“La scelta di Sophie”: i rapporti interpersonali nella visuale di un’altra epoca

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Nel 1976 lo scrittore statunitense William Styron pubblica il romanzo La scelta di Sophie. Sei anni dopo ne viene tratto l’omonimo film del regista Alan Pakula, che vede tra i protagonisti l’iconica Meryl Streep

La storia narrata ne La scelta di Sophie è quella di un’amicizia fra tre persone: Stingo, Sophie e Nathan. Gli ultimi due hanno una relazione. Ma ciò che è di grande importanza è il contesto in cui tutto questo è immerso: il periodo dell’immediato dopoguerra.
Ci troviamo negli Stati Uniti del 1947; la seconda guerra mondiale, culla dell’olocausto, è terminata da due anni e si sta per entrare nella tensione tipica della guerra fredda.

A stemperare quest’atmosfera di malessere generale è l’atteggiamento speranzoso del giovane Stingo (Peter MacNicol), voce narrante all’interno del film. Da subito introduce sé stesso come aspirante scrittore e spiega di star cercando casa a Brooklyn, distretto di New York. Perseguito quest’ultimo obiettivo, una delle prime scene che gli si prospetta davanti durante il primo giorno nella sua nuova casa non è idilliaco: assiste in piena notte ad un litigio tra i due inquilini del piano superiore, Nathan Landau (Kevin Kline) e la moglie Sophie (Meryl Streep). Lui inveisce contro lei con epiteti asprissimi, mentre l’atteggiamento di quest’ultima sembra passivo ed arrendevole.

Abbiamo la conferma di questo aspetto nel momento in cui lei si scusa con Stingo e cerca di giustificare il suo compagno, affermando che in realtà non sia così come lo ha appena visto; questo è solo il primo sprazzo, all’interno del film, di una mentalità antifemminista ingenuamente abbracciata anche dalle donne, in un periodo retrogrado come quello postbellico.

L’amicizia tra Stingo, Sophie e Nathan 

Il mattino successivo Nathan e Sophie vanno a scusarsi con Stingo per quanto accaduto la sera precedente e lo invitano ad un picnic sulla spiaggia. L’atmosfera è così gioiosa che il diverbio del giorno prima sembra quasi non essere mai accaduto e Nathan è estremamente dolce nei confronti della sua compagna. In questa occasione, Stingo viene a conoscenza delle vite dei suoi nuovi vicini: Sophie è polacca, di religione cristiana, mentre Nathan è ebreo e conserva ancora dentro di sé una vocazione antinazista ai limiti dell’ossessivo. Inoltre, lui dice di essere laureato e di lavorare come biologo per la Pfizer, prestigiosa azienda farmaceutica.
Questo evento preannuncia quella che diventerà la grande amicizia tra i tre personaggi; un rapporto in cui Stingo entra in un mondo a lui sconosciuto e la sua presenza diventa parte integrante della vita di Sophie e Nathan.

L’attenzione della narrazione de La scelta di Sophie è rivolta in particolar modo a Sophie e Stingo, in quanto la loro intimità sarà tale da far arrivare Sophie a raccontare il suo passato tormentato al suo amico. Ha trascorso del tempo ad Auschwitz e, nonostante tutto ciò, sente di non aver patito abbastanza al posto dei suoi cari. Suo padre, ricordato da lei con affetto, era in realtà un individuo vile simpatizzante del nazismo. Questa è la radice del senso di colpa ramificato in lei, che aiutò il padre nella stesura dei suoi scritti antisemiti ed in seguito lavorò come segretaria di Rudolf Höß, membro delle SS, al fine di salvare il figlio, dopo aver già abbandonato un’altra figlia alla morte nelle camere a gas.              

Un matrimonio disfunzionale: Sophie e Nathan

Le scene concentrate su Sophie e Stingo sono intervallate da scatti d’ira di Nathan, verbalmente violento e dispotico, che si approfitta spesso della sottomissione di Sophie. Lei, a sua volta, è troppo timorosa per sottrarsi ad un rapporto così deteriorato e condizionato dalla mentalità antifemminista di allora.  È una donna che non ha mai avuto nulla dalla vita e persino una relazione tossica come quella con Nathan rappresenta una flebile illusione di stabilità a cui aggrapparsi.  
A Nathan basta ripresentarsi da lei poche ore dopo le ricorrenti scenate per farsi perdonare dalla fidanzata, puntualmente munito di scuse banali su come non fosse in sé nel momento della sfuriata e su come non sappia cosa gli sia preso. Sophie ha scelto inconsciamente un uomo che è la copia di suo padre e sente un continuo bisogno di giustificarlo per le sue invettive violente ed improvvise, molte delle quali avvengono proprio davanti a Stingo.

sophie

 L’incapacità di sfuggire al proprio passato

Verso il finale viene a chiarirsi una questione importante. Larry, fratello di Nathan, telefona Stingo e gli racconta la verità, costituita dal fatto che Nathan non è laureato e non lavora nemmeno come biologo; è affetto da schizofrenia, ha una dipendenza da cocaina e Sophie non sa nulla di tutto ciò. Questa rivelazione precede un momento cruciale in cui Sophie e Stingo fuggono insieme e Nathan telefona la sua compagna, minacciando di ucciderli entrambi e dimostrando – tramite uno sparo – che ha con sé una pistola.   

Stingo dichiara a Sophie i propri sentimenti e le propone di fuggire insieme a lui. Lei rifiuta quest’ultima richiesta, ma non si sottrae alla passione che avanza sempre di più; i due trascorrono la notte insieme. Il mattino seguente Stingo trova accanto a sé solo una lettera che gli ha lasciato Sophie: quest’ultima ribadisce l’importanza della loro amicizia, ma afferma che si sentirebbe troppo in colpa ad abbandonare Nathan. Con la conferma che Sophie è tornata a casa sua, Stingo si reca proprio lì per fare una scoperta agghiacciante: i coniugi Landau si sono suicidati insieme.            

Un epilogo che, per quanto tragico, si addice alla cornice narrativa del periodo in cui è ambientato il film. La scelta di Sophie è il dipinto di un’epoca in cui ci si fermava a sopravvivere, dove il benessere mentale era decisamente troppo sottovalutato e non interpretato come un reale problema da affrontare e risolvere.

Sophie è una donna estremamente sensibile che non riesce a liberarsi dal fardello asfissiante che è costituito dal suo passato e dai sensi di colpa per aver abbandonato sua figlia nei campi di concentramento. Nel matrimonio con Nathan crede di aver trovato qualcosa che non ha mai posseduto nella sua vita, ovvero la stabilità. Quest’ultima è solo apparente perché, come vediamo, Nathan è un uomo prevaricatore ed estremamente lunatico, soggetto a frequenti scatti d’ira e violenza. Sophie, però, proviene da una realtà così desolata che persino un matrimonio tossico come quello con Nathan le sembra qualcosa da non poter lasciar andare.

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