Soen: Alla scoperta di Memorial con Lars Ahlund (INTERVISTA)

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Con il rilascio di Memorial, sesto album in studio, i Soen tornano sulle scene in modo energico e rinnovato. Andiamo a scoprire, in compagnia del chitarrista Lars Ahlund, i background dietro l’ultimo lavoro della band progressive metal svedese.

Memorial è il vostro nuovo album. Sembra portare con sé i tipici tratti del suono dei Soen con, però, qualche novità. Cosa è cambiato con questo nuovo lavoro?

Lars: Penso sia un poco più aggressivo dei nostri precedenti album, anche se resta comunque piuttosto bilanciato. Le canzoni “dure”, però, suonano più “dure”. Abbiamo anche optato per un mix più moderno e potente. Volevamo portare quanta più energia possibile in Memorial con canzoni che fossero energiche e divertenti da suonare dal vivo.

Parlando sempre di Memorial, qual è il main focus dell’album, su cosa si incentra lo storytelling, quali sono i temi? Insomma, cosa avete cercato di comunicare questa volta?

L: Noi scriviamo sempre del mondo attorno a noi, del modo in cui guardiamo alla società e di come riteniamo tutti dovremmo comportarci dentro di essa. Adesso, ovviamente, vi è anche la guerra in Ucraina. Il nostro bassista è ucraino e il tema ci ha colpito particolarmente. La guerra ha influenzato la sua vita, quella della sua famiglia e, di conseguenza, l’intera band. È stato quindi naturale avvicinarsi al tema e scriverne a riguardo.

“Volevamo portare quanta più energia possibile in Memorial con canzoni che fossero energiche e divertenti da suonare dal vivo”

soen bologna
Secondo a partire da sinistra, Lars Ahlund.

Quindi cercate, di base, di dipingere il mondo che vi circonda. Sentite mai, come musicisti, il peso del cercare di comunicare con le persone vi ascoltano, del tentativo di dire qualcosa di importante, lasciare un messaggio?

L: Personalmente sono molto felice di essere in un gruppo di persone che non hanno paura di parlare o sollevare certe tematiche. Insomma, se qualcuno vuole solo scrivere canzoni d’amore e favole non ho niente in contrario. Sono anche molto carine da sentire. Per quanto riguarda noi, però, sono fiero di essere in una band capace di confrontarsi con tematiche più complesse. Anche se non siamo dei politici abbiamo le nostre piattaforme e possiamo usarle. Alle volte lo facciamo, ma non sempre, perché siamo comunque anche una rock band. Però quando emergono temi come ciò che succede in Iran o in Ucraina per noi è naturale volerne parlare.

Quando scrivete musica, cosa viene prima? La composizione della componente musicale o magari l’ispirazione basata su un tema particolare di cui volete parlare e che influenza il risultato finale della canzone?

L: In genere tutto parte da Martin (Lopez) che colleziona canzoni ed idee per un certo periodo. Lui ha iniziato il progetto e ne è il principale compositore. Insomma, si arriva al punto in cui potrebbe avere anche quaranta canzoni se non di più. Poi dopo assieme a lui cerchiamo di capire cosa ci ispira di più, abbozziamo magari qualche linea di testo, titolo ecc. Dopo di che arrivo io e iniziamo a lavorare su arrangiamenti, strutture, costruire le parti della canzone pezzo dopo pezzo. Quando tutto ciò è finito, iniziamo a lavorare sui testi. In genere è Martin a occuparsene principalmente con, ovviamente, l’input di Joel perché sai, è davvero molto bravo nel trovare keylines davvero forti, frasi che hanno una certa potenza. Inoltre è un topliner fantastico. Abbiamo sviluppato questo modo di lavorare negli ultimi due anni e lo trovo davvero eccezionale.

Sono fiero di essere in una band capace di confrontarsi con tematiche più complesse…anche se non siamo dei politici abbiamo le nostre piattaforme e possiamo usarle

In Memorial vi è il segno dell’Italia grazie alla collaborazione di una delle nostre cantanti più importanti e note, Elisa, che ha prestato la sua voce per Hollowed. In che modo una cantante pop italiana si è ritrovata in un album dei Soen?

L: In sostanza avevamo una canzone che era stata composta come un duetto e già avevamo in mente di volere una controparte femminile. Non facciamo molte canzoni d’amore sai ma beh, eccone una. Volevamo davvero una controparte femminile e stavamo pensando a diverse cantanti quando il nostro manager, un ragazzo italiano che vive a Roma, stava lavorando con lei. Quando ha saputo della nostra idea ci ha detto “Beh, potrei chiedere ad Elisa, potrebbe rifiutare ma perché non provare”. Abbiamo allora iniziato ad esplorare la sua musica, sentire la sua voce e ci siamo così innamorati delle sue doti canore. Ha una voce davvero stupenda. Quando ha accettato la collaborazione eravamo davvero felici. Ha fatto un lavoro straordinario sulla canzone.

Insomma, Memorial è il vostro sesto album e viene da un percorso ormai più che decennale, iniziato tra 2010 e 2011. Cosa sono i Soen, oggi?

L: Questa è una bella domanda. Siamo davvero contenti con ciò che abbiamo oggi. Stavo per dire che abbiamo trovato il nostro sound, ma in realtà non possiamo sapere se un domani prenderemo una strada completamente diversa. Non me la sento di dirlo perché abbiamo ancora voglia di esplorare. La lineup, tra l’altro, ha subito diversi cambiamenti negli anni, ma il gruppo che abbiamo adesso è estremamente forte, ci sta una bella atmosfera tra di noi e tutti vogliono essere sul pezzo e spingere per la band, per fare un live migliore, un album migliore. Vi è tanta energia positiva nel gruppo. È una band fantastica di cui fare parte.

“Ci sta una bella atmosfera tra di noi e tutti vogliono essere sul pezzo e spingere per la band, per fare un live migliore, un album migliore…”

Soen Memorial

Sempre parlando di sound: vi è ancora questa grande misconception sul metal, visto come un genere che deve necessariamente essere nerdy, con un sound duro, voci dure ecc. Fortunatamente, con band come i Soen abbiamo modo di vedere come possano essere messi d’accordo un metal forte e pungente con sonorità più pop e delicate, che è un connubio che da ascoltatore apprezzo particolarmente. I vostri ritornelli, ad esempio, sono quasi sempre estremamente cantabili. È questa peculiarità delle vostre canzoni espressione di una necessità, di qualcosa che tentate di fare, o vi viene naturale?

L: Allora, il sound dei Soen, anche dopo tanti cambiamenti, ha sempre avuto quel mix tra una parte più emotiva e soft unita a parti più pesanti ed intricate ma ecco, è qualcosa di cui non possiamo privarci altrimenti non sarebbe più divertente. Ascoltiamo diversi generi musicale, prendiamo ispirazione da qualunque cosa e non sentiamo di doverci limitare perché siamo una band metal. Se ci piace un ritornello pop allora faremo un ritornello pop, non abbiamo paura di esplorare diversi tipi di sonorità. Inoltre le prime esperienze di Joel, Martin e me risalgono agli anni ottanta, l’era dove i grandi ritornelli erano molto popolari, circondati da band hair metal, grandi ballate, Michael Jackson ecc. Insomma, quell’epoca ha segnato le nostre prime esperienze musicali.

Com’è essere un musicista metal nel 2023?

L: Per noi è stupendo. Ci divertiamo e vediamo la band crescere di giorno in giorno. Ogni anno abbiamo sempre più pubblico e questo rende davvero entusiasmante vedere a che punto siamo adesso. Tutto va in una direzione di cui siamo soddisfatti. Oggi la musica sarà cambiata, ma essere un musicista non è così diverso da come era un tempo. Inoltre è la vita che ho scelto, alle volte è dura, lontano dalla tua famiglia, viaggiando continuamente, tante attese, tanti aereoporti, backstage claustrofobici ecc ma alla fine ne vale assolutamente la pena nel momento in cui sei sul palco ed interagisci con il tuo pubblico!

Ultima domanda: la tua canzone (dei Soen) preferita?

L. Va bene se dico Memorial? Perché sai, sono così felice di questo album e anzi, un’altra delle mie preferite è Hollowed, quella con Elisa. Si, direi queste due. Però se dovessi farmi la stessa domanda tra un anno probabilmente la risposta potrebbe essere diversa!

Lorenzo Natali
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