Esattamente trent’anni fa il Muro di Berlino veniva demolito. Un evento sismico che cambiò la storia, suscitando grandi speranze per milioni di persone e ispirando i grandi maestri del cinema e della musica
Folle esultanti presero d’assalto il Muro di Berlino – il blocco concreto che divise Oriente e Occidente – pochi minuti dopo che la Repubblica democratica tedesca comunista (RDT) annunciò che le restrizioni di viaggio sarebbero state revocate per i cittadini dell’Est.
La propaganda e la paura venivano sostituite da un senso di libertà e unità. Quella barriera fisica che simboleggiava le divisioni politiche dell’epoca veniva demolita, generando solidarietà tra la Germania orientale e quella occidentale. Trent’anni fa crollava anche un’idea di un mondo chiuso e diviso, un’idea che ancora oggi è presente e che andrebbe abbattuta esattamente come quel 9 novembre 1989.
Si costruiscono le case, i palazzi, le città, le dimensioni parallele, i mezzi di locomozione che ci hanno portato a sbarcare sulla luna, ma si costruiscono anche le reti sociali, le amicizie, gli amori. Un verbo che racchiude in sé – dunque – il ricorso a delle abilità, sia concrete e manuali, che emotive.
“Costruiamo troppi muri e pochi ponti”
Isaac Newton
E questa sembra essere la metafora perfetta dei giorni nostri. All’immagine fisica del “muro” abbiamo associato quello di Berlino, che spaccava in due una città e un continente intero. Divideva concittadini in persone di Serie A e B. Frammentava le famiglie solo perché relegate in due quartieri diversi di una stessa metropoli. Quel muro nel 1989 è stato abbattuto, solo per alzarne un secondo, in Messico, per impedire agli appartenenti allo stesso continente – l’America – di circolare liberamente nella zona nord, evidentemente di prima qualità rispetto alla parte sud.
Se ci rifacciamo alle uniche “costruzioni” che davvero valgono la pena – cioè i mattoncini della Lego – La sezione city di Lego Kids, insegna a noi adulti, responsabili di trasmetterlo ai bambini che in cuor loro già lo sanno, che i muri di confine di nazionalità, colore, religione o estrazione sociale fanno più male a chi li erge, fuori e dentro di sé. Che includere è meglio di escludere. Che a furia di tagliare fuori gli altri, si rimane tagliati fuori dal mondo. Che ai muri di isolamento preferiamo i ponti di collegamento. E che i colori sono belli nella loro molteplicità e nelle loro sfumature. Che il giallo e il blu se mischiati danno il verde. Che ad una torre tutta rossa preferisco di gran lunga una torre rosse con le finestre gialle e le porte blu. E che le inferriate alle finestre non servono.
Da una piccola struttura di sacchi di sabbia e filo spinato a un monolito di cemento permanente con torri di guardia e soldati di pattuglia, il Muro di Berlino divenne uno dei simboli politici più importanti del ventesimo secolo. La costruzione che iniziò il 13 agosto 1961, diede un forte volto architettonico alla Guerra Fredda, perché rappresentava chiaramente la cortina di ferro tra i due mondi in conflitto, generando una serie di film di spionaggio situati sulla faglia dell’intrigo est-ovest, ma anche drammi e commedie. Maestri di Hollywood, come Spielberg, furono tra i primi a girare favole politiche in e su questa città divisa.
La redazione di Shockwave Magazine ha messo in piedi una lista di film che parlano del Muro di Berlino:
Il cielo sopra Berlino, Wim Wenders
Il cielo sopra Berlino è un film del 1987, due anni prima della caduta del muro. La pellicola è un atto d’amore nei confronti della capitale. È il 1987 quando Il cielo sopra Berlino travolge il Festival di Cannes portandosi a casa il premio per la migliore regia. Il fascino che la città e i suoi abitanti esercitano su due angeli, Damiel e Cassiel, è poeticamente descritto da tanti silenzi e da una fotografia in bianco e nero che farà scuola. In occasione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino, Wenders ha restaurato la pellicola facendola riuscire al cinema per qualche giorno.
Il tunnel della libertà, Enzo Monteleone
Il tunnel della libertà è una miniserie televisiva del 2004, tratta dall’omonimo romanzo di Ellen Sesta. Ci troviamo a Berlino nel 1961. Mimmo e Gigi, interpretati rispettivamente da Kim Rossi Stuart e Paolo Briguglia, sono due studenti italiani di ingegneria che decidono di aiutare una trentina di tedeschi a fuggire dalla Germania dell’Est a quella dell’Ovest. Per far ciò mettono tutto il loro impegno e rischiano la vita costruendo un tunnel sotterraneo scavato sotto il Muro con attrezzi rudimentali. Il tunnel è stato realmente scavato dal marito di Ellen Sesta ed è passato alla storia con il nome “Tunnel 29”. La miniserie, composta da due parti, è una delucidazione sulla disumanità che ha rappresentato la divisione delle due Germanie durante la Guerra Fredda. Per una stupida lotta politica sono state separate intere famiglie, fratelli e sorelle, mariti e mogli, madri e figlie. Le guardie avevano l’ordine di sparare a chiunque tentasse di scavalcarlo, sottraendo alle persone il sogno di rivedere i propri cari che si trovavano dall’altra parte del Muro.
