Tra i film che hanno segnato il Novecento italiano c’è il capolavoro di Ettore Scola. Una giornata particolare è un’opera d’autore raffinata che apre la finestra su uno dei periodi più bui della nostra storia, alla vigilia del 25 aprile.
La settima arte ha il privilegio di mantenere viva la memoria storica, omaggiando più e più volte gli eventi che si sono susseguiti nel tempo, facendosi portavoce di racconti e personaggi che hanno caratterizzato il nostro paese. Uno dei film meritevole di essere menzionato è Una giornata particolare del 1977. Ettore Scola ha avuto la capacità di raccontare uno squarcio di storia attraverso la quotidianità di due persone comuni, medio-borghesi.
Due appartamenti, una rampa di scale, una terrazza, due attori in stato di grazia: il capolavoro.
Ci troviamo alla fine degli anni Trenta in una Roma ancora ignara della tragedia che sarebbe accaduta da lì a poco. E’ il 6 maggio 1938 ed Adolf Hitler è arrivato nella Capitale per incontrare Mussolini. La città è in pieno fermento e si mobilita per accoglierlo, facendo emergere quello che era la “fabbrica del consenso” nelle cerimonie pubbliche. Ettore Scola, però, non racconta quell’evento, ma posa la sua telecamera su un appartamento di una palazzina.
Qui troviamo Antonietta (Sophia Loren), la tipica donna italiana del periodo prebellico: casalinga, ignorante, dedita alla famiglia e alle idee filo-fasciste che le vengono inculcate dal marito. Come tutti i giorni, si occupa del focolare domestico, ma in quella “giornata particolare” rimane a casa da sola, aspettando che i sei figli ed il coniuge ritornino dalla parata. Mentre è intenta a pulire la gabbia dell’uccellino, questo vola via appoggiandosi alla finestra del vicino. Per questo motivo Antonietta è costretta ad andare a bussare alla porta dell’uomo.
E’ in questo momento che facciamo la conoscenza di Gabriele (Marcello Mastroianni), un uomo colto ed istruito, un giornalista radiofonico estromesso dal suo lavoro a causa delle sue posizioni politiche. Quando Antonietta bussa alla sua porta, l’uomo era seduto alla scrivania guardando una pistola sul tavolo. La donna è un segno inaspettato, un messaggio arrivato dal cielo per ricordarci che, anche quando non vediamo una via d’uscita, c’è sempre qualcuno pronto a farci ricredere, a donarci una speranza per il futuro.
Da questo momento in poi Una giornata particolare diventa la “giornata particolare” di Antonietta e Gabriele, un viaggio di vita durato meno di ventiquattro ore, perché forse questo bastava per raccontare due anime dell’Italia del 1938.
Lui dedica del tempo a lei, ad istruirla, a farle leggere un libro che si rivela di una forza simbolica senza eguali, a farla ballare sulle illustrazioni del pavimento del soggiorno, a raccontarle la sua vita, a confessarle di essere un omosessuale. Lei, invece, si lascia strappare via da quella sua rassegnazione quotidiana e dal pensiero di avere quel settimo figlio tanto cercato dal marito, visto che all’epoca con sette figli si otteneva uno speciale “bonus famiglia”.
Ettore Scola ci racconta due personaggi che sembrano estranei tra loro, ma sono più simili di quanto si possa immaginare. Il regista ha il merito di raccontare il periodo fascista attraverso due persone comuni a qualsiasi società, due esseri umani che una nazione fascista desidera tenere confinati nelle case o nelle prigioni: lei in quanto donna, lui in quanto antifascista ed omosessuale.
Sono proprio le vite di Antonietta e Gabriele che diventano nell’immaginario comune il simbolo del popolo italiano dell’epoca: due persone sole spaventate da un regime che ha sconvolto la loro intera esistenza.
Le strade e il dominio dittatoriale rimangono completamente fuori dallo schermo. Scola è maestro nello spostare l’attenzione su un’unica relazione, osservando da vicino due anime danneggiate. Invece che porre banalmente le domande sulle circostanze socio-economiche della vita quotidiana sotto il regime fascista, il cineasta basa la maggior parte del tempo del film su due persone che si incontrano per coincidenza e fanno in modo di alleviarsi il dolore l’uno dell’altra semplicemente essendo loro stessi, senza filtri.
Marcello Mastroianni è brillante e soave nell’interpretare un intellettuale malinconico, geniale e meticoloso nel raccontare il dolore di un uomo che deve sfuggire all’odio razziale che lo ha certificato come omosessuale. Un professionista che non può esercitare perché lo stato fascista lo costringe a negare ciò che è davvero, cercando di farlo apparire diverso per conformasi meglio agli ideali di qualcun altro.
Sophia Loren è maestosa e virtuosa nell’impersonare una donna cui le è stato fatto il lavaggio del cervello da una società che l’ha costretta a sopprimere la sua vera natura di donna, relegando il suo ruolo solo come moglie e madre. Solo dopo l’incontro con Gabriele inizia a scoprire il coraggio di riaffermarsi. Un’interpretazione raggiante, tra le migliori della sua carriera.
Nonostante sia uscito nel 1977, Una giornata particolare è proiettato con un colore marrone, quasi seppia, che ci dà quella sensazione di vedere una fotografia in movimento del 1938, anche grazie al lavoro di di Pasqualino De Santis che riflette una sorta di stato psicologico ed emotivo monocromatico imposto dall’ambiente politico che intrappola Antonietta e Gabriele in una sorta di prigione.
Una scelta intelligente, capace di enfatizzare al massimo la società opprimente, rigida e restrittiva del tempo: questo non è un posto per sognatori e persone libere, coloro che non si conformano agli ideali fascisti sono emarginate, sembra volerci dire Ettore Scola. E’ proprio il color seppia che rende l’idea del contesto che si sta raccontando: i condomini sono malandati e deprimenti, ma che forniscono lo sfondo perfetto per la storia di queste due anime fragili, danneggiate e senza lieto fine.
Tutto questo rende il film straziante, desolante e meraviglioso allo stesso tempo. Un piccolo gioiello della nostra cinematografia, dove l’ombra del neorealismo italiano si fa strada lungo tutta l’opera.
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