre l’agente speciale Cal Isaac (Matthew Le Nevez), l’uomo sta facendo i conti con un passato difficile che lo tormenta e lo allontana da ogni tipo di relazione. Ma anche grazie ad Emily, riuscirà a chiudere una pagina oscura e ritrovare una serenità meritata. Tuttavia, mentre siamo intenti a capire come Byrne sta recuperando l’impatto degli eventi traumatici sulle sue emozioni, siamo in mano a scene d’azione alla James Bond e ad una continua lotta alla sopravvivenza.
Absentia ha quell’originalità che cerchi in una serie televisiva.
A partire da un’ambientazione dark e fuori da ogni tipo di cliché: ora siamo negli Stati Uniti, poi in Moldavia, poi ancora in Bulgaria, Romania, Germania e Austria. Il personaggio di Emily Byrne non è uguale a nessun altro protagonista, la sua evoluzione è straordinaria in ogni concezione: dal rapporto con la famiglia al quello professionale. Un mutamento che la cambia a livello fisico e psicologico, ma la tiene sempre dalla stessa parte.
Forse più delle altre due, la terza stagione di Absentia beneficia davvero della costruzione del carattere dei suoi personaggi. Ormai non si tratta più di capire i cattivi o di prevenire gli attacchi, è che ti senti parte integrante della storia. E questo è un merito assoluto della sceneggiatura che, nel corso delle stagioni, ha alzato sempre di più l’asticella. Deve essere applaudita in particolare per l’approfondimento delle relazioni e la comprensione di come il trauma può influire sul carattere e sul processo decisionale di una persona.
Absentia ci fa comprendere come il trauma psicologico non è metabolizzabile dalla mente, non è soggetto a decadimento: rimane cioè stabile nel ricordo. E’ immutato ed ha bisogno di tempo per smaltire le reazioni di stress che si scatenano di conseguenza.
Si dice che la terza stagione sia l’ultima, ma continuo a sperare che ci sia una una quarta stagione, perché le cose da dire e da raccontare ce ne sono davvero tante.
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