Da Avengers a The Boys, ovvero La Banalità del Male

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Se c’è un fenomeno che ha sconvolto l’estate televisiva è stato sicuramente The Boys (qui la nostra recensione), la serie prodotta da Amazon Prime Video e tratta dall’omonima serie a fumetti di Garth Ennis, noto ai più per il suo lavoro in Marvel su The Punisher. Eppure, se già il fumetto è stato in parte rivoluzionario, la serie ha avuto un impatto incredibile, anche grazie al periodo in cui ha visto la luce. Ma andiamo con ordine.

Da Avengers a The Boys, ovvero La Banalità del Male 1

The Boys vede un mondo in cui i supereroi sono all’ordine del giorno, sponsorizzato da una multinazionale che li ha resi beniamini di tutti. In cima troviamo i Sette, la squadra di eroi più forti della Terra, ricalcata in una forma parodistica e dissacrante della Justice League del mondo DC Comics. Parodistica e dissacrante sono le due caratteristiche principali di questa serie, in cui gli eroi difficilmente sono ciò che sembrano, spesso semplicemente oggetti in mano al mondo aziendale della Vought, figli bastardi di un grande inganno.

Eppure ciò che lascia stupefatti è il punto di vista con cui vengono mostrati questi eroi: il punto di vista delle persone comuni, degli uomini della strada, spesso vittime ignare di nuove “divinità” pronte a fare il bello e il cattivo tempo, fuori da ogni regole e giurisdizione. Il male in The Boys prende forma attraverso questi eroi che eroi non sono.

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Un punto di vista estremo, che arriva pochi mesi dopo il grande successo di Avengers Endgame e la consacrazione del mondo dei supereroi classici: positivi, invincibili, in grado di risolvere ogni problema, a costo di tornare indietro nel tempo e di sacrificarsi per il mondo intero. Ma se Endgame ci ha portato il trionfo del bene, un’idea simile a quella di The Boys, ma non così estrema, era già stata presentata sia nei fumetti che nell’universo cinematografico Marvel.

Civil War, il fumetto, nasce proprio per regolamentare un mondo fatto di eroi che imperversano senza regole per New York, ma già nei decenni precedenti gli X-Men sono stati vessati proprio perché considerati pericolosi e fuori controllo: avere un figlio mutante significava avere in casa potenzialmente un’arma di distruzione di massa. Le varie scorribande di Hulk e i molti scontri cittadini non hanno di certo aiutato a migliorare la posizione degli eroi agli occhi di chi aveva appena visto distruggersi la nuova auto, ancora da pagare, in uno di questi tremendi scontri.

Il mondo cinematografico non ne è di certo rimasto immune: durante Avengers Age of Ultron Hulk finisce per perdere tragicamente il controllo a causa della strega Scarlet, mentre Tony Stark dona vita a Ultron, a un passo dal distruggere l’umanità. Così in Captain America Civil War si arriva alla difficile decisione di porre i Vendicatori sotto il controllo governativo, scatenando il conflitto interno.

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Eppure The Boys arriva oltre: non mostra eroi contro eroi, non mostra governi contro eroi, mostra uomini e donne comuni pronti a combattere contro un sistema privo di responsabilità. E lo fanno senza diventare loro stessi eroi, ma macchiandosi di violenza, crimini, omicidi. Non c’è spazio per la pietà, non c’è spazio per un vero e proprio lieto fine. Ed è questo che rende la serie così affascinante: mostra il mondo dietro i riflettori, quella banalità del male che rende Superman uno stereotipo e Patriota, la sua trasposizione psicopatica e priva di scrupoli in The Boys, uno specchio di una umanità che ha guardato fin troppo a fondo nell’abisso, citando Nietzsche.

Sacro e profano si fondono, in un contrasto totale con l’idea di eroi che ha dominato fin’ora, che ha portato questi personaggi in una nuova epoca d’oro nell’immaginario popolare.

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E così, nell’oscurità di violenza di The Boys, non c’è spazio per la luce. O forse sì? In una prima stagione a dir poco eccezionale, l’idea è che ci sia ancora spazio per gli eroi: eroi non convenzionali, tutt’altro che gli uomini senza macchia e senza paura, quanto piuttosto eroi fatti di debolezze, di difetti, di fragilità, ma col desiderio, fino in fondo, di fare la cosa giusta. Perché in fondo è proprio questo che ci rende eroi.

Trailer della serie

Andrea Prosperi
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