Grease: Rise of the Pink Ladies è una serie dl 2023 in esclusiva per Paramount +, ambientato nel mondo di Grease ma quattro anni prima del famoso film, nel 1954.
Lo ammetto, sono una GIGANTESCA fan di Grease. Lo amo da quando ero piccola, so tutte le canzoni a memoria e ogni volta che sento Hopelessly Devoted to You piango (io piango sempre per i film, ma questa è un’altra storia).
Quando ho scoperto che avrebbero fatto una serie tv basata su Grease non volevo crederci. Sapevo già che avrebbero rovinato tutto, che avrebbero fatto qualcosa di forzato e di inutile, che probabilmente avrei guardato solo perché amo il film.
E invece.
E invece Grease: Rise of the Pink Ladies non è stato nemmeno troppo malaccio. Ma andiamo per gradi, dato che l’ultimo episodio andrà in onda il primo giugno e sono davvero curiosa di sapere come andrà a finire.
Rise of the Pink Ladies è ideata da Annabelle Oakes e prodotta dalla Warner, con un cast vario e di attori perlopiù sconosciuti. La vicenda è ambientata nel 1954, quattro anni prima degli eventi del film, e tutto ruota attorno alla nascita della gang al femminile delle Pink Ladies (sì, quelle che poi saranno Rizzo, Frenchy, Jan e Marty) e del loro storico rapporto con i T-Birds. A fondare il gruppo sono Jane, Olivia, Cynthia e Nancy: tutte e quattro sono “reiette” nella Rydell High, per i motivi più svariati, da chi sogna un futuro nella moda a chi è stata additata come facile per una storia più o meno lecita con un professore. Jane si candida come presidentessa del consiglio degli studenti contro Buddy, il suo ex, e le altre le danno una mano con la campagna elettorale. La ragazza promette che la Rydell sarà un luogo dove tutti si sentiranno a loro agio, ma…andrà davvero così?
Grease: Rise of the Pink Ladies – la recensione
Solo il fatto che la prima canzone del primo episodio sia proprio Grease mi ha messo i brividi, partiamo da questo presupposto. Ma scoprire che non solo è un prequel, ma che sono presenti anche personaggi che poi sarebbero diventati i protagonisti nel film principale…beh, è stata una cosa piacevole, per certi versi. Nel secondo episodio poi, quando appare il mio main character preferito in assoluto (e no, non vi dirò chi è, dovete vedere la serie per scoprirlo) non ho potuto fare a meno di chiedermi perché non fosse stata prodotta prima (anche se ho comunque qualche riserva su alcune cose).
I costumi, le canzoni (originali, scritte apposta per la serie) e le vibes sono da Grease. Tutto però ruota attorno a tematiche più che mai attuali: se un ragazzo ha tante amanti è un grande, se una ragazza si concede al tizio sbagliato verrà sempre additata come facile e sgualdrina; anche la toxic masculinity, o il mondo LGBTQ+, per quanto se ne possa parlare in uno show ambientato negli anni ’50. Spazio anche alle vicende romantiche, ai classici triangoli amorosi e ai vari cliches che vanno formandosi di fronte agli occhi dello spettatore. C’è un approccio moderno in una serie ambientata in tempi non così moderni.
I difetti ci sono, ma credo che il primo su tutti sia la presenza troppo “oppressiva” delle canzoni. Okay, Grease è un musical, ma qui si esagera, con le due/tre performances cantate e ballate a puntata (se non di più!).
C’è anche da dire che alcune sottotrame risultano molto forzate, così come alcune references al film originale. E poi, perché far risalire a così pochi anni prima la nascita di un gruppo che sembra così ben presente nella storia della Rydell? Mi è sembrato strano, anche se vista la trama potrei quasi accettarlo.
C’è una frase che mi è rimasta impressa: “In questo mondo a volte dobbiamo uscire dai nostri canoni”. Questa serie TV è anche questo: un inno all’uscire dagli schemi, a fare cose che normalmente saremmo troppo spaventati per anche solo pensarle. Il voto che do alla serie è un sette e mezzo, ma essendo consapevole che molto probabilmente non avrà una seconda stagione, beh, mi accontento così. È comunque una buona serie che si guarda senza troppe pretese.
Potete trovare Grease: Rise of the Pink Ladies su Paramount+.
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