One Piece Red – Recensione

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One Piece è diventato un vero e proprio fenomeno culturale. Nato come manga, ha una trasposizione anime che prosegue ininterrottamente da decenni. Il manga ha superato da tempo i 100 volumi, e la pubblicazione non finirà a breve (anche se siamo ormai vicini all’ultima fase della narrazione). Un successo planetario, che ha superato i confini del Giappone, rendendo One Piece uno dei maggiori esponenti della cultura pop di questo nuovo millennio, insieme ad altri manga e anime molto noti.

Anche i non appassionati sono in grado di riconoscere le figure di Rufy e dei suoi compagni, alla ricerca di quel grandioso tesoro chiamato One Piece. Per questo non stupisce la grande attesa dietro al rilascio nelle sale italiane di One Piece Red, il nuovo lungometraggio animato sulle avventure della ciurma del futuro Re dei Pirati.

Abbiamo avuto la possibilità di vedere One Piece Red in anteprima, in lingua originale. Il film arriverà nelle sale italiane, dopo le proiezioni del Lucca Comics & Games, il 7 e l’8 Novembre in lingua originale. Dal 1° Dicembre, invece, sarà in sala doppiato in italiano. Ha tenuto fede alle aspettative? Scopritelo con la nostra recensione.

One Piece Red - Recensione 1

One Piece Red: epicità in musica

One Piece Red, come accade per molti film animati di questo genere, non trae spunto dal manga, ma realizza una storia del tutto originale, che non richiede di essere in pari con la visione dell’anime. Il film ci mostra una grande star della musica, Uta, pronta a organizzare un concerto di grandi dimensioni. Durante il concerto, a cui stanno assistendo Rufy e la sua ciurma, scopriamo che lui e Uta sono amici d’infanzia. La ragazza sarebbe infatti stata la figlia adottiva di Shanks il Rosso, mentore di Rufy e uno dei pirati più importanti al mondo, facente parte dei Quattro Imperatori.

Ben presto la vicenda, da luminosa e solare, si trasforma in qualcosa di più cupo. Il sogno si trasforma in incubo, e ben presto tutti dovranno fare la loro parte per salvare il mondo da una immensa minaccia.

One Piece Red - Recensione 2

Animazione, colonna sonora, regia

Da un punto di vista strettamente tecnico l’animazione è davvero buona. I livelli sono decisamente alti, e One Piece Red si dimostra una pellicola che merita la visione in sala. C’è una buona commistione tra tecniche di animazione più tradizionali e la CGI. La CGI non prende il sopravvento, e il suo è ben dosato, soprattutto per dare maggiore spettacolarità alle scene d’azione. Ottimo anche il character design.

Il film ha una colonna sonora di maggiore impatto rispetto ad altre pellicole di questo genere, visto che la coprotagonista, Uta, è una cantante. Nella maggior parte dei casi le tracce sono proprio interpretate da lei stessa, così da costruire delle sequenze che hanno preso molta ispirazione dal mondo dei musical. Ciò non toglie che One Piece Red non è un musical e non si avvicina neanche a questo genere narrativo.

La regia è piuttosto buona, con un buon ritmo dall’inizio alla fine. One Piece Red dura poco meno di due ore, e non ci sono momenti dove il pubblico rischia di annoiarsi. Lo stile narrativo è coinvolgente, e abbiamo apprezzato la gestione del rovescio dei toni a cui assistiamo dopo la sequenza introduttiva.

One Piece Red - Recensione 3

One Piece Red: da vedere al cinema?

One Piece Red è un film che parla agli appassionati, che sapranno apprezzare questa inedita avventura. Chi ama il mondo di One Piece troverà numerosi pregi in questa pellicola, e per questo il nostro suggerimento è quello di affrontare la visione direttamente in sala. In fondo è anche una buona occasione per vedere Rufy e i suoi sul grande schermo.

Al tempo stesso non è un film molto adatto a chi è totalmente a secco con il manga o con l’anime. I personaggi principali sono poco approfonditi e la vicenda dà per scontate molte premesse, proprio perché è una pellicola derivante da un franchise molto solido.

Vi ricordiamo che One Piece Red sarà al cinema il 7 e l’8 novembre in lingua originale con sottotitoli, e dal 1° dicembre in sala con il doppiaggio italiano.

Andrea Prosperi
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