Il cantante Luciano Ligabue torna in libreria con un nuovo lavoro. Dopo varie pubblicazioni, “Liga” si concentra sulla sua vita e propone ai lettori, e forse più nello specifico a chi lo segue come cantante, un ritratto intimo e intimista di sessant’anni di esistenza tra un’infanzia semplice (ma non facile), gli esordi, i primi concerti fino al successo.
Mondadori, come è giusto che sia, ce la mette tutta per promuovere il libro: ospitate in tv e radio, interviste sui giornali, pubblicità. Il risultato, però, non è quello che ci si aspetta, anche a causa di un’idea sbagliata che il pubblico ha ascoltando quanto detto dall’autore.
Volendo essere molto cattivi, si potrebbe dire che ognuno deve fare il proprio mestiere: il professore insegnare, il medico operare, l’ingegnere progettare, il ricercatore ricercare, il commerciante vendere e così via. Preciso che ogni lavoro per me è nobile: vengo da una famiglia modesta e sono orgoglioso delle mie origini umili ma oneste.
È importante, però, che ognuno rimanga nel proprio ambito professionale. In Italia, negli ultimi anni si assiste ad un fenomeno molto particolare: chiunque può scrivere un libro. Tutti lo fanno, soprattutto i non scrittori. Il mercato li premia a discapito, purtroppo, di un giovane scrittore con tanti sogni e aspettative nel futuro. Nel caso di Liga, è giusto sottolineare come in passato abbia dato prova di buona scrittura in prosa, ma oggi si è lontani dai fasti, ad esempio, di “La neve se ne frega” del lontano 2004.
“Una vita” pare più un racconto tra due amici, beatamente seduti al fresco al solito bar. Nel racconto si rincorrono nomi, soprannomi, toponimi che si danno per scontati, come accade nella serate o notti d’estate quando si ricordano aneddoti del passato e si ride degli errori, in un momento di riflessione condivisa e sintomatica del “si stava meglio quando si stava peggio”.
La lettura è scorrevole, ma a volte sembra di essere seduti al tavolino di quel bar suddetto e ascoltare la conversazione di quei due amici di cui sopra dai quali può arrivare anche la richiesta di condividere quei momenti, ma si continua ad avere la sensazione di essere estranei alla vicenda.
“Una storia” è il racconto della vita del Liga e chi lo ama lo troverà sicuramente interessante, magari divorando il libro per poi rileggerlo subito dopo. È un diario di vita vissuta. Ligabue accompagna per mano il lettore in un viaggio nei propri ricordi, apre la propria casa e lo fa accomodare nel posto d’onore.
“Una storia” è un libro irrinunciabile per il Bar Mario, gruppo di ammiratori di Ligabue, e una semplice autobiografia per tutti gli altri a cui si può senz’altro rinunciare e alla quale si può preferire il romanzo di un giovane esordiente che non vende per il nome dell’autore in copertina ma per il contenuto, di certo ben più importante.
Chi vuole conoscere aneddoti segreti della vita di Luciano Ligabue, quando era un bambino o un ragazzino come tanti, può tuffarsi tra quelle pagine. Chi cerca uno spunto di riflessione, invece, lo troverà sicuramente altrove. E farà felice quell’autore esordiente pieno di sogni e speranze.
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