Uscito nella sale cinematografiche italiane il 10 ottobre, Brave ragazze è la trasposizione cinematografica di una storia tutta al femminile realmente accaduta nella Francia degli anni ’80. Una commedia pop-rock scritta e diretta da Michela Andreozzi
Quando c’è una storia vera portata al cinema, un po’ per passione personale e un po’ per curiosità, vado. E’ una certezza assoluta, qualsiasi sia il genere del film. Così, senza pensarci due volte, ho scelto di andare a vedere Brave ragazze, una action comedy che ci porta nel mondo delle truffe, attraverso meccanismi grotteschi ed esilaranti. Il film in questione gioca la piacevole ed innovativa “carta novità” grazie al sesso femminile dominante.
Una squadra di amiche complici che pone la donna al centro e relega l’uomo ad elemento marginale e, in alcuni casi, inutile. Questo conferisce alla pellicola un tratto distintivo, visto e considerato che quello delle truffe è sempre stato un sotto-genere cinematografico più maschile che femminile.
Ispirato, come recita la didascalia iniziale, a una “incredibile” storia vera, questa action comedy tutta al femminile è tratta da un fatto di cronaca avvenuto oltre trent’anni fa, che aveva visto protagoniste quattro rapinatrici di banche che agivano travestite da uomini nella zona di Avignone, in Provenza.
L’incredibile storia vera
Mentre il fatto di cronaca realmente accaduto si è verificato in una cittadina francese, nel cuore della Provenza, negli anni ’80, nel film ci troviamo in una bellissima e tranquilla Gaeta. Il corso degli eventi è gestito da quattro donne in crisi e insoddisfatte, con l’esigenza di dare una svolta radicale alle loro vite.
C’è Anna (Ambra Angiolini), una ragazza madre di due figli senza un lavoro stabile che riesce ad andare avanti grazie all’aiuto della madre (Stefania Sandrelli). Poi c’è Maria (Serena Rossi), una ragazza timida, tutta “casa e Chiesa” appassionata di musica e di Albano e Romina, vittima di un marito violento che (fortunatamente) vede di rado. Infine ci sono Chicca (Ilenia Pastorelli) e Caterina (Silvia D’Amico), due sorelle orfane totalmente diverse tra loro che sognano un futuro migliore.
“Siamo donne, chi potrà mai sospettare di noi?”.
Da questa idea, come se le donne non fossero in grado di svolgere un “lavoro da uomini”, tra bigodini e prove di canto, le bad girls decidono di mettere in piedi un piano infallibile (o quasi). Anna, Maria, Chicca e Caterina si convincono a vicenda di travestirsi da uomini e rapinare la banca del Paese. Un primo atto di quello che poi si trasformerà in una serie di vicende che porteranno le “brave ragazze” a fare una serie di azioni spericolate. Sulle tracce delle amiche c’è il commissario Morandi (Luca Argentero), vicino di casa della mamma di Anna, che proverà in tutti i modi ad acciuffare la banda di spregiudicati.
In Brave ragazze veniamo letteralmente catapultati nei ruggenti anni ’80: le musiche, i look, la fotografia, tutto ci riporta a quel decennio che oggi viene ricordato come quello dell’edonismo sociale e politico. Tuttavia, quello che apprezzo di più è l’intento femminista della pellicola che propone modelli femminili forti e competenti, che non hanno bisogno di una spalla maschile per emergere. Questo anche grazie ad un cast notevole, pensato ad hoc per la riuscita finale, al servizio di un film corale perfettamente bilanciato, in cui tutti i personaggi riescono a godere a pieno di un proprio spazio senza che alcuni finiscano ad appannaggio di altri.
Sono felice che Brave ragazze arrivi al cinema, perché in realtà questa è un’idea che nasce moltissimi anni fa. Il tutto è cominciato con un ritaglio di giornale, si trattava di un’intervista a una di queste rapinatrici che era uscita di galera e raccontava la sua esperienza dopo il periodo di detenzione. E durante l’intervista, sono usciti una serie di aneddoti fantastici, perfetti per un film.
Il fatto poi che, queste donne, si siano travestite da uomini perché altrimenti nessuno avrebbe mai creduto che potessero essere in grado di fare un gesto simile mi ha toccata molto, rincorre i temi che a me stanno a cuore. Ovviamente queste rapinatrici hanno fatto delle cose sbagliatissime, a cui noi abbiamo aggiunto la parte con la violenza domestica del personaggio di Serena Rossi.
In ogni caso è una storia su cui abbiamo ricominciato a mettere mano più di due anni fa ed è un caso che arrivi adesso su questa nuova onda al femminile.
Michela Andreozzi
Brave ragazze è un film intelligente ed ironico
Michela Andreozzi, nella sua opera seconda, ci offre una commedia sulle truffe decisamente divertente, con un gran senso per il ritmo, capace di far riflettere sui temi ancora bollenti della condizione della donna, della violenza domestica e del precariato.
La regista ha avuto l’abilità di raccontare non solo la storia de “le Amazzoni della Vaucluse” – come erano state soprannominate le reali rapinatrici – ma quella di addentrarsi in una realtà delicata, dipingendo un quadro realistico di quello che era, ed è, il ruolo della donna in una società che la vede solo ed esclusivamente nelle vesti di madre e moglie. Ed è proprio il colpo in banca a rappresentare lo strumento necessario per l’emancipazione femminile, il mezzo di riscatto verso una uguaglianza di genere.
Leggi anche
- Diamanti di Özpetek è un manifesto d’amore per il cinema e le donne - Dicembre 13, 2024
- Premio David Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars | I sei vincitori della seconda edizione - Dicembre 13, 2024
- The Bad Guy 2, il meraviglioso e dissacrante crime comedy italiano - Dicembre 4, 2024
1 commento su “Brave ragazze, una storia vera al femminile prestata al grande schermo”
I commenti sono chiusi.