Ottantaquattro anni e non sentirli; a pochissimi giorni dal compleanno di Woody Allen è stata rilasciata la sua ultima creazione “Un giorno di pioggia a New York”, tra i cui attori principali figurano Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez e Jude Law.
Non solo regista, ma anche attore, scrittore, comico e sceneggiatore: Woody Allen vanta una carriera che si è snodata per la quasi totalità della sua vita.
Nato nel 1935 nel quartiere di Flatbush, Allan Stewart Königsberg diventerà ufficialmente Woody Allen solo nel 1952 quando cambierà ufficialmente nome in Heywood Allen – nome utilizzato alcune volte in teatro, ma mai ufficialmente –. Ancora prima di esordire sul grande schermo, Allen compone dei monologhi e delle stand-up comedy già durante gli anni delle superiori. In realtà la sua vocazione cinematografica si fa sentire molto precocemente, quando, all’età di tre anni, quello che sarà uno dei registi più prolifici a livello mondiale vide “Biancaneve e i sette nani” del 1937. Dopo diversi anni trascorsi nella scrittura di pezzi per la televisione di carattere prevalentemente comico, Il suo esordio come regista si colloca nel 1966 con “Che fai, rubi?”, che è in realtà un rimontaggio del film giapponese “Kokusai himitsu keisatsu: Kagi no Kagi” del regista Taniguchi, uscito l’anno precedente. Da quel momento in avanti, l’iter di Woody Allen verso il successo planetario si distende a cadenza quasi annuale fino ad oggi.
Una personalità, la sua, fortemente plasmata dall’esperienza della psicanalisi, che occuperà la sua vita per più di trent’anni e s’interromperà soltanto dopo il terzo matrimonio del regista con Soon-Yi Previn. Molti film di Allen recano quest’impronta psicologica, alla quale lui stesso intreccia l’altro caposaldo del suo stile cinematografico che è l’ironia.
“I miei film sono una forma di psicoanalisi, salvo che vengo pagato io, e questo cambia tutto!”
In una recente intervista di pochi mesi
fa a cura dell’emittente francese France 24, il regista newyorkese ha rimarcato
il proprio amore per Manhattan, che è poi l’ambientazione del suo nuovo film. Preferisce
lavorare nel distretto dal momento che, abitandoci, rappresenta una grande
comodità, considerando che non è costretto a spostarsi in hotel per mesi come
accade quando gira film in Europa. Ad ogni modo, questo affetto non è
circoscritto solo alla convenienza logistica; Allen ama Manhattan in sé per sé,
un po’ come se fosse il suo “posto nel mondo”.
Il regista ha anche parlato del suo rapporto con l’Europa e su quanto si senta
apprezzato nel nostro continente, forse ancor più che in America. Se un suo
film non piace negli Stati Uniti, sicuramente piacerà in Europa. Ha anche
espresso delle considerazioni riguardanti i processi insiti nella produzione
cinematografica e dalle sue idee possiamo dedurre un certo perfezionismo: Woody
ha affermato il modo in cui generalmente per lui un film, appena dopo il
montaggio, non sia in realtà bello così come lo s’immaginava durante la
produzione. Questo genera addirittura un senso di delusione che lo porta a
voler eseguire svariati ritocchi, capaci di portargli via anche mesi; anche
dopo tutto ciò, non arriva comunque ad essere soddisfacente come quando lo
aveva scritto.
Un vero e proprio stacanovista, tenendo conto del fatto che alla sua veneranda
età il suo pensiero principale è ben lontano dalla pensione.
“I haven’t thought of retiring. I mean, I don’t have to make movies, you know, if people didn’t want to finance my movies I’d be very happy working in the theatre or writing books. But I like to get up and write, I don’t like to just get up and do nothing.”
“Non ho pensato di andare in pensione. Voglio dire, non sono costretto a fare film; se le persone non volessero finanziare i miei lavori mi piacerebbe molto lavorare a teatro o scrivere libri. Ma mi piace alzarmi e scrivere, non rimanere senza fare nulla.”
Giulia Di Persio
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