Dopo I bastardi di Pizzofalcone, Le indagini di Lolita Lobosco e Blanca, anche la trilogia di Gianrico Carofiglio, Il Maresciallo Fenoglio, edita da Einaudi, diventa una serie tv. Prodotta da Rai Fiction e Clemart con il contributo di Apulia Film Commission, Il metodo Fenoglio andrà in onda da stasera, lunedì 27 novembre, in 4 prime serate su Rai 1.
Il metodo Fenoglio propone il racconto epico di come negli anni ’90 la criminalità barese si sia trasformata in una vera e propria mafia negli stessi anni in cui in Sicilia si consumava l’attacco di Cosa Nostra al cuore dello Stato con i massacri di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e delle rispettive scorte. Una realtà che Gianrico Carofiglio conosce molto bene data la sua esperienza pluridecennale da magistrato specializzato in indagini sulla criminalità organizzata.
Carofiglio – che cura anche la sceneggiatura insieme a Doriana Leondeff, Antonio Leotti e Oliviero del Papa – si è detto fiducioso che la serie replichi lo spirito dei personaggi e delle storie tramite un senso di credibilità che non è sempre facile da trovare mentre Alessandro Casale – regista che ha preso il posto del compianto Alessandro D’Alatri nella conduzione delle migliori serie di Rai Fiction – dirige un cast stellare capitanato da Alessio Boni, nei panni del maresciallo piemontese Pietro Fenoglio. È stata un’occasione eccezionale per raccontare una storia d’epoca, un pezzo della Storia d’Italia.
La trama de Il metodo Fenoglio
La vicenda è ambientata nel 1991, a Bari. L’atmosfera che si respira è tesa: nei giorni successivi all’incendio doloso del Teatro Petruzzelli, cuore pulsante della città, la tensione è alle stelle: agguati, uccisioni e casi di lupara bianca creano un clima di terrore che rende impossibile la vita in città.
Il maresciallo Fenoglio è la punta di diamante del Nucleo Operativo dei Carabinieri al quale apporta un acuto istinto investigativo e un profondo rispetto per la legge e la verità. Durante le sue indagini, Fenoglio ha iniziato a sospettare che la criminalità locale non sia più composta solo da un manipolo di bande rivali, ma che sia nata una vera e propria mafia barese. Il suo metodo anticonvenzionale non trova ancora riscontri pratici e la sua capacità di calarsi nei panni degli altri, criminali compresi, lo porta a scontrarsi spesso con i suoi superiori.
Ma Fenoglio non si arrende, vuole vederci chiaro e per trovare una spiegazione a questa spirale di violenza senza precedenti decide di collaborare con l’appuntato Pellecchia, i cui modi spicci si scontrano con l’atteggiamento legalitario del suo superiore, e con la scontrosa e carismatica PM Gemma D’Angelo. Le indagini sembrano essere ad un punto morto finché non emerge un fatto inatteso e sconvolgente: il figlio di Nicola Grimaldi, il boss più potente e spietato del territorio, è stato sequestrato. Fenoglio scopre che il boss ha pagato un riscatto per avere indietro suo figlio, ma il bambino non è mai tornato a casa.
I sospetti si concentrano su Vito Lopez, ex braccio destro del boss Grimaldi: l’amicizia che li ha legati per anni è infatti entrata in crisi ed è sfociata in una lotta fratricida e mortale. Sarà davvero Lopez l’artefice della faida oppure si tratta soltanto dell’ennesimo capro espiatorio?
Un carabiniere anomalo: chi è il maresciallo Pietro Fenoglio
Il metodo Fenoglio propone una narrazione che conduce in una “zona grigia” dove diventa difficile, se non impossibile, distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Trasporre per immagini in una serie televisiva l’opera di Gianrico Carofiglio è stato un grande privilegio e allo stesso tempo una sfida elettrizzante, ha dichiarato il regista Alessandro Casale.
Fenoglio è infatti un carabiniere anomalo, particolare, che affronta tutto con curiosità e ha un pensiero laterale che gli permette di vedere cose che gli altri non vedono. Per capire i suoi tratti salienti il contributo dell’Arma è stato fondamentale.
C’è un vero e proprio metodo Fenoglio: amante della musica classica, della lirica e della poesia, non ama invece le armi e non ama arrestare le persone, anche se si tratta di una parte inevitabile del suo lavoro. Questo fa di lui una mosca bianca e suscita un’istintiva diffidenza tra i suoi colleghi. Ne è consapevole e non fa nessuno sforzo per attenuarla. Carabiniere quasi per caso, è figlio di un appuntato e mai avrebbe pensato di seguire le orme paterne. Vuole conoscere l’essere umano ed è convinto che per combattere la mafia sia necessario essere empatici con essa.
A quei tempi c’era un morto al giorno. Dopo La Meglio Gioventù mi hanno proposto vari ruoli di investigatori ma li ho rifiutati perché mancava la veridicità, che invece ho trovato in questa storia – ha commentato Alessio Boni.
Il cast de Il metodo Fenoglio
Conosciamo meglio da vicino i personaggi de Il metodo Fenoglio.
Paolo Sassanelli è Antonio Pellecchia, appuntato dei Carabinieri, Sbirro vecchia maniera, manesco, poco incline alle distinzioni sottili, considera le garanzie processuali una perdita di tempo. È però dotato della capacità di vedere il mondo dal punto di vista dei criminali e ha una fitta rete di confidenti che gli consente di avere notizie e informazioni aggiornate.
Giulia Vecchio è Gemma D’Angelo. Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari, appartiene alla schiera di magistrati che il Presidente Cossiga definì “giudici ragazzini”. Ha trascorso i primi anni di servizio in una procura di frontiera in Calabria. È indipendente, coraggiosa, ha imparato a convivere con la paura, l’orrore, l’inquietudine e per questo risulta fredda, distaccata.
Michele Venitucci è Vito Lopez. Criminale per scelta, Vito proviene da una famiglia della piccola borghesia estranea agli ambienti malavitosi. Fin da ragazzino mostra insofferenza per le regole che la sua famiglia osserva e manifesta una propensione fuori dal comune alla violenza, oltre a straordinarie capacità di ragionamento, strategia e controllo sui propri impulsi. Durante la detenzione per una rapina a mano armata, si fa rispettare e si guadagna un rapido prestigio criminale che attira le attenzioni di Grimaldi, che individua in quel ragazzo poco più che ventenne l’uomo giusto per affiancarlo nella guerra carceraria contro lo strapotere dei camorristi napoletani.
Marcello Prayer è Nicola Grimaldi. Boss di una vasta organizzazione criminale, temuto e rispettato, governa tutti i traffici, illeciti o apparentemente leciti, delle zone a nord di Bari.
Donna brillante ed estroversa, dotata di senso dell’umorismo e capace di stanare Fenoglio, di farlo sorridere anche nei momenti difficili, Serena è empatica, indipendente ed ha con il suo compagno un rapporto moderno, basato sul rispetto, sulla libertà e sul dialogo – ha aggiunto Giulia Bevilacqua – Spero che i giovani seguano questa serie e ricordino cosa è stato fatto per noi.
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