I prati dopo di noi è il nuovo romanzo dello scrittore padovano Matteo Righetto che racconta una storia simbolica sul destino dell’umanità dal forte carattere etico e ambientalista.
Bruno, il gigante buono del maso Gamper, è il protagonista de I prati dopo di noi. E’ un ragazzo molto speciale. La sua inarrestabile crescita, che da poco più che adolescente lo fa superare in altezza il fratello maggiore, impressiona e spaventa gli abitanti di Corzes, località alpina ai piedi del monte Sole. La sua gentilezza e il suo buon cuore diventano oggetto di scherno; il candore con cui si relaziona al creato viene guardato con sospetto, rivestito da insulti e derisione.
Bruno ama e rispetta il mondo che lo circonda: ammira gli alberi, gli animali, osserva con tenerezza e stupore fiori e insetti, ne ammira affascinato i colori e le sfumature. Il giovane comunica con loro, capace di coglierne i messaggi dall’aura colorata che pervade le creature innocenti e pure di cuore come lui.
Purtroppo il mondo di Bruno sta cambiando: alla morte dei genitori, il fratello Uto si sbarazza del proprio ingombrante fardello, conducendolo al monastero di Marienberg, dove il giovane entrerà a far parte della comunità come monaco converso.
Bruno è un gran lavoratore, silenzioso e paziente; ben presto viene affiancato a padre Isak, saggio monaco del Nord dal quale apprenderà l’antica arte della produzione del miele e di altri prodotti dell’alveare. Le api, creature preziose, ultime superstiti della loro specie, sono protette con cura e dedizione.
Il giovane sembra aver trovato il proprio posto nel mondo, ma l’equilibrio instabile della natura, sofferente e arsa, si incrina, irrompendo con furore nelle lente consuetudini della vita monastica. Le fiamme divorano il bosco, le stanze e le mura dell’edificio, impassibili di fronte al giudizio divino. Bruno rimane solo, poggia sulle sue spalle un gravoso compito: le api devono essere tratte in salvo, condotte sull’Ortles, laddove la presenza del ghiacciaio significa possibilità di impollinazione e rinascita.
Il gigante buono parte conducendo con sé le arnie. Il suo sarà un viaggio solo in parte solitario. Si sa, le anime affini si incrociano, si riconoscono; altri messaggeri, ognuno con la propria storia e i propri turbamenti, accompagneranno Bruno verso la meta tanto agognata.
In poco più di 170 pagine de I prati dopo di noi l’autore ci trascina in una storia potente, poetica e profonda.
Il mondo in cui è ambientata la coraggiosa vicenda di Bruno potrebbe essere definito distopico, una rappresentazione catastrofica di un futuro possibile che, durante la lettura, pagina dopo pagina, va manifestando con sinistro presentimento una realtà irrimediabilmente vicina a noi.
Le Alpi non conoscono più il manto bianco e soffice della neve, le specie animali e vegetali autoctone sono state soppiantate da altre, adeguandosi con maggiore facilità a un clima arido e soffocante. Il caldo appare prima avanzando lentamente, come una cortina plumbea e opprimente; tramuta il paesaggio, soffoca la terra, incendiando con ferocia improvvisa tutto quanto.
Il grande antagonista della storia si cela minacciosamente dietro le fiamme che divorano lembi di terra e sciolgono lingue di ghiaccio; il nemico della Terra, mai citato ma onnipresente, si sabota e si distrugge, proprio perché è l’unica creatura destinata a scomparire irrimediabilmente. Ce lo conferma Bruno, portavoce delle sagge api, che ci ricordano come solo l’uomo, vittima e carnefice, sia destinato a scomparire, particella infinitesimale di un grande disegno in cui è andato arrogandosi il titolo di dominatore.
“Guardati intorno: anche qui ci sono sempre meno boschi… Quando scompariranno le piante e le api, allora scomparirà anche il mondo.”
I prati dopo di noi
Bruno sospirò e sembrò pensarci su. Dopo un istante di silenzio disse: “E’ l’uomo che finirà, non il mondo. Me l’hanno detto proprio loro, le api”.
La conclusione, delicata e potente, de I prati dopo di noi ci dimostra come la Vita non va esaurendosi: il viaggio di Bruno e dei suoi compagni non è stato vano perché un gesto d’amore verrà sempre ripagato con altrettanto amore e speranza. Mai come in questo libro la morte diventa rinascita, impegno e dedizione indirizzata verso un fine più alto e nobile di noi.
Con I prati dopo di noi, Matteo Righetto conduce per mano il lettore in un viaggio alla ricerca di significato; dobbiamo portare avanti con coraggio e determinazione i nuovi valori di rispetto e tutela del mondo che ci circonda, perché il viaggio di Bruno potrebbe inevitabilmente diventare anche il nostro.
Questa fiaba, così delicata ma vera, non può non spingerci a riflettere sul nostro ruolo sulla Terra, sulla necessità di diventare custodi e difensori della più grande ricchezza che ci è stata donata della quale, molti, irrimediabilmente, non comprendono la preziosità.
Francesca Pagliai
Matteo Righetto, I prati dopo di noi, Milano, Feltrinelli Editore, 2020.
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