All the Colors of the Sky: Veronica Fusaro ci insegna a respirare il sole – Intervista

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A due anni dall’EP “Sunkissed”, Veronica Fusaro è pronta a tornare sulla scena. “All the colors of the sky” è il suo primo album ed è uscito lo scorso 20 gennaio per deepdive records/Artists First. I brani spaziano dall’irresistibile pop al soul, a tratti blues e toccano temi che vanno in profondità sia per quanto riguarda i brani più autobiografici, sia per quelli con temi più generici.

Ho avuto il piacere di strapparle una chiacchierata a quasi una settimana dall’uscita dell’album, mi sono ritrovata molto nelle sue parole e abbiamo avuto modo di parlare un po’ di “All the colors of the sky”.

L’album parte col botto: “Cry me an ocean” è un pezzo di apertura bello forte e d’impatto. L’artista preme per una libertà che deve essere al centro della relazione perché lei stia bene, deve essere protetta e custodita oppure porta ad una rottura. Segue poi “Summer lightning”, un brano che sa d’estate, ma che nasconde un significato malinconico. Una relazione che non funziona più, rovina con la sua pioggia anche le giornate più serene della stagione migliore. Infine, “I don’t remember (You)”, distaccata ma più serena, che rappresenta la volontà di riprendersi i propri spazi e lasciarsi alle spalle una persona tossica.

“Il tuo album parte con Cry me an ocean e anche le canzoni che la seguono fanno pensare ci sia un filo conduttore. È autobiografica questa canzone?”

Sì molto, come tutte le canzoni dell’album anche questa parla di una storia che mi è successa e non mi ha fatto dormire, così ho finito per farne musica e canzoni.

“Because they love you” è forse la canzone più complessa e interessante. Non racconta di amore, ma di una scena ben precisa che funge da metafora. La canzone che mi ha fatto più pensare è Because they love you, mi sembra una canzone molto particolare. Me ne parleresti?”

È nell’album anche se non è una canzone che parla di relazioni. Ogni tanto sono semplicemente io che osservo questo mondo, questa società, e commento. Because they love you è proprio questo: un commento sulla società. Nella mia testa io sono il personaggio che racconta, sono seduta vicino a un fuoco con un bicchiere di vino e racconto questa storia di un circo e delle persone che vivono in questo circo. Il finale dello show lo racconto nella canzone: succede un casino! Comunque, poi ognuno può farne l’interpretazione.

“Mi ha fatto pensare molto anche al mondo dello spettacolo, a noi giovani e noi donne cehe dobbiamo sempre apparire e tenere conto di quello che le persone pensano di noi.”

Anche per me questo è stato uno dei riferimenti. Questa ossessione per lo spettacolo, per trovare spettacolo in ogni momento della vita. non c’è un attimo di riposo e ci arrivano tantissime informazioni e immagini. Dimentichiamo di fermarci nella vita. Tantissimi dei brani che appaiono nell’album sono in realtà stati scritti molto prima. È il caso di “Wreck me”: una canzone con ritmi che ricordano l’indie-pop.

veronica fusaron intervista

“Ci sono canzoni come Wreck me che sono cresciute con te, quindi.”

Esatto, Wreck me è la canzone più vecchia. La prima che ho scritto per l’album, l’ho scritta sei anni fa, abbiamo fatto un bel viaggio: l’avevo già prodotta due volte, ma non mi convinceva e alla fine con la produzione di Moses (Van Den Bogarde, ndr) in Inghilterra ho trovato il pezzo giusto da mettere nell’album.  

“Sei stata aiutata da produttori importanti. Secondo te anche i luoghi in cui hai registrato e prodotto hanno influito sull’album?”

Penso di sì, in realtà non volevo andare per forza in Inghilterra, ma i produttori con cui volevo lavorare erano tutti lì. Anche lo studio era lì quindi sono andata a Londra: è una città a livello musicale molto importante, una metropoli con una marea di musicisti bravissimi che vivono la musica con tutto il corpo. Ho avuto l’opportunità di lavorare con gente con un sacco di talento.

“Tra l’altro tu in Regno Unito hai fatto un esordio importante, hai suonato al Glastonbury!”

Esatto! Quella è stata un’esperienza davvero indimenticabile, bellissima. Il festival è gigantesco, sembra una città. È stato molto bello.

“Mi è sembrato che nelle tue canzoni ci siano molti rimandi al Sole anche con significati diversi, ma soprattutto è unito al ritrovare la libertà. Come a dire: ‘Questa situazione non mi appartiene, torno al posto in cui appartengo, alla luce e al Sole’. Ti senti legata a questo elemento?”

Sì, hai fatto una bella osservazione, apprezzo! Sono molto reattiva al Sole, alle nuvole, all’inverno… Ora guardo fuori dalla finestra e vedo una coperta di nuvole e questo mi intristisce. Al Sole connetto anche bellissimi ricordi, l’estate con gli amici… è proprio un altro sentimento, mi sento più felice quando c’è il Sole, più sana addirittura! Questo sentimento mi piace usarlo anche nella musica.

“Weekend – per cui hai realizzato anche un video – mi ha dato ‘vibes da GenZ’ con la scena nel supermercato. Pensi che la tua giovinezza sia importante per il modo in cui scrivi le canzoni?”

Io mi trovo un po’ in mezzo, sono 1997, mio fratello è molto GenZ e quindi capisco bene tutte e due le generazioni. A livello musicale il modo in cui si cresce influenza molto, penso sa una cosa molto naturale. Il modo in cui veniamo cresciuti ci influenza senza che ce ne rendiamo conto, sia in come parliamo che in come facciamo musica.

“Tu hai origini italiane infatti, sei legata a questa parte di te? Vieni spesso?”

Sì molto! Ho il papà italiano, viene dalla Calabria e mia nonna abita ad Acri. Da quando avevo tre mesi vengo quasi ogni anno e con l’Italia so di avere bellissimi ricordi per cui nella mia mente è una visione romanticizzata. Penso all’estate, al buon cibo, alla famiglia… Ci tengo tantissimo alla famiglia e anche alla musica!

“E allora tornerai presto?”

Mi farebbe tanto piacere suonare in Italia!

Se anche l’album procede con i singoli “Fool” e “Beach” (che Veronica è felice di apprendere sia la mia preferita), la nostra chiacchierata si sposta però direttamente sul finale. L’album si chiude con “Don’t be so hard on yourself”, anticipate da “Better with you”, ma per tematiche mi sembra più interessante “Grey colored sky” e quindi ne parliamo un po’.

“Questo brano è più lento rispetto agli altri. Forse è l’unica in cui hai lasciato i colori e le musiche allegre per fare arrivare più la malinconia?”

Sì l’ho scritta in un momento in cui il cielo era grigio e mi sentivo persa e sola, ma la canzone parla anche di una persona che mi fa sentire un raggio di sole che sbuca tra le nuvole. Anche se è avvolta in una strumentazione triste, col piano, ho creato un sentimento agrodolce.

La sua voce calma e allegra è lo strumento più degno di nota perché trasmette la sicurezza di chi sa quanto vale e sa dove vuole arrivare. Dopo aver rinnovato i miei complimenti sentiti a Veronica, ci siamo salutate. Suonava come un: “A presto!”.

Giulia Scolari
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