Good bye Lenin!, Wolfgang Becker
In Good bye Lenin!, film cult tedesco del 2003, assistiamo ad un parabola inversa rispetto alla maggior parte dei film dedicati a questo argomento: vivere per anni nella stessa situazione di “divisione” ci porta, a volte, ad avere nostalgia di quello che ci dà sicurezza ingabbiandoci contro la difficile gestione della libertà e del cambiamento.
Divertente, intelligente, ironico.
Il ponte delle spie, Steven Spielberg
Il ponte delle spie è un film del 2015, un classico thriller di spionaggio ambientato durante la Guerra Fredda. Ben diretto, il film va alla riscoperta di un meraviglioso eroe normale, James Donovan, interpretato da Tom Hanks. Avvocato idealista, nel 1962 Donovan negoziò per la Cia il primo scambio di prigionieri sul ponte di Glienicke in Germania, fra Usa e Urss.
Nella Berlino fredda e austera, in cui si erge il Muro e un clima di sgomento, Donovan, chiuso nel suo cappotto e nella sua solidità morale, cercherà di ottenere il massimo. Non per la Cia, ma per il suo senso di giustizia, contro i forcaioli e in nome dei diritti civili.
Le vite degli altri, Florian Henckel von Donnersmarck
Girato e prodotto in Germania, Le vite degli altri, che ha vinto il premio Oscar al miglior film straniero, è un thriller, una storia di spionaggio ma non di azione e inseguimenti, ma è una costruzione magnifica su pensieri nascosti e segreti desideri sul filo di una tensione silenziosa.
È ambientata nella Berlino Est del 1984, controllata dalle spie della Stasi, rendevano impossibile la vita ai dissidenti e agli artisti. Ulrich Mühe interpreta un funzionario della Stasi che spia la vita di una coppia, registra ogni suo passo, fino a diventarne complice.
Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino, Uli Edel
Heroes di Bowie è la colonna portante della colonna sonora di un film, tratto dal libro ispirato alla storia vera di Christiane Vera Felscherinow, è ambientato tra il 1975 e il 1977, Christiane F. -Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino. Le atmosfere ci riportano nell’alienazione dei quartieri periferici e decadenti della città tedesca. La droga è la protagonista insieme al senso di abbandono di una generazione nata tra le macerie di un paese diviso e messo in ginocchio dalla guerra. Bowie risulta essere uno dei far capaci di tirar fuori la protagonista da un vortice di autodistruzione personale e sociale che assomiglia a quello della società tedesca. Un passo alla volta il baratro si avvicina per poi allontanarsi, posiamo essere eroi anche se ciò non implica gesti eclatanti se non quello di provare a star bene giorno dopo giorno.
Atomica Bionda, David Leitch
Atomica bionda è un thriller del 2017 ambientato alla vigilia della caduta del muro di Berlino. Nella pellicola Charlize Theron interpreta un’agente dell’MI6 che nella settimana che portò la caduta del muro, viene incaricata di recarsi a Berlino per recuperare una lista con i nomi di tutti gli agenti segreti presenti in città. L’ultimo atto della Guerra Fredda, con una straordinaria colonna sonora, diventa la cornice per un’avventura concitata ad alta tensione.
Il silenzio dopo lo sparo, Volker Schlöndorff
La Guerra Fredda e il clima infuocato degli “anni di piombo” si intrecciano perfettamente in Il silenzio dopo lo sparo, film del 2000. La storia melodrammatica è quella di una terrorista della RAF che dopo aver commesso un omicidio trova rifugio nella Germania Est, con la complicità della Stasi, e qui si ricostruisce una nuova esistenza. Una volta abbattuta Repubblica Democratica Tedesca, le circostanze faranno riemergere il suo cruento passato.
Quel 9 novembre di 30 anni fa, l’intero ordine geopolitico mondiale fu ripristinato. Quella notte si respirava aria di libertà, migliaia di persone riuscirono ad abbracciarsi dopo ventotto anni. C’era un unico sentimento di unità, la stessa unità che si genera tra le persone durante i concerti. E proprio la musica non fu esente dall’essere testimone di uno degli eventi che spalancarono le porte ad una nuova Era. Da Lucio Dalla agli Scorpions, molti artisti regalarono note e parole indimenticabili che ricordano il pre e il post caduta del Muro di Berlino.
Per voi le canzoni che parlano del Muro di Berlino:
Futura, Lucio Dalla
Berlino, anni Settanta. Con i suoi inconfondibili occhiali, Lucio Dalla è lì per una serie di concerti, al termine di uno dei quali si fa portare al Check Point Charlie. Qui, di fronte al posto di blocco fatto costruire nel 1961 per controllare gli spostamenti tra la parte sovietica e quella americana, siede su una panchina e mormora: “Chissà”. Un appunto su un taccuino ed ecco un nuovo verso: “Chissà, chissà, domani, su che cosa metteremo le mani”. Ne nascerà uno dei suoi capolavori: Futura.
Enter Sandman, Metallica
Non ha del tutto a che fare con la caduta del muro di Berlino, ma quel Monster of Rock del ’91 a Mosca si può definire come il secondo “duro colpo” a quella che era, fino a quel momento, era ancora l’Unione Sovietica. Ed Enter Sandman fu la canzone con cui i Metallica cominciarono quel concerto nel 1991, in cui anche i militari, si tolsero la divisa in segno di protesta.
Wind of Change, Scorpions
Senza dubbio possiamo definire Wind of Change come un inno.
Un inno scritto da una band tedesca (anche se il pezzo uscì due anni dopo la caduta), un inno che in Germania rappresenta ancora oggi i sentimenti di tutte quelle persone che hanno toccato con mano quel momento storico.
A Great Day for Freedom, Pink Floyd
E’ un altro inno che ricorda la caduta del muro. Il brano, infatti, nonostante abbia un’atmosfera cupa e malinconica, è nato proprio per celebrare questo straordinario evento. A Great day for freedom viene utilizzata non solo per ricordare il 9 novembre 1989, ma anche contro ogni guerra o divisone.
Nikita, Elton Jhon
Nikita è un brano del 1985, anno in cui Gorbačëv era appena stato eletto Segretario Generale del PCUS, dando inizio al processo di disgelo. Elton Jhon, come si vede dal video del brano, si innamora della giovane guardia sovietica Nikita, ma viene più volte respinto alla frontiera. Angosciato da questa situazione, non fa altro che immaginare come sarebbe il suo futuro in un mondo senza ostilità e con la donna amata.
Heroes, David Bowie
I locali di Berlino ovest erano gli unici in tutta la Germania ad avere il permesso speciale di non avere orari di chiusura. La vita notturna e culturale della città, di quel pezzo di città i sviluppò in maniera fiorente anche per questo. Vennero a Vivere a Berlino artisti in cerca della loro identità, di ispirazione, persone che si rendevano conto di quale fosse l’ombelico del mondo in quel periodo, perlomeno per la vivacità culturale. David Bowie e Iggy Pop erano solo due dei nomi che popolavano la città, gli studi di registrazione e i bar di Berlino in quegli anni. Fu così che venne fuori Heroes, vero e proprio inno immortale dedicato alla caduta del muro. Gran parte delle atmosfere del pezzo si devono anche all’intervento di Brian Eno, Iggy Pop e, limitatamente ad alcuni inserti, Robert Fripp, chitarrista dei King Crimson.Il brano si inserisce inoltre nella cosiddetta “trilogia berlinese” di Bowie, che comprende anche “Low” e “Lodger“. Bowie Girava spesso in bicicletta senza essere riconosciuto, cosa che lo faceva sentire a suo agio. La mattina, a colazione, e la sera, quando aveva voglia di whisky, il cantante andava con Iggy Pop in quel locale che oggi è chiamato “Neues Ufer” e all’epoca era chiamato “Anderes Ufer”, l’altra sponda, riferimento neanche troppo velato al fatto che fosse un noto punto di incontro per gay e lesbiche. A Berlino David Bowie passò due anni, dal 1976 al 1978, ma la capitale tedesca gli rimase nel cuore per sempre. Possiamo essere eroi anche se solo per un giorno, possiamo continuare ad abbattere i muri, anche quelli odierni che sembrano invisibili ma più invalicabili di quello tedesco.
99 Luftballons, Nena
99 Luftballons, è un brano scritto da Carlo Karges. I palloncini possono liberarsi liberi nel cielo, superare anche il muro. Cosa ne penserebbero i comunisti, di quei 99 palloncini rossi? Li scambierebbero per bombardieri?
Another brick in the wall, Pink Floyd
Il desiderio di opporsi e sconfiggere chi detiene i “pieni poteri” è il concetto chiave del significato di Another brick in the wall, canzone scritta da Roger Waters. Alla base c’è il concetto di riuscire ad abbattere metaforicamente i muri interiori, quei muri collegabili alla vita berlinese prima del 9 novembre 1989.
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