The Batman, di Matt Reeves, 2022, è l’ennesima ripetizione del tour cinematografico dell’Uomo Pipistrello.
Alcuni dettami, alcuni assiomi mai scritti, nel cinema, quale arte giovanissima, si sono sviluppati col tempo. Un tempo relativamente breve: poco più di un secolo. Eppure, spesso, essi sono seguiti pedissequamente, e, a quel grande pubblico che forma una linea di demarcazione fra il cinema indipendente e le major, i grandi cambiamenti non piacciono.
Un cambiamento può anche essere un ritorno ad una fase precedente, a qualcosa che si credeva essere già stato esaurito, una vacca abbastanza munta. A Gotham City, evidentemente, di latte le vacche ne producono moltissimo.
A tale revival, che spesso ha il retrogusto di muffa delle soffitte delle nonne, deve essere anche aggiunta la doverosa rinascita di un attore che, personalmente, ho sempre considerato un ottimo mestierante: Robert Pattinson. Dagli infami tempi di Twilight, in cui interpretava un vampiro adolescente che si innamora di una ragazza dal sangue profumato, Pattinson ha subito una crescita artistica non indifferente, sebbene non paragonabile alla McConaissance, passando, soprattutto, per lo splendido The Lighthouse di Robert Eggers in compagnia di Willem Dafoe.
Eccoci al 2022, l’anno dopo la pandemia ma quello della guerra in Ucraina. Così come antichi spettri vengono risorti dal secolo breve, così Batman torna sui grandi schermi. The Batman, per la regia di Matt Reeves (il fortunato autore sci-fi di Tales from the Loop e dell’arcifamoso franchise di Cloverfield) è a tutti gli effetti un netto ritorno al passato dopo lo sconvolgimento attuato da Christopher Nolan con la sua trilogia: troviamo un Batman investigatore – sebbene di un mistero scricchiolante –, affiancato da un ispettore Gordon anziano e poco sportivo, e da una Catwoman giustamente gattara.
L’impianto è semplice, e parte da un assunto abusato nella letteratura: le colpe dei padri ricadono sui figli? Forse sì, forse no. Secondo l’Enigmista, villain di The Batman, sì. La storia ripercorre la genesi di tale villain, spesso relegato a ruolo secondario ma presente nell’universo gothamiano – è fra i principali nemici nel videogioco Arkham Asylum – ma con grandi potenzialità non sfruttate.
Il Batman di Robert Pattinson ha l’età giusta del Bruce Wayne classico: fra i trenta e i quarant’anni, probabilmente giovane ma prematuramente invecchiato, e, soprattutto, contrariamente al Wayne di Bale, è lui ad essere una maschera. Questo Bruce, senza il costume, è un adolescente arrabbiato: magrolino, smunto, incapace di relazionarsi. La sua maschera, dunque, è di dolore, è tragica, è sofferente; è peripatetica, esacerbata ed esagerata nel suo spalarsi addosso terriccio della propria fossa nel pattugliare Gotham City ogni notte. È macchiettistica, è così fuori dalle regole del mondo reale che fa perdere di interesse in quanto ogni sua mossa, in quest’universo parallelo e minuscolo, è prevedibile. Bruce Wayne è una figura dissonante, improbabile, assurda. È un quadro cubista, un umano spezzettato in tante parti non rintracciabili. Non ha una vera e propria personalità: è un ricettacolo di rabbia e rancore, incapace di godere dei bei momenti che la vita gli para davanti. È ossessionato dalla morte dei genitori, nonostante gli anni trascorsi, ed incapace di apprezzare l’amore che Alfred (Andy Serkis), il maggiordomo, ha da sempre riservato per lui.
Catwoman, Selina Kyle, è interpretata da Zoe Krevitz, figlia di Lenny Krevitz, è una giovanissima escort, ma, in realtà, ladra professionista. Ufficialmente al soldo del Pinguino, un irriconoscibile Colin Farrell, si guadagna da vivere come può. I suoi rapporti con il boss della mafia Carmine Falcone (John Turturro) sono tanto stretti da esser sospetti. L’ispettore James Gordon è un anonimo Jeffrey Wright. L’arcicattivo Enigmista è interpretato da Paul Dano.
