A 502 anni dalla scomparsa del genio immortale che tutto il mondo ci invidia, noi di Shockwave Magazine vogliamo ricordare Leonardo da Vinci attraverso il docu-film a lui dedicato e la serie tv che di recente ha conquistato il pubblico.
Io, Leonardo – 2019
Il progetto di questa pellicola ha visto la luce per un unico scopo, quello di celebrare la vita e le opere di uno dei geni più brillanti che l’umanità abbia mai conosciuto, Leonardo da Vinci.
I dialoghi di Leonardo da Vinci sono tratti dai suoi scritti, ed in particolare dal Trattato della Pittura. A dare voce, vita e piena realizzazione a Leonardo è uno straordinario Luca Argentero, capace di lasciar trasparire ogni più piccola emozione soltanto dal suo sguardo.
Leonardo di Ser Piero da Vinci nacque in Toscana il 15 aprile del 1452, alle 3 di notte di un sabato primaverile.
“Non vedi che l’occhio, finestra dell’anima, abbraccia la bellezza di tutto il mondo”.
Il film non è altro che un diario di viaggio degli eventi che portarono alla creazione delle opere più belle ed immortali che l’artista riuscì a realizzare nonché il tentativo di guardare nelle più profonde viscere della mente di un genio.
Perché in fondo, per capire basta vedere bene.
A poco più di 10 anni venne affidato alla guida del Maestro Andrea del Verrocchio, la cui bottega era una fucina da cui uscivano grandi artisti come Perugino e Botticelli.
Leonardo da Vinci si nutriva di conoscenza, di esperienza e di curiosità tanto che studiare e disegnare sono il suo unico rifugio sicuro. Il suo grande talento comincia ad emergere quando Leonardo contribuisce con le sue stesse mani ad un dipinto intitolato Battesimo di Cristo.
Lo stesso Verrocchio, quando lo vide con i suoi occhi restò a bocca aperta tanto da non voler rischiare un confronto diretto con il suo protégé, temendo di perdere.
La ricerca del movimento e del desiderio di voler dare un’anima ai volti che dipingeva è particolarmente evidente nell’Annunciazione, conservata oggi agli Uffizi.
La sua vita venne poi sconvolta da una denuncia anonima in cui viene accusato di sodomia, nonostante nella Firenze di quell’epoca l’omosessualità era abbastanza tollerata. Si cala un’ombra su Leonardo da Vinci, che sa respingere con fare intellettuale e scientifico. Ciononostante, sembra che lo sguardo di San Girolamo rispecchi il suo stato d’animo.
A 30 anni la sua vita prende una piega inaspettata.
Essendo fiorentino doc era inevitabile un legame con i Medici, mecenati della città per eccellenza. Dal rapporto con Lorenzo il Magnifico però rimane deluso: quest’ultimo infatti lo manda in missione diplomatica a Milano, presso la corte di Ludovico Sforza, meglio conosciuto come il Moro.
Alla corte milanese, Leonardo avrà la possibilità di dare libero sfogo alle sue grandi capacità, cimentandosi nell’architettura, nell’ingegneria, nella scultura, nella meccanica e persino nell’idraulica.
La sua ricerca della perfezione non gli permette però di portare a termine alcune opere come l’Adorazione dei Magi, e alcuni progetti, come il cavallo di bronzo non vedranno mai la luce.
A Milano però Leonardo da Vinci troverà l’ispirazione per realizzare alcune delle sue opere più straordinarie. Qualche esempio? La Vergine delle Rocce, la Dama con l’ermellino e l’Uomo Vitruviano. Nel caso di quest’ultimo Leonardo riuscì a rappresentare l’unione simbolica di arte e scienza attraverso il ritratto di un corpo di bellezza superba all’interno di due forme perfette: il cerchio ed il quadrato. Disegno che viene considerato emblema del Rinascimento in cui umano e divino s’intrecciano tra di loro.
Successivamente, nel 1494, gli venne commissionata una pittura murale da realizzare all’interno del convento di Santa Maria delle Grazie, luogo caro al Moro. Nonostante i colori sgargianti che Leonardo adottò non siano giunti ai tempi nostri, ciò non fa dell’Ultima Cena un capolavoro meno spettacolare. Per rappresentare gli apostoli, Leonardo scelse di trovare volti umani in grado di rispecchiarli, ed è per questo che chiunque la guardi si commuove, magari persino pensando di ritrovarsi in uno di quei volti.
Seguì un periodo di viaggi tra Mantova e Venezia. Prima di fare ritorno a Firenze, Leonardo trascorse un breve periodo al servizio di Cesare Borgia, uno dei tiranni peggiori del tempo. Qui diede libero sfogo alla sua passione per le macchine belliche, ma si rifiutò di costruirle quando si rese conto di aver pensato a delle macchine di morte.
Fu così che quando gli venne affidato l’incarico di decorare una delle grandi pareti del Salone dei Cinquecento, che oggi tutti conosciamo come la Battaglia di Anghiari, decise di rappresentare il dolore e la crudeltà a cui dovette assistere.
Lascerà Firenze per sempre, non trovando più motivo per restare. Leonardo non vedrà mai realizzato il sogno di lavorare per la Roma papale, complice anche la faida con Michelangelo.
Ora però i suoi servigi sono richiesti dal re di Francia, dove visse il suo periodo più sereno.
Alla sua morte, avvenuta il 2 maggio 1519, Leonardo lasciò migliaia di fogli, taccuini e disegni autografi. Il suo allievo Francesco Melzi dedicherà il resto della sua vita a raccoglierli ed ordinarli. Parte di questa eredità dal valore inestimabile è custodita nel caveau della Biblioteca Ambrosiana di Milano, ben 1.119 fogli del celebre Codice Atlantico, la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti di Leonardo.
“Ciò che so è molto, ma ciò che non so è troppo”.
Leonardo, 2021
Poliedrico, irrazionale, imperfetto, geniale, italiano. Così potremmo descrivere Leonardo da Vinci, artista enigmatico ed immortale che nessuno è mai riuscito ad eguagliare. Abbiamo imparato a conoscere l’uomo dietro il genio grazie alla serie omonima di Rai 1.
Leonardo trae ispirazione da fonti e fatti storici, ma narra una storia originale e romanzata. Ad interpretare Leonardo è Aidan Turner, attore irlandese noto per aver interpretato Poldark.
La sua vita, fin dalla nascita, sarà caratterizzata da due fili conduttori, quello dell’abbandono e del tradimento e Leonardo riuscirà a trovare una sensazione di pace e di libertà soltanto nella natura.
Leonardo da Vinci non intendeva limitarsi a vuote imitazioni, ma piuttosto si sofferma sui più piccoli particolari, che agli altri sfuggono e che invece possono fare la differenza. Le sue mani non fanno altro che mostrare quello che i suoi occhi, il suo cuore e la sua mente gli stanno raccontando. Vede le emozioni che emergono dai volti delle persone, le loro storie, e porta con sé fin quando non arriva il momento giusto per liberarle in un’opera, dove sarebbero rimaste immortalate per sempre.
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