Il catalogo Netflix si allarga con un nuovo entusiasmante dramma romantico storico. L’Imperatrice sarà disponibile per gli abbonati del servizio streaming a partire dal 29 settembre, ma noi l’abbiamo vista e recensita per voi in anteprima.
Pochi giorni dopo la morte della regina Elisabetta II, colei che è stata simbolo di tradizione e modernità, mi ritrovo a guardare una miniserie dell’imperatrice che è stata descritta come una popstar asburgica, la prima vera celebrità royal, una Lady D ante litteram che è stata ri-scoperta, il primo esempio di una donna seguita ed ammirata dai media e un’icona femminista del XIX secolo per lungo tempo sconosciuta.
Elizabeth, imperatrice d’Austria, viene ora riportata in vita con la miniserie L’Imperatrice in sei puntate, un dramma storico e romantico tedesco scritto da Katharina Eyssen e che ci ha catapultati nella vita dell’imperatrice Sissi.
La serie tv racconta in modo inedito i primi anni di vita della ribelle Elisabetta di Baviera (Devrim Lingnau). Lo spettacolo si apre con lei che ha tutte le caratteristiche di un’adolescente che non ha idea di quello che la vita le riserverà: è felice a Possenhofen, dove conduce una vita libera e lontana dai banchetti e la rigidità di corte, a contatto con la natura e in un ambiente rilassato. Sono proprio questi primi anni di vita a condizionare il temperamento della futura imperatrice.
Le cose le cambiano radicalmente nel 1853, quando fu organizzato un incontro a Bad Ischl, la residenza estiva della famiglia imperiale asburgica, per approvare il fidanzamento tra Elena, la sorella maggiore elegante, discreta, devota e molto disciplinata, la candidata ideale per rivestire il ruolo di imperatrice, e l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe (Philip Froissant). Almeno questo è ciò che vogliono sua madre e Sofia, sua zia e la madre dell’imperatore Franz.
Nessuno, e tanto meno la principale interessata, immagina cosa sarebbe successo. È ovvio che la ragazza non ha la stoffa di un’imperatrice. Non è mai stata soggetta al rigoroso protocollo della corte e non si è mai evoluta ed istruita nei circoli della nobiltà. Ma è proprio lei che Franz sceglie come sua sposa. L’unione e l’amore passionale della coppia non tarderanno a far vacillare la struttura stessa del potere all’interno della corte viennese segnata in modo indelebile dalla rivoluzione del 1848.
La giovane imperatrice farà di tutto per affermare il suo credo ed i suoi ideali, non solo con sua suocera invadente ed autoritaria che combatte contro i suoi demoni, la sovrana avida di potere Sophie (Melika Foroutan), ma anche con il fratello di Franz, Maximilian (Johannes Nussbaum), che brama il potere. E mentre ci viene mostrata una ragazzina – all’epoca aveva solo 16 anni – costantemente soggetta al rigido protocollo della corte, le truppe nemiche si radunano lungo i confini dell’Impero asburgico ed il popolo di Vienna si inizia a muovere contro l’imperatore.
In tutto ciò Elisabetta, allergica alla vita restrittiva di corte, cercherà di identificare chi sono i suoi veri alleati, facendo affidamento anche sulle sue dame di compagnia, una in particolare, e capire qual è stato il prezzo che ha dovuto pagare per aver sposato l’uomo che amava, per essere diventata una imperatrice e un simbolo di speranza agli occhi del popolo.
Era la Lady D dell’Ottocento una imperatrice ribelle dal destino tragico, capace di ispirare ancora una volta registi alla ricerca di una personalità femminile avanguardistica e romantica.
Elisabetta d’Austria era uno spirito fine e lucido, che aveva capito molto prima di coloro che lo circondavano che quella nella quale viveva era un’epoca che stava per finire, la scena finale della miniserie ci restituisce perfettamente quanto volesse appianare la distanza tra nobiltà e popolo. Era una donna infelice, condannata a vivere una vita che non voleva, nonostante l’entusiasmo iniziale.
È stato fatto un lavoro meticoloso e puntiglioso nel raccontare una figura così piena di sfaccettatura come l’imperatrice Sissi e abusata cinematograficamente. Un progetto che si può paragonare a quello realizzato con The Crown, soprattutto per la minuzia dei dettagli. È autonomo e finemente organizzato, una miniserie deliziosa in cui ogni nota colpisce con la precisione affidabile e misurata di un orologio che tiene il tempo in modo eccellente.
Quasi tutta la miniserie è girata in primo piano, o in primo piano medio, ed è una scelta registica intelligente ed astuta, dato che tutto si svolge in un mondo di emozioni trattenute e chiuse, nel quale manca totalmente l’empatia. Una regia che riempie l’inquadratura di vivacità e perversione quando entra in scena Max, un modo per raccontare i due volti della vita a corte. È il rovescio della medaglia del protocollo soffocante e dell’etichetta reale.
L’attenzione ai dettagli storici de L’Imperatrice è sbalorditiva, ho scoperto passaggi che non conoscevo. Copre uno dei periodi più tumultuosi della storia ottocentesca, contrapponendo sconvolgimenti sociali e politici e progressi tecnologici moderni – il progetto della ferrovia – alle vite di clausura all’interno del Palazzo. I costumi, il trucco e la fotografia lenta e scorrevole invitano tutti gli spettatori a perdersi in un altro mondo, fiabesco, che è molto lontano dalla realtà.
Meravigliosa è l’interpretazione di Devrim Lingnau, abile nel trasmettere disagio fisico e rabbia in diversi momenti, soprattutto quando Sissi è stata sottoposta al controllo della castità, è un martirio che diventa più acuto e angosciato dopo che si sente ingabbiata in un mondo al quale non si rispecchia. I suoi occhi forniscono una visione approfondita delle sue turbolenze; un attributo chiave per un’attrice che ritrae la nobiltà nei suoi momenti più propri e raffinati.
I dialoghi tra i personaggi sono sfumati e potenti e percorrono tutta la serie, creando momenti di alienazione totale. Pur rimanendo un dramma in costume di buon gusto, L’Imperatrice descrive la chimica sessuale tra la coppia reale, ma ogni connessione tra loro, incluso quel legame che aveva fatto scattare la scintilla nel primo incontro nel giardino, è messa a dura prova dalle frequenti interferenze e temperamenti divergenti.
L’Imperatrice costruisce una struttura narrativa tutta intorno ad Elisabetta, guidata dalle sue relazioni che instaura con un personaggio diverso in ogni episodio. Segue il suo rapporto controverso con Sophie e poi offre un episodio incentrato maggiormente sulla tensione nel suo matrimonio. E in tutto questo, non manca il suo rapporto precario con la sorella e la sua famiglia d’origine.
A parte il significato storico de L’Imperatrice che è profondo e imperante, sono le battaglie intime che rendono la miniserie avvincente. È uno studio approfondito di come la scelta di sposare l’imperatore austro-ungarico abbia influenzato drasticamente la sua vita, la vita di coloro che le sono vicino e un paese che rappresenta. Si potrebbe dire che la serie è uno sguardo approfondito alla vita personale di una imperatrice che sembra distante a molti dei suoi soggetti.
Non è difficile immaginare come le stagioni successive apriranno la strada un po’ di più alle questioni interne e private dell’imperatrice, lasciandoci entrare nella sua vita turbolenta, delicata e in disagio con l’ambiente che la circonda. Un ritratto di una ragazza e donna in profondo contrasto con sé stessa e la famiglia asburgica.
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