In realtà, non molto brilla, in The Batman. La sceneggiatura di Reeves e Peter Craig (Hunger Games) penalizza le interpretazioni personali, prediligendo un revival pedissequo e noioso delle storie degli anni ’70 dell’Uomo Pipistrello: ad esse appartengono anche i colori, le sfumature di grigio e di viola, la pioggia, e la graniticità dei muscoli di Wayne. The Batman è un film d’azione, ma non del tutto; ha dei toni drammatici, ma, appunto, peripatetici. Ricalcare lo stereotipo: la regola del reboot del ventunesimo secolo, e The Batman non è eccezione. L’amore fra i due protagonisti è impossibile; l’uomo che Batman ha sempre idolatrato tanto santo non era; il male vince sempre; e così via. Se si hanno visti abbastanza film di supereroi, si saprà prevedere con ottimo margine ciò che i 177 minuti di The Batman potranno riservare, dietro l’angolo. Forse, di quei 177 minuti, i migliori sono la decina scarsa rappresentata da Paul Dano (Oil! di Paul Thomas Anderson), fra i caratteristi migliori di Hollywood, un’icona di follia ragionata e convincente.
Il comparto visivo, d’altro canto, ha invece sperimentato una formula vincente. The Batman è un film gotico: una fitta, sporca, pioggia, cade su tutta la città. Il maniero dei Wayne è fatto d’archi rampanti e sculture di marmo bianco; il suo covo, quella grotta che è una casa, è abitato da pipistrelli urlanti. Il volto stesso di Wayne è coperto da matita nera, come fosse Il Corvo. Reeves si è affidato ad una colonna portante della fotografia moderna: Greig Fraser, autore delle luci di Dune di Villeneuve. Reeves stesso, peraltro, si è dilettato in alcuni tagli e inquadrature piuttosto argute, nonché di ottima fattura: fra le migliori, la scena dell’inseguimento automobilistico col Pinguino, e la sequenza action finale. La sua è una regia fresca, attiva, descrittiva. Forse un po’ invadente, ma si tocca il gusto personale – finalmente – in una materia che, altrimenti, tolto tale tecnicismo ed intervento esterno, sarebbe risultata estremamente piatta.
Piatto, nonostante la pioggia: il musetto arrabbiato di Pattinson non basta a rendere grande The Batman, che va ad infilarsi nella sequela dei tanti, troppi, anonimi film del DC studios, che continua a mancare all’appuntamento con gli eterni rivali. The Batman ha il sapore dell’ennesima ripetizione dello stesso, unto e bisunto, spettacolo circense, in cui anche i performer cominciano ad essere stanchi, annoiati; c’è chi vi ha visto dell’ambizione, in questo progetto. Cosa c’è di ambizioso nel creare un giallo che, ponendo semplicemente attenzione ai dettagli, è chiaro dove porterà?
Cala la Notte, si alza il Batsegnale nella pioggia. Dopo 177 minuti, è ora di andare a dormire.
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Secondo me scrivi solo stronzate ahahaha
Ho letto 10 righe qua e là e se dovessi fare una recensione su questa recensione, la definirei pedante, di una persona triste che né il film lo ha capito, né che sia realmente un critico, ma va in giro a vantarsi di quel poco che fa, nonostante la sua chiara frustrazione. Articolo scritto con i piedi da una persona che immagino vada a fare citazionei di film anni ’30 senza però nemmeno aver visto mezzo film degli anni ’70, come senza aver letto mezzo fumetto e che ciò che ha visto non è per passione, ma per fare credere di essere una intenditrice. I film vanno osservati e analizzati, non visti così tanto per vederli. Penso che la persona che cerchi di guadagnarsi la pagnotta come può facendo la finta alternativa sia tu, perché non ti fila nessuno, evita le recensioni e torna a fare la dottoranda…
Caro Mattia,
comprendiamo la necessità di dire la propria – del resto, è ciò che anche noi facciamo – ma ti ricordiamo che ciò va sempre fatto nel rispetto dell’opinione altrui. Il tuo commento trasuda sessismo e classismo, verso una persona che non conosci e che per tua fortuna, a quanto pare, mai conoscerai. Ti invitiamo a riflettere sul tuo modo di porti verso le sconosciute.
