Siamo finalmente giunti al capolinea dello spettacolo in lingua non inglese più visto del gigante dello streaming in tutto il mondo. Il secondo volume de La Casa di Carta 5 è disponibile su Netflix dal 3 dicembre. Nei restanti cinque episodi non sono mancati azione, colpi di scena, lacrime e risate.
La serie spagnola, nata come un pendolo che oscilla costantemente tra due poli estremi: quello del socialismo e quello del capitalismo, ci ha tenuti col fiato sospeso fino alla fine, senza sapere chi avrebbe vinto l’ultima ed estenuante partita che ha lasciato il gruppo capitanato dal professore orfano di Nairobi (Alba Flores) e Tokyo (Ursula Corbero).
Dove eravamo rimasti? Nella prima parte de La Casa di Carta 5 abbiamo visto l’ex ispettore Alicia Sierra (Najwa Nimri) dare alla luce la sua bambina nel nascondiglio del Professore (Álvaro Morte). Nel frattempo Tokyo si era sacrificata per tenere la squadra al sicuro, facendo saltare in aria molti membri dell’esercito a cui a capo c’è Sagasta (José Manuel Seda), uno dei tre sopravvissuti, e Gandia (José Manuel Poga), morto dopo l’esplosione.
Sempre nella prima parte abbiamo conosciuto il rapporto tra Berlino (Pedro Alonso) e suo figlio Rafael (Patrick Criado). Capito che la rapina alla Banca di Spagna era un’idea del fratello del Professore e Palermo (Rodrigo De La Serna), non era ancora chiaro cosa c’entrasse il giovane nel colpo. Un passaggio che ci verrà svelato solo negli ultimi due episodi finali.
La seconda parte si apre con la banda che vacilla dopo la straziante morte di Tokyo. Ad un certo punto vediamo Denver (Jaime Lorente), Stoccolma (Esther Acebo), Rio (Miguel Herran) e persino un sempre freddo e razionale Palermo mettere a nudo i loro sentimenti. Un’instabilità che dura poco tempo, il tempo in cui il Professore si rende conto che c’è qualcosa di più importante da ottenere: l’oro dalla Banca di Spagna, che in qualche modo diventa un tributo a Tokyo e Nairobi che hanno perso la vita durante la rapina. Il tutto con il prezioso e fedele aiuto di Marsiglia (Luka Peros) e Benjamin.
Ripreso il controllo della situazione, il Professore deve gestire il pasticcio creato da Alicia Sierra che ha deciso di scappare con la piccola Victoria dalla tana e dirigersi nel centro di Madrid, con un obiettivo ben preciso. Il tutto mentre deve fare i conti con l’incessante desiderio di vendetta del colonnello Luis Tamayo (Fernando Cayo), determinato ad abbattere la banda con la complicità della soldatessa Artanxa, rimasta illesa dall’esplosione causata da Tokyo, che è scomparsa nel nulla.
Sapevamo che la seconda parte de La Casa di Carta 5 avrebbe calato il sipario sulla serie, quindi era normale e giusto che si chiudessero tutte le trame aperte, senza lasciare nulla di intentato. Abbiamo visto la fine del triangolo Denver, Stoccolma e Manila (Belén Cuesta), dove il primo, profondamente confuso, ha fatto la sua scelta. E poi abbiamo assistito all’amicizia e complicità inaspettata tra Alicia Sierra ed il Professore, due menti eccelse. Ma in tutto questo, l’unica domanda che ci viene in mente è se la squadra riuscirà nel suo compito di portare a termine il più grande colpo di sempre.
Proprio quando sembrava di aver quasi perso del tutto la speranza di vedere la banda sopravvivere, ci sono stati molti colpi di scena inaspettati: il Professore entra in banca, ma non come si può pensare, ritrova la “sua” Lisbona (Itziar Ituno) e insieme faranno di tutto per portare in salvo il gruppo; poi Alicia e Benjamin al comando e Marsiglia impegnato con il “Piano Pollicino” che manderà in tilt la polizia; il colpo di scena architettato da Tatiana (Diana Gomez) e Raphael.
Poi abbiamo avuto alcuni momenti divertenti come la scelta del nome di Pamplona o quando la signora del catasto si è trovata tra due fuochi a causa dell’oro, e lacrime di gioia quando la banda canta “Bella Ciao” o il flashback in cui il Professore balla con Tokyo come se volesse simboleggiare una vittoria che sarebbe arrivata di lì a poco.
Esattamente come le stagioni precedenti, gli ultimi episodi de La Casa di Carta 5 non ci permettono di distogliere lo sguardo dallo schermo. La serie tv ci ha viziato con scene ed azioni da brivido. Ed anche questa volta l’atmosfera e la sensazione che potrebbe succedere di tutto in qualsiasi momento è la stessa.
Il tema di base de La Casa de Papel ha mantenuto la sua promessa fino alla fine. Non svelerò chi ha vinto e chi ha perso, voglio dire solamente che alla fine mi sono trovata in volto con un grande sorriso perché era meglio di quanto mi aspettassi. Gli sceneggiatori hanno intelligentemente unito le estremità che erano rimaste aperte, hanno chiuso il cerchio di tutte le storie, senza esagerare o strafare.
Il motivo per cui hanno fatto la rapina non ci sarà detto alla fine, perché in fin dei conti il perché è nascosto in tutte le cinque stagioni: la rapina è ribellione per questa banda che crede che la ricchezza di una nazione non appartenga ai politici e alle banche, ma al popolo. Nel finale troviamo una visione felice dei protagonisti, alcuni momenti agrodolci e quello spettacolo che ci ha intrattenuto in questi anni, senza la presunzione di stravolgere la trama.
La seconda parte de La Casa di Carta 5 è stata rumorosa, roboante, indulgente, tortuosa, strappalacrime. Non potevo pensare ad altro modo migliore per concludere una serie che ha avuto un impatto così fortemente e prepotentemente emotivo sul pubblico.
Non è stata solo una serie tv, ma anche un approfondimento sull’umanità, la vita e le vie del capitalismo in un mondo in preda a una frenesia consumistica collettiva. È quel tipo di scarica di adrenalina implacabile che non ci fa distogliere lo sguardo dallo schermo per un secondo. Alla fine ci sentiamo vuoti, ma soddisfatti.
È probabilmente l’endgame più emozionante e ricco di azione che abbia mai visto. L’interpretazione di tutti gli attori è migliorata in questi anni, si è evoluta, regalando emozioni altalenanti.
Bella Ciao al Professore, alla sua banda e alla Resistenza!
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