Uno dei miei amici più cari è un grande fan di Mission: Impossible. Conosce praticamente tutte le battute a memoria e posso affermare con certezza – senza esagerare – che considera Tom Cruise il suo spirito guida. Ecco perché quando è stata resa nota la data di uscita di Mission: Impossible – The Final Reckoning, l’ultimo capitolo della saga, entrambi siamo stati pervasi da una sensazione dolceamara, quella che si ha quando si sta vivendo un momento di grande emozione con la consapevolezza che è destinato ad esaurirsi velocemente.
Ed effettivamente a distanza di un mese dall’uscita nelle sale cinematografiche – così com’è stato prima per Harry Potter e poi per 007 – sembra aver lasciato un vuoto incolmabile. Ad oggi Tom Cruise infatti è una delle poche star di Hollywood capace, con la sua sola presenza, di portare in sala milioni di spettatori.
Proprio per rendere merito al suo “incredibile impegno nei confronti della comunità cinematografica, dell’esperienza in sala e della comunità degli stuntman” con un franchise che ha riscritto le regole del genere action, a distanza di venticinque anni dalla sua prima candidatura per Nato il quattro luglio, l’Academy ha deciso di conferirgli l’Oscar alla carriera, che gli sarà consegnato durante la cerimonia dei Governors Awards il prossimo novembre.

Presentato in anteprima alla 78° edizione del Festival di Cannes, in Mission: Impossible – The Final Reckoning l’agente Ethan Hunt si trova a dover fare i conti con un nemico senza volto, capace di essere ovunque e da nessuna parte, una minaccia più attuale e concreta che mai: l’Intelligenza Artificiale.
A differenza dei capitoli precedenti, bisogna ammettere che la prima parte del film è ridondante – nel sottolineare che le nostre vite sono la somma delle nostre azioni e che ogni decisione, ogni sacrificio personale compiuto da Ethan Hunt abbia portato a questo momento – e autocelebrativo, come se fosse l’unico individuo degno di controllare un’intelligenza artificiale avanzata e autocosciente progettata per raccogliere informazioni e penetrare nei sistemi nemici. Chiunque controlli l’Entità, infatti, controlla la verità. Un potere troppo grande e alquanto pericoloso per essere custodito nelle mani di una sola persona.
D’altro canto ci sono almeno due sequenze che valgono tutta la durata del film, soprattutto se avete avuto la fortuna di guardare Mission: Impossible – The Final Reckoning in IMAX, formato in grado di amplificare l’esperienza in sala da un punto di vista visivo e sonoro: la prima è un’immersione nelle acque gelide del Pacifico del Nord per recuperare il “podkova”, che contiene il codice sorgente dell’Entità, all’interno del relitto del Sevastopol. Una scena da togliere il fiato.

La seconda, invece, è una scena di wing-walking che Tom Cruise ha eseguito personalmente su un biplano degli anni ’40 in volo a oltre 190 km/h sulle montagne del Drakensberg, in Sud Africa. Due prove non solo di coraggio, ma di resistenza fisica e mentale che hanno messo l’attore a dura prova.
La corsa al controllo dell’Entità – un po’ come la corsa agli armamenti – coinvolge le principali superpotenze mondiali, quelle in possesso di arsenali nucleari. Ethan Hunt e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte alla necessità di compiere una scelta impossibile: lasciare con il mondo venga travolto dal caos, in preda a guerre e carestie, o completamente distrutto.
L’Entità riflette le paure più attuali di un mondo sempre più ostaggio della propria tecnologia e i potenziali rischi connessi all’utilizzo senza freni dell’intelligenza artificiale, dando voce alle crescenti preoccupazioni globali in materia di sicurezza digitale.
Eppure, proprio quando tutto sembra perduto, Mission: Impossible – The Final Reckoning dimostra che il coraggio, l’istinto e l’imprevedibilità restano l’unico baluardo contro un avversario apparentemente invincibile.
Perché ogni qual volta che il mondo sarà in bilico e i potenti sceglieranno di farsi la guerra, ci sarà sempre qualcuno disposto a vivere e combattere nell’ombra per far sì che ci sia ancora un pianeta da salvare. Per le persone che amano e per chi non conosceranno mai.
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