Quando incontro RIZZO, è vestita come una diva appena scesa dal palco. Le unghie perfettamente curate, il trucco a punto e il passo sicuro di chi ha alle spalle più di quanto non si pensi.
Parliamo tra un muffin e una piadina, come due compagne di scuola che si raccontano la vita all’ora di pranzo, perché lei è proprio come le sue canzoni: diretta, all’occorrenza tenera, leggera.
Basta un breve salto sul suo Spotify per capire che è in giro da un po’, ma un conto è fare musica e un conto è fare la propria musica: con la sua Bonjour Adieau lei finalmente ci regala quello che ha dentro, ma è stato un percorso lungo. Ne abbiamo parlato insieme.
RIZZO, infatti, nasce Alessandra Rizzo a Campobasso (in Molise, sì esiste). E cresce immersa nella musica grazie alla mamma pianista, che la sostiene iscrivendola prima a un corso di danza e poi in Accademia. “Ho capito che la musica era la mia strada in modo molto naturale: prendere delle scelte e fare sacrifici per la danza mi pesava, invece per il canto facevo tutto”, mi racconta.
Cantare sì, ma cantare cosa? All’inizio, il canto era solo voce e pianoforte: perfezionare la tecnica, interpretare canzoni di altri. “Però sono sempre stata curiosa di scoprire il mondo della musica: i miei primi produttori mi hanno lanciata su un sound che non conoscevo e ho voluto provare, sperimentare fuori dalla mia comfort zone”, continua.
E buttarsi in cose nuove è il miglior modo per conoscersi: se non sai quello che vuoi, almeno capisci quello che non vuoi. Così è capitato anche a lei, che si è ritrovata ad essere un’artista diversa da quella che avrebbe voluto essere: “Mi sono chiesta: mi ascolterei se non fossi io? Mi piacerei? E la risposta era no, quindi ho varato”.
Passando per il mondo del rap, per esempio, dove ha conquistato i cuori sia di Emis Killa che di Mostro (solo per dirne due) e ha collaborato regalando la sua voce e la sua prospettiva a diversi brani. “Di rap ne ascolto tanto e anche se non voglio far parte al 100% di questa scena è stato bellissimo conoscere questi artisti”, mi ha raccontato. “Anche perché non solo mi hanno dato consigli, ma anche tante soddisfazioni: Mostro per esempio aveva un brano in cui serviva una voce femminile ma la voleva pitchata. Alla fine gli è piaciuta così tanto la mia registrazione che l’ha tenuta così com’era”.
Mentre piano piano il sound si andava a definire, RIZZO ha cominciato a lavorare sulla scrittura.
“Io in realtà ho sempre scritto, soprattutto poesie, ma non so perché non ho mai pensato potessero diventare canzoni”.
Eppure sa scrivere, sa cantare, sa trasporre le emozioni in forma scritta: cosa le manca?
La scrittura è un processo totalizzante, che dà tanto, ma solo se si ha il coraggio di perdere – immancabilmente – una parte di noi. Impone di mettersi in gioco, mostrarsi vulneraili ed essere pronti a giudizi e critiche. “Vengo da un paese piccolo nel Molise, appena fai qualcosa lo vengono a sapere tutti. Io sono fortunata perché ho sempre avuto un’attitude positiva: non mi interessa di quello che pensa la gente, voglio fare quello che mi fa stare bene e non mi lascio fermare”.
Così dalle critiche e dai mormorii cominciano a levarsi i primi complimenti, le ammirazioni e infine si trova il coraggio di fare il grande salto e partire. Oggi RIZZO infatti vive a Milano, è autonoma e fa quello che ha sempre sognato di fare: “Ho il sostegno della mia famiglia – che amo – e di tante persone, che mi dà forza e mi sprona a non deludere nessuno”.
Ma anche a non scendere a compromessi sulla propria arte e la propria narrazione: “Sta per uscire un brano di cui vado tanto fiera, ma scriverlo non è stato semplice. Mi rivolgo alla mia famiglia dicendo cose che non avevo mai detto ad alta voce, mi mostro per come sono a tutti”.
E guardandola oggi, anche se lei dice di essere nel momento di lancio, la si vede già matura come chi ha stracciato il nastro del traguardo. Per questo, dopo aver sentito tutta la sua storia ed essermi immersa nelle sue canzoni – da Nagano a Bonjour Adieau – non posso che dirle, con sincerità: “Hai fatto bene”.
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