Willie Peyote, l’intervista all’artista dall’outfit giusto

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Intervista al nichilista torinese Guglielmo Bruno, in arte WILLIE PEYOTE, che preferisce definirsi così perché dire rapper fa subito bimbominkia e dire cantautore fa subito festa dell’unità.

Ciao Guglielmo, domanda introduttiva generale: cos’è per te l’INDIE e cosa ti mantiene ancora INDIPENDENTE?

Mi rendono indipendente una serie di cose..il fatto di autoprodurmi in primis, poi è anche una questione di scelte e di pensiero. Per me l’Indie è un approccio alla musica, un modo di dare. Non è più un genere, ma una serie di scelte che ti fanno essere Indie.

Partirei dall’inizio e andrei a alla fine : da “IL MANUALE DEL GIOVANE NICHILISTA” a “LA SINDROME DI TORET” cosa è cambiato? Ieri chi eri e oggi chi sei?

Sicuramente sono cambiato io, sono cresciuto tanto..22/30 sono un bel po’ di anni. Sono cresciuti con me i miei dischi, non è cambiata la mia rabbia ma è cambiato il mio modo di esprimerla, di scriverne.

Ascoltando la tua musica si notano diverse influenze, dai The Clash a Luigi Tenco. Ora non vorrei parlare di loro, anzi, vorrei chiederti se quando hai iniziato a scrivere c’era qualche autore da cui hai cercato di allontanarti completamente. Perché?

Mi sono allontanato dai mordi e fuggi della musica.  La musica deve essere intrattenimento e pensiero. Mi sono allontanato da un approccio “pop” e non da un artista in particolare, ma da alcuni modi di concepire la musica, di pensare la musica.

Qualche tempo fa sei stato da Fazio e “IO NON SONO RAZZISTA MA” ha provocato l’indignazione di Maurizio Belpietro che ti affibbiava l’accusa all’Italia di essere Xenofoba.
Vogliamo dire qualcos’altro per fare incazzare Belpietro (tutti sappiamo quanto ti piace farlo)? 

Credo sia occupato con qualcos’altro in questo momento, quindi lasciamolo stare.
Però sono contento che personaggi come lui siano indignati, questo significa qualcosa…poi chi si sente offeso da quel brano, sta ammettendo la propria colpa.

Finite le provocazioni, vorrei parlare della tua scrittura e delle tue abitudini. Ammetto di aver sbirciato varie interviste e di aver trovato molte domande interessanti e altre meno. Una domanda che quasi mai fanno è: quando scrivi, componi dove lo fai?  Sei legato a rituali?

Fortunatamente riesco a scrivere un po’ dovunque. Con il tempo ho imparato a farlo destrutturando i vari modus operandi e non dovendo più essere legato a luoghi o a modi precisi riesco a scrivere mentre faccio altre cose, come guidare, mangiare. Sono legato a questa cosa del fare più cose allo stesso tempo, però non modus precisi.

Siamo quasi ad un anno dall’uscita del tuo ultimo lavoro. Tra quanto vedremo qualcosa di nuovo?

Per adesso nulla, al momento lavoriamo..però per ora non so quando e non so come uscirà qualcosa.
Dopo la fine di quest’ultimo tour ci penseremo seriamente e sicuramente sarà qualcosa di diverso da come è stato fino ad ora. Questo è sicuro.

C’è qualcosa che ti critichi? Cosa rifaresti e cosa non rifaresti di tutto questo tuo percorso?

Salvo tante cose, perché in quel momento erano il meglio che io potessi fare…ma se potessi rifarei tutto. Però con il tempo ho capito che forse quello che fai, spesso è il meglio che puoi in quella fase ed ho imparato ad accettare le cose per quello che sono.

Ti saluto con un gioco: scegli un tuo collega indipendente a cui inviare un messaggio, una nota di stima, un vaffanculo, chiedere un featuring, io proverò a sentirlo ed aprirò la sua intervista con il tuo appello. Chi scegli e cosa senti di dirgli?

Prima che tu risponda devo dirti che sei stato nominato da Riccardo dei #PTN che dice “Vorrei dire a Willie Peyote, che l’altro giorno ero a prendere il pane e un ragazzino, tredicenne tipo, cantava una sua canzone e questa cosa mi ha messo davvero di buon umore e quindi mi ha fatto comprare più pane fresco. Quindi gli vorrei chiedere..se vuole dilapidarmi facendomi comprare sempre più pane, perché scrive sempre più canzoni belle e diventa sempre più famoso o se vuole fermarsi così non spendo tutto il mio patrimonio in pane fresco?

(Una grossa risata) Dico a Riccardo che gli regalerò del pane e che sono molto contento del suo pensiero, ci vogliamo molto bene..magari un giorno farò qualcosa proprio con loro, nonostante le diffrenze potremmo fare tante cose insieme. Poi sono molti quelli con cui vorrei lavorare, quindi ti cito Anderson Pack che non è Indie e che non mi risponderà mai.

(Articolo originariamente apparso a firma del sottoscritto su Inside Music Italia)

Fabiana Criscuolo
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