John Lennon, il mito e la morte

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Ho conosciuto John Lennon, un po’ come tutti, ascoltando le canzoni dei Beatles, frugando qua e la tra i cd e i vinili di mio padre. Ho ascoltato la musica di questi artisti inglesi. Ho letto i testi. Alcune volte, con il mio inglese decisamente incerto, ho cercato persino di tradurli, ma lo ammetto, con pochi risultati.

Dei Beatles ho sempre ammirato la loro storia. Una storia rudimentale; possiamo dire come quella di tanti altri. Un gruppo di ragazzi che si conosce così a caso“Dai vieni ti presento una amico che suona da dio”. E poi le prime esperienze, le prime esibizioni, segnate dalla voglia un po’ di giocare, un po’ di fare sul serio. Prima i Quarryman e poi, con una diversa formazione musicale, ecco che esce un nome un pò strano : “Beatles”, che per la cronaca ,in italiano, significa coleotteri.

I Beatles sono leggenda. Assieme ad un altro paio di nomi formano la classifica dei migliori artisti pop-rock del secolo scorso. Forse all’orecchio di un adolescente di oggi quelle melodie risultano consumate, passate sotto la rottamazione del tempo, degli anni e degli stili. Non è così. Volendo raccontare la vicenda da un angolatura storica, il gruppo britannico è spartiacque e capostipite. Spartiacque tra due età e capostipite di una nuova generazione, quella delle libertà, dell’utopia e della ricerca.

Sono bastati dieci anni per lasciare il segno. Dieci anni per dire la loro e poi lasciarsi. Ovviamente i segni sono tanti. I segni che i Beatles hanno lasciato sono musica, immagini, emozioni legate ad uno stile di vita.

Dopo la rottura, avvenuta nel 1970, ognuno prende la propria strada come se quell’esperienza così massiccia fosse stata un trampolino di lancio verso nuovi orizzonti ed in parte, non sicuramente del tutto, è stato così.

Tra quei quattro baronetti inglese, c’è da ammettere però, che John Lennon ha suscitato in me da sempre qualcosa di diverso. Quegli occhiali, indelebilmente il suo segno distintivo, li porto anche io oggi. Rigorosamente cromati e tondi.

Ed è così, che più degli altri tre, ho approfondito la storia di John e della sua carriera post-Beatles. A tutti consiglio “John Lennon. Mio Fratello” scritto in modo decisamente asciutto e diretto dalla penna della sorella Julia, un libro che una adolescente con poca voglia può consumare in un paio di giorni.

Scrivere la storia di John attraverso poche battute non avrebbe alcuno senso. Se vi facessi una sintesi , così in poche righe, sarebbe davvero svilente ed ho paura che non ne uscirebbe niente di buono. Per questo oltre al libro della sorella, vi consiglio un docu-film uscito qualche tempo fa dal titolo “Immagine, John Lennon”. Completamente realizzato grazie ad un montaggio di video inediti in cui possiamo curiosare nell’intimità di John Lennon, sbirciare in quei momenti famigliari, fatti di affetto ed estrosità. E come dimenticare quando, seduto al piano, fa uscire così, praticando quei tasti, quella melodia di poche note che tutti conosciamo: Immagine.

Di John Lennon abbiamo in mente alcune foto e i video delle sue proteste che possono risultare un po’ infantili. Ecco, lo vediamo in quella camera d’albero insieme a Yoko, distesi nudi, sotto un piumone bianco che scioperano per la pace nel modo. Subito alla mente ci arriva la melodia di “Give Peace a Chance” che suona come uno slogan per dare un’altra chance alla pace.

Ecco, immaginiamolo così come è stato, o almeno come c’è stato concesso di comprenderlo. Lui: mito, leggenda, musicista, artista e uomo politico, che si batte a modo suo per i diritti umani, l’amore e l’utopia.

John Lennon, una morte avvolta nel mistero

Il suo assassinio è avvenuto a New York l’8 dicembre del 1980. Un assassinio così paradossale e fulmineo da lasciare tutti a bocca asciutta, fermi ed increduli almeno per un istante. “John Lennon è stato ucciso” scrivono i giornali e nell’aria c’è l’incredulità per quel gesto d’offesa nei confronti di un uomo che non sembrava meritasi tanto. A tanti anni di distanza le motivazioni ufficiali sono quelle di un gesto efferato di un fanatico, che, premeditato l’atto, aspetta all’ingresso del Dakota Building State e alle ore 22.52 spara a Lennon mentre sta rientrando a casa, ponendo fine alla sua vita. Dopo il drammatico avvenimento alcuni fan dei Beatles si suicidarono, tanto che Yoko Ono decise di fare un appello pubblico chiedendo ai fan di non disperarsi per John.

Ma come accade in questi avvenimenti di portata le notizie ufficiali ad alcuni non bastano, ed ecco che spunta la teoria del complotto. Non so se crederci oppure no, ma lasciatemi che ve la riporti brevemente.

John Lennon, il mito e la morte 1

John Lennon viene ucciso dalla mano di Mark David Chapman con quattro colpi di pistola. Il mandante risulterebbe essere la CIA che non vede di buon occhio l’attivismo del musicista britannico e l’influenza che la sua attività aveva nei confronti dei fan.

Pochi giorni dopo la suo morte, precisamente il 14 Dicembre 1980, milioni di persone di tutto il mondo fermarono ogni attività per 10 minuti di silenzio in onore di John Lennon, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Trentamila si riunirono a Liverpool e circa 225.000 persone si recarono a Central Park. In questo lasso di tempo, ogni stazione radiofonica di New York sospese le trasmissioni.

Come ogni leggenda anche una buona storia di complotto ci può stare, rende il tutto assolutamente più interessante e fomenta il mito. Siamo abituati, almeno da qualche tempo, a non fermarci alla prima versione, quella ufficiale, e credo sia buona cosa. Anche nella storia di John queste osservazioni in più, decisamente scomode, ci aiutano ad osservare la profondità della storia contemporanea, fatta, senza che molti se lo aspettino, da una superficie che è in molti casi la copertura di una verità più nascosta.

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