Marco Gervasio è tra le firme di punta del settimanale “Topolino”. Definito autore completo perché è sia disegnatore che sceneggiatore, negli ultimi anni si è andato via via affermando ed è a tutti gli effetti uno dei fumettisti italiani più conosciuti e apprezzati. In esclusiva a Shockwave Magazine, svela alcune anticipazioni del prossimo futuro, non sorvolando sull’attualità e sull’importanza del fumetto.
Marco Gervasio, cominciamo con la domanda più importante: quali sono le novità che a breve vedremo su Topolino?
La più imminente è il ritorno di Fantomius! Torna a un anno di distanza dalla saga “L’inizio e la fine” e lo fa con una nuova saga in quattro parti, che riparte da dove lo abbiamo lasciato, ma che lo vedrà finire in una situazione davvero estrema, che forse decreterà la fine della sua carriera.
Avremo a seguire una storia a sorpresa, molto intensa e particolare con un protagonista per me inedito e di cui non posso anticipare nulla, e poi tornerà ovviamente il “mio” Paperinik, sempre nelle vesti di diabolico vendicatore e con lui tornerà anche un “edificio” storico di Paperopoli.
Infine continueranno le vicende spaziali della Ciurma del Sole Nero (con una bella sorpresa) e le avventure da “teen drama” di Paperbridge. Insomma tantissima “mia” carne al fuoco su Topolino.
Fantomius è uno dei Suoi personaggi di punta che grazie a Lei sta vivendo una nuova vita tra le pagine del giornale. Come è nata l’idea di creare un universo a lui dedicato?
Come è ben noto io adoro Paperinik, il mio personaggio preferito nella veste originale di diabolico vendicatore (che non a caso, d’accordo con il Direttore Alex Bertani, ho ripreso nella mia run su Topolino). Fin dalla sua prima avventura, quella delle origini disegnata da G.B. Carpi e scritta da Guido Martina, mi colpì la figura misteriosa appena nominata di questo Fantomius, questo ladro gentiluomo che rubava ai ricchi per donare ai poveri (e a sé stesso), indossando quel costume con mantello che poi diventerà il corredo di Paperinik.
Come lettore ho atteso per tanti anni che qualcuno ne approfondisse la storia, il personaggio, poi, quando scrivere e disegnare paperi e topi è diventato il mio lavoro, ho deciso di occuparmene io: ho sempre pensato che Fantomius fosse una figura intrigante e foriera di misteri e grandi avventure, un personaggio che potesse appassionare i lettori… è a quanto pare non avevo torto.
Così, decisa l’epoca d’azione, i ruggenti anni venti, e i comprimari (Dolly Paprika e Copernico Pitagorico) piano piano ho iniziato a creare il background del personaggio, a costruirgli un mondo tutto intorno, attingendo elementi dalle storie del passato ma anche inventando personaggi e situazioni ad hoc, con una discreta attenzione alla continuity interna ed esterna, con le storie che reputo canoniche per il mio personaggio. Sono nate così “Le strabilianti imprese di Fantomius – ladro gentiluomo”, tutt’ora in corso su Topolino e pubblicate con successo in tutto il mondo.
Mi permetta il parallelismo: Andrea Camilleri ha ringiovanito il suo Montalbano scrivendo una serie di storie incentrate sui primi anni di carriera in polizia. Su Topolino troviamo un giovanissimo John Quackett. Perché ringiovanire un personaggio?
Il parallelismo con Camilleri è un enorme complimento. In effetti, come il giovane Montalbano, in Paperbridge, la mia serie “teen”, abbiamo il giovane lord John Quackett, alias futuro Fantomius.
Io credo che il ringiovanire un personaggio nasca dalla voglia di raccontare qualcosa del suo passato, senza dover usare flash back o altri espedienti narrativi. Se un personaggio è forte, appassiona i lettori (o gli spettatori), questi si possono chiedