La Favorita, film messo in piedi da Yorgos Lanthimos, è un’opera meravigliosamente cruda, dove gli intrighi di palazzo vengono raccontati pragmaticamente e ironicamente in maniera sottile ed efficace
Se l’obiettivo del regista era quello di accattivarsi il palcoscenico hollywoodiano, può dirsi assolutamente soddisfatto. Perché La Favorita è un film vendibile, divertente ed eloquente. Ogni inquadratura è in grado di enfatizzare ogni minimo dettaglio, dai dialoghi alla sfarzosa scenografia.
Non mi stupisce affatto che il lavoro di Lanthimos, insieme a Roma, il capolavoro di Alfonso Cuaron, si sia aggiudicato dall’Academy ben 10 nomination agli Oscar 2019 e abbia incoronato Olivia Colman come miglior interprete femminile, nonostante sia raro trovare la candidatura di una pellicola con sequenze anomale, tipo gare di anatre, feste di compleanno per coniglietti e una candidata attrice non protagonista che lancia libri in testa all’altra contendente alla statuetta. Eppure avrebbe meritato più riconoscimenti.
Nel corso degli anni, il cinema, soprattutto quello britannico, ci ha abituati a una serie notevole di rappresentazioni della vita di corte.
È un genere sempre in auge, che non stufa e che piace al pubblico costantemente interessato a sapere aneddoti – per lo più inventati dagli sceneggiatori – dei nobili collocati in tutte le epoche, dove il gossip e le altezzosità reali si vanno ad accavallare agli eventi raccontati dai libri di storia. Tra gli amanti di questo filone ci sono anche io, appassionata di storia e cinefila fino al midollo, dove le avventure di Marie Antoinette, del lussurioso Enrico VIII o del balbuziente Re Giorgio VI mi hanno accompagnata in questi anni.
La Favorita, l’ultima confezione del regista Yorgos Lanthimos, è senza ombra di dubbio uno dei film d’epoca più ben orchestrati che abbia mai visto – e pensare che è il primo realizzato dal regista greco. Una eccentrica e superba farsa grottesca ambientata nell’Inghilterra dei primi anni del XVIII secolo, che incentra la trama sulle cospirazioni di palazzo nella corte della Regina Anna Stuart, che regnò dal 1702 al 1714.
All’epoca Anna, governava il Paese proprio quando gli Acts of Union furono ufficialmente firmati dal Parlamento, in cui l’Inghilterra e la Scozia furono unite, dando vita alla Gran Bretagna. Nel suo curriculum da sovrana spiccano anche la Guerra di Successione Spagnola e una guerra con la Francia nel Nord America per il controllo del continente, in quella che sarebbe diventata nota come la Guerra della Regina Anna.
Tutti questi eventi storico-politici appaiono solo vagamente sullo sfondo de La Favorita.
Perché è bene sapere che La Favorita non è un film sulla storia, o almeno non lo è come ci si possa aspettare che sia, ma è una pellicola che coglie alcune figure oscure della storia e le usa per inscenare una diabolica commedia di lotte di potere. Nel lavoro scrupoloso e inappuntabile di Lanthimos, in cui tutto – lusinghe, amicizie, feste, compagnie, sesso – è solo una parte di un gigantesco gioco di scacchi per vedere chi terrà la fedeltà della donna che governa un impero.
Il risultato è opulento e massicciamente divertente. Un film sulle donne decisamente ilare, in cui le sequenze riprodotte organicamente, con quel prezioso umor noir, dal trio spettacolare – Olivia Colman, Rachel Weisz ed Emma Stone, una più brava dell’altra che danno giustizia ad una sceneggiatura impeccabile – si trasformano in alcuni dei migliori spettacoli comedy dell’anno.
La Favorita inietta un po’ di colore nella monotona vita nobiliare british del Settecento. Le persone parlano ancora in lingua forbita, almeno a corte. Le tre donne centrali, tuttavia, vestono tutte di bianco e nero e la loro dubbia morale ed etica si presenta in ogni sfumatura di grigio.
La Regina Anna (Colman) sta vivendo i suoi anni calanti, ormai è una donna depressa con atteggiamenti maniacali e nevrotici, devastata dalla vita in generale e dal suo inutile gruppo di consiglieri che la circonda. Il suo unico conforto e spirito d’iniziativa sono i suoi 17 conigli da compagnia (uno per ciascuno dei suoi figli morti) e Lady Sarah Churchill (Weisz) – compagna e adulatrice, amica più vicina, ma anche la sua più saggia confidente.
Con un’abilità senza precedenti, Lady Sarah ha governato il Regno per anni, manipolando i suoi giocatori principali – inclusa Anna – e vivendo una vita confortante e piena di agi. Poi un giorno, inaspettatamente, sua cugina Abigail (Stone) arriva a palazzo letteralmente coperta di letame dopo essere caduta dalla carrozza – un’entrata in scena bizzarra (senza precedenti, almeno che io ricordi) che cinematograficamente funziona in modo perfetto. L’astuta cugina di Sarah si sta facendo strada verso l’aristocrazia, dopo che il suo ramo della famiglia è caduto in disgrazia, a causa del gioco d’azzardo del padre, e dopo un matrimonio infelice e di sottomissione alle spalle.
Abigail è certamente il personaggio che nel corso delle sequenze si trasforma maggiormente. Le viene assegnato il lavoro di sguattera, ma la sua furbizia e la sua sete di potere la fanno da padrona così da vedere un’opportunità anche nel matrimonio con il Barone Masham (Joe Alwyn), un gentiluomo del tribunale che lei inizia a corteggiare con garbo.
Abigail è decisa a portare a termine i suoi subdoli piani, così il suo fascino incanta prima Sarah e poi Anna, creando un pericoloso triangolo, generando una partita con soli vinti e senza vincitori, dove lo spettatore, in due ore di proiezione, si trova a tifare prima per l’una e poi per l’altra, senza mai provare quell’affettività che ci si auspica da una pellicola.
In sostanza, il film è un duello di pugnalate alle spalle che si gioca tra le due infide ed elegantissime cugine. Il premio in palio? Ovviamente essere la prediletta, anzi, la favorita della stanca Regina.
La Favorita si presenta come un intrigo superiore e ben radicato, dove dietro ad ogni azione delle donne c’è sempre una specifica ragione da captare.
E’ una tragedia comica di alti livelli, un dramma in costume barocco scritto magnificamente e con gelida eloquenza da Deborah Davis e Tony McNamara, e diretto da Lanthimos con minuziosità sontuosa, dove le luci naturali e la maestosità dei costumi sono perfettamente incastrate tra loro, creando un vero e proprio diamante grezzo del cinema contemporaneo. E’ un film assolutamente ben gestito, dove la nostra società appare un luogo spietatamente oscuro, dove saremmo tutti assetati di potere non appena questo ci si presenti davanti. La Favorita si rivela in tutta la sua disumana eleganza, rendendo il Settecento formidabilmente in sintonia con i tempi moderni.
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