Presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Notti Veneziane realizzata dalle Giornate degli autori, L’invenzione della neve è il terzo film diretto da Vittorio Moroni con intensa e convincente interpretazione di Elena Gigliotti.
Dal 14 settembre 2023 nelle sale italiane con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection, L’invenzione della neve è un’opera sui generis nel senso positivo del termine, un piccolo gioiello che mescola piacevolmente cinema e teatro, fantasia e realtà, catapultando lo spettatore in un universo parallelo per nulla scontato, ma che non è troppo distante da noi.
È la storia di Carmen (Elena Gigliotti), una donna innamorata, esplosiva, istrionica, dinamica, fervida, sbagliata, bugiarda, a tratti subdola, disposta a tutto pur di allontanare le minacce esterne e non perdere le persone che ama, utilizza tutti gli strumenti necessari, i soli che ha a disposizione per sopravvivere, aggrappandosi a qualsiasi cosa, anche alla favola che racconta e si racconta.
L’uomo della sua vita è Massimo (Alessandro Averone) con il quale condivide un passato complicato di tossicodipendenza. Dal loro amore è nata Giada, una bambina di 5 anni affidata al padre dopo la separazione dei genitori e che vede la madre una volta ogni quindici giorni. Carmen, però, come una tigre ferita, attacca, non ci sta, insiste. Conosce bene i suoi errori e i suoi drammi di figlia abbandonata e sa perfettamente che uscire indenni è complicato, ma la strada per la salvezza esiste, basta solo saper prendere la via giusta.
Carmen e Massimo sono intrappolati nella loro storia. Sono capaci di amarsi follemente e di distruggersi, di difendersi fino all’eccesso e poi accusarsi. La verità è che sono giusti, a modo loro, esistono per l’un l’altra e le loro azioni sono dettate dalla voglia di essere quello che desiderano essere. È impossibile schierarsi per l’uno e per l’altra, tutto ciò che si può fare è non giudicare e rimanere spettatori lungo tutto il tragitto per capire qual è la svolta che prenderanno nelle loro vite.
È il disagio psicologico il tema centrale de L’invenzione della neve ambientato in una Palermo invisibile. Un dramma familiare e sociale, a tratti spietato con quei lunghi piani sequenza che ci catapultano nella vita Carmen. Empatizziamo con lei fin dalla prima scena, ci struggiamo e lottiamo e arrabbiamo e perdoniamo perché di sbagli sono fatti gli esseri umani. La recitazione di Gigliotti è vorticosa e impavida, un’interpretazione virtuosa e perfettamente claustrofobica nel prendere e lasciare lo spettatore nelle sue sofferenze, regalando una performance tanto vitale quanto soffocante, a metà tra l’eccentrico e il cupo, tra lo sfacciato e lo struggente.
Ho amato particolarmente la scelta registica di affidarsi a due sequenze animate curate da Gianluigi Toccafondo, una vera chicca onirica. Fin dall’inizio si è capito che non era un film come gli altri, il reale era immerso nella fantasia, e viceversa. Una miscela unica di realtà e irrealtà sullo schermo, presentando mondi visivi atipici e personaggi singolari che si muovono in uno spazio in cui il fantastico si fonde con il quotidiano in modo evocativo, dove la natura e gli animali hanno fatto la loro parte.
Lo spettatore non si preoccupa di cercare di capire cosa c’è dietro, si lascia coinvolgere, si lascia prendere la mano e condurre all’interno di una storia che riflette l’esperienza umana illustrando emozioni che possono essere difficili da descrivere per chi non ha visto il film. L’invenzione della neve sfiora territori inattesi, ma con pudore e sensibilità. È un’opera da gustare al cinema.
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