Rapito | Recensione

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Il 25 maggio è arrivato nelle sale italiane Rapito; l’ultimo lavoro di uno dei più grandi registi sulla scena italiana e europea degli ultimi sessant’anni, Marco Bellocchio. Prodotto da IBC Movie e da Rai Cinema, è distribuito in Italia da 01 Distribution e in Francia da Ad Vitam.

Ventiseiesimo lungometraggio del regista piacentino, Rapito narra di un atroce fatto di cronaca avvenuto nella seconda metà del XIX secolo, quando Papa Pio IX fece rapire Edgardo Mortara, il figlio di circa sette anni di una coppa ebrea di Bologna. Secondo la legge del tempo, se un bambino veniva battezzato, doveva crescere ed essere educato in un ambiente cattolico.

Ed Edgardo era stato battezzato dalla giovane e cattolica domestica Anna Morisi (interpretata da Aurora Camatti), che lo riteneva in fin di vita e che a lungo aveva tenuto segreto il fatto.

La vicenda ebbe una notevole eco internazionale, non solo in Europa, ma anche in Nord America. L’opinione pubblica fu colpita negativamente dalle atroci “leggi” cattoliche e ancor di più dall’inflessibilità e mancanza di umanità del Papa, che fu insensibile alle legittime e continue richieste dei genitori di riavere il bambino con loro. A dispetto di quanto raccontato dallo story-telling cattolico, la durezza del Papa non fu motivata dall’affetto verso il bambino, ma da una precisa presa di posizione politica: la lotta all’Ebraismo e il tentativo di mostrare la potenza di Roma in un momento in cui invece questa era a rischio con i moti risorgimentali italiani che chiedevano l’Unità del Paese. Nonostante lo schierarsi dell’opinione pubblica con la famiglia Mortara, gli appelli ai Savoia affinché intervenissero in loro favore, la vicenda non ebbe un lieto e giusto finale, perché Edgardo (Enea Sala)non venne restituito alla sua famiglia e fu costretto a crescere sotto la protezione del Papa, subendo un autentico lavaggio del cervello che negli anni lo portò prima a rifiutare gli incontri con la famiglia e poi a cercare di convertirli al Cattolicesimo.

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Particolarmente significativa in questo senso è una delle scene a più alto impatto emotivo, della pellicola, quella dell’incontro con il fratello Riccardo (Samuele Taneggi) che partecipa alla Presa di Porta Pia; evidentemente vittima della Sindrome di Stoccolma, Edgardo (Leonardo Maltese), è un uomo profondamente rigido, convinto della sua fede fino quasi al fanatismo, estraneo alla sua famiglia d’origine e soprattutto prigioniero della vita che era stata decisa per lui.

Presentato al recentissimo Festival di Cannes e in concorso per la Palma d’Oro, Rapito liberamente inspirato al libro di Daniele Scalise, Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa , vanta una ricostruzione storica accuratissima dei fatti, ma è anche un j’accuse all’Istituzione della Chiesa e soprattutto al suo potere temporale, una Chiesa il cui capo era soprattutto un politico pronto a fare qualsiasi cosa contro il disfacimento del suo Stato.

Marco Bellocchio ci regala uno dei migliori lavori (in linea con i recenti Il Traditore ed Esterno Notte) della sua stratosferica carriera. Un film che supera la dicotomia tra realismo ed sogno, che coniuga vari generi, storico, drammatico, thriller, che si caratterizza per i toni decisamente crepuscolari e inquietanti (si veda, per esempio, la scena in cui il piccolo prova a strappare i chiodi dalle mani della statua di Gesù per liberarlo); fondamentale in questo senso è l’apporto soprattutto della fotografia magistrale di Francesco Di Giacomo e poi della scenografia di Andrea Castorina e dei costumi di Daria Calvelli e Sergio Ballo e delle musiche di Fabio Massimo Capogrosso. Il risultato è meravigliosamente caravaggesco, perché come nelle opere di Michelangelo Merisi da Caravaggio c’è un’alternanza tra luci ed ombre. Con la luce rappresentata dalla famiglia Mortara e dalla loro instancabile lotta per riportare Edgardo a casa, e l’ombra rappresentata dalla Chiesa, con il suo tremendo atto di coercizione.

Per finire, menzione di merito allo straordinario cast. Alcuni degli attori sono delle certezze del Cinema e del Teatro Italiani da diversi anni, a cominciare da Paolo Pierobon (attore feticcio di Luca Ronconi che lo volle, ad esempio, nella Lehman Trilogy di Stefano Massini messa in scena al Piccolo Teatro di Milano e vincitore del Premio UBU come Miglior Attore non Protagonista per Anna Karenina di Tolstoj nella messa in scena di Eimuntas Nekrošius nel 2008) a Fabrizio Gifuni, recente e meritatamente vincitore del David di Donatello per la sua magistrale interpretazione di Aldo Moro in un altro capolavoro di Bellocchio, Esterno Notte. Interpretazioni perfette di due uomini luciferini, che non si fermano davanti a nulla in nome del loro credo e delle loro ambizioni.

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Ma ad emozionare di più sono le meravigliose prove di Fausto Russo Alessi (anche lui nel cast di Esterno Notte) e Barbara Ronchi (anche lei recente vincitrice del David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista per Settembre) nel ruolo dei genitori Salomone Mortara e Marianna Padovani. Interpretazioni che sono un colpo al cuore, con la loro capacità di trasmettere lo sgomento, la rabbia, il dolore e l’inevitabile crisi delle loro esistenze.

E poi Leonardo Maltese ed Enea Sala, rispettivamente Edgardo da adulto e da piccolo. Se il secondo riesce a rendere meravigliosamente tutta l’innocenza, la paura, lo spaesamento e la confusione di un bambino che viene sottratto alla sua famiglia, a Leonardo Maltese (che aveva già dato prova di un grande talento ne Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio) spetta un ruolo più ingrato. Quello di interpretare un uomo profondamente cambiato: soggiogato, tormentato, ma anche cinico, fanatico nelle sue convinzioni.

L’ottima prova corale del cast è completata anche dalle interpretazioni di Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Filippo Timi e Samuele Teneggi.

RAPITO di Marco Bellocchio (2023) – Trailer Ufficiale HD – YouTube

Curiosità: La storia di Edgardo e della sua famiglia qualche anno fa aveva catturato l’attenzione anche di Steven Spielberg, che aveva manifestato l’intenzione di realizzarne un film con Mark Rylance e Oscar Isaac. Il regista statunitense aveva poi rinunciato, sembra per problemi legati alla location.

Ma pur certi che quello di Spielberg sarebbe stato un gran film, possiamo essere contenti di come sono andate le cose. Perché il nostro cineasta, Marco Bellocchio, ci regala un capolavoro, con Rapito, uno dei migliori J’accuse cinematografici degli ultimi dieci anni.
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Maria Ascolese Iodice
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