Un caro saluto e un abbraccio
Ero curioso di leggere qualche recensione negativa dopo una pletora di positive. Per capire come sarebbe stata motivata.
Devo dire che non concordo con quasi nulla di quello che scrive il recensore (a proposito ma come sarebbero dei toni “peripatetici”??).
Non si può parlare di Batman prescindendo da… Batman.
Nel senso, non si può pretendere che Batman sia qualcosa di diverso da quello che i fumetti raccontano. Ed in tale ottica, questo Batman, per chi i fumetti li conosce, è una trasposizione quanto mai vicina.
Ci sono tantissimi elementi apprezzabili e di valore in questo film.
La sola entrata in scena della Batmobile vale da sola il prezzo del biglietto.
Nei fumetti si sottolinea spesso che Batman è il miglior detective del mondo. È un uomo, non un supereroe. E in questo film finalmente si esplorano caratteristiche mai approfondite nei film precedenti. E lo so fa bene, con classe.
Qualche difetto c’è, ci mancherebbe, ma negare le notevoli intuizioni registiche di Reeves, la fotografia e la colonna sonora magistrale è poco obbiettivo. Per non parlare del percorso dello stesso Batman dal principio (vengeance) alla fine del film (hope). Molto ben costruito.
E ci sarebbe tanto altro da dire.
Insomma, fatto salvo il diritto di critica che è insopprimibile, la recensione mi pare fatta partendo da principi e presupposti abbastanza lontani dall’universo Batman, peculiare e in alcun modo assimilabile a quello di altri personaggi supereroistici.
Peccato.
G
Tra l’altro, per fortuna non si avvicina ai prodotti Marvel. Se no sai che scempio un personaggio dark come Batman relegato alle battutine Marvel style? Non scherziamo.
Questo film è letteralmente un fumetto su Batman fatto film, gli altri Batman non erano per niente fedeli ai fumetti. Cioè è come dire che i fumetti di Batman fanno schifo, il film che ha preso ispirazione dai più belli anche come Il lungo Halloween e Anno Uno. Io ho amato ogni singolo minuto di questo film e non me ne pento di metterlo allo stesso livello del Cavaliere Oscuro
Ho letto e apprezzato, tempo addietro, ambedue. Purtroppo la trama e lo sviluppo di questo film non ne sono all’altezza. 🙁
È letteralmente un fumetto su Batman fatto film. È come dire che i fumetti di Batman fanno schifo cara Giulia, cioè il vero Batman è proprio quello di Pattinson punto. Ho amato ogni singolo minuto di questo film e non me ne pento di metterlo un pelino sotto TDK, ma quest’ultimo era il secondo film di una trilogia. Se ancora continueranno così i prossimi, questa nuova trilogia sorpasserà quella di Nolan
Ha detto le cose come stanno. Basta col politicamente corretto. Questa recensione trasuda ignoranza. Basta solo citare la totale incapacità di cogliere i riferimenti fotografici e stilistici ai noir anni ’30 (ma quali anni ’70? Dio mio… agghiacciante). Pari opportunità implica pari esposizione al ludibrio del pubblico, non discriminazione al contrario. Lei si è esposta, l’utente Mattia ha espresso l’idea condivisibile che non sappia fare il suo mestiere e che forse dovrebbe occuparsi di ciò che ha studiato. Non chiedo al medico di riparare il motore dell’auto, non chiedo al meccanico di curarmi un piede, non chiedo al biologo la recensione di un film così sfaccettato. Semplice.