Luca Fainello è da solo, per l’intervista: suo fratello Diego è in studio di registrazione. Non c’è che dire, i Sonohra non si fermano mai, neppure con un album appena uscito.
Ho fatto di tutto per impedirmi di fare pessime figure, vista la mia insana passione per la band fin da quando avevo dieci anni (ne ho già parlato ampiamente nella mia recensione all’album Liberi da Sempre), ma non so se ho fatto un buon lavoro. In ogni caso, Luca è stato estremamente gentile e cordiale.
L’intervista a Luca dei Sonohra
Ciao Luca! Com’è essere tornati dopo tutto questo tempo?
L: Il ritorno è stato qualcosa a cui abbiamo pensato ancora nei mesi scorsi, quasi un anno fa ormai. Tutto è nato quando abbiamo messo su TikTok uno spezzone de L’amore, da lì il brano era diventato virale e conseguentemente è arrivata l’idea di rifare tutto il primo album, di creare questo remake, visto che comunque eravamo distanti dalle scene da quel percorso musicale che avevamo cominciato con Sanremo nel 2008 da ben 14 anni. Quindi, il fatto di far sentire il nostro primo album con le voci diverse e con una consapevolezza diversa era una cosa che ci stimolava molto, e da lì è nato Liberi da Sempre 3.0.
Io credo che questo album sia servito tantissimo a farvi conoscere e riscoprire anche dalle nuove generazioni, no?
L: Sì, sicuramente, infatti vediamo che ai concerti il pubblico è molto eterogeneo: la maggior parte del pubblico è quello che ci seguiva allora e che era composto da ragazzini e ragazzine che adesso sono diventati grandi, ma ci sono anche le nuove generazioni, che magari sono curiose, o perché conoscono quel brano, quindi hanno anche voglia di informarsi su tutto il resto, e questa è una bella cosa, ecco.
Parlando di tempistiche, invece, perché uscire ora con questo album, anziché aspettare il 2023 per i 15 anni da Sanremo 2008?
L: Beh, in realtà non abbiamo fatto questi calcoli, non ci abbiamo pensato. Più che i quindici avremmo dovuto fare i venti, allora, ma…sarebbe passato troppo tempo! Abbiamo pensato solo a ricreare un po’ quel percorso che si era interrotto, ma anche perché c’è veramente un gran ritorno alla musica di quegli anni: questo particolare periodo è anche tornato tanto di moda, quindi è giusto seguire questa tendenza, per far conoscere da dove siamo nati e anche il nostro primo disco, che per noi è stato fondamentale.
Parlando anche dei vostri concerti, come Sweet Home Verona, credo che molti fan, anche della mia generazione, grazie a voi si siano avvicinati a Clapton, ai Dire Straits, a BB King…
L: Diciamo che quella è stata una cosa molto carina, e ci fa piacere aver contribuito nel far conoscere una musica più old a quelli che all’epoca erano più giovani, ecco.
Avete mai pensato di tornare ancora più indietro e ricantare canzoni precedenti a Liberi da Sempre, come Se tu ci sarai, Se tu te ne vai, Come tu mi vuoi eccetera?
L: Qualche mese fa c’era venuta l’idea di farle uscire di nuovo, di magari mettere uno di questi brani in un live, però adesso crediamo sia importante e opportuno lavorare su questo progetto “nuovo”, e poi per il futuro concentrarci maggiormente sugli inediti, anche quelli che verranno scritti prossimamente, perché anche a livello di sound potrebbero tornare proprio al nostro sound originale, quello di Liberi da Sempre.
Parlando proprio di sound, chi sono state le vostre ispirazioni per le nuove canzoni dell’album dei Sonohra? Perché in Cosmopolitan e in Fino a farmi male ho sentito molto il Raf di Self Control…
L: Assolutamente, diciamo che siamo stati influenzati tanto dal sound degli anni ’80, c’è stato un ritorno prepotente della musica di quel periodo nell’ultimo anno, a partire da artisti internazionali come The Weeknd e Bruno Mars che ci hanno sicuramente influenzati, ma la matrice originale sono proprio gli anni ’80, tutto quel filone che comprendono anche Prince e altri. La sottile differenza, invece, è forse il brano che si avvicina di più al nostro sound originale, essendo una canzone piano e voce…
Un po’ come lo erano I Believe, le prime, insomma…
L: Esattamente. Diciamo che è la canzone che fa più da collante fra quello che faremo in futuro e i primi Sonohra.
Quale sarà il prossimo singolo per i Sonohra? Possiamo già saperlo?
L: Diciamo che ci stiamo pensando, o meglio, lo sappiamo già, probabilmente anche il nostro pubblico si aspetta una determinata cosa, però lo spoilereremo nelle prossime due settimane. Adesso capiremo un po’ come muoverci, il nostro intento è quello di dare una lunga vita a questo progetto, quindi non far uscire singoli uno dopo l’altro a distanza di venti giorni/un mese, ma farne uscire uno più avanti, uno in autunno e così via. Ci sarà un po’ da dire ancora su questo album!
E il tour, invece? È già in programma qualcosa, qualche data è già stata decisa? Dopo le prime tre, sold out in pochissimo…
L: Assolutamente sì! Adesso annunceremo anche le altre date confermate, questa settimana sui nostri social, la prossima in ordine di tempo è il 22 giugno a Sassuolo, allo Youth Festival, e poi ce ne sono altre, la settimana dopo saremo in Calabria, ma in ogni caso, nei prossimi giorni daremo già tutte le news.
Ultima domanda, un po’ bizzarra: anni fa, all’inizio della carriera come Sonohra, avete cantato la sigla italiana di Ufo Baby. Oggi quale canzone dei cartoni animati cantereste a modo vostro?
L: Se dovessi cantare la sigla di un cartone oggi…della mia epoca o di quelli nuovi? (ride) Beh, se devo scegliere direi Kenshiro, che era uno dei miei cartoni preferiti di quando ero bambino!
Non posso che ringraziare Luca per questa breve ma meravigliosa intervista. E io non vedo l’ora di rivederli in concerto, sperando che facciano tappa anche a Varese o dintorni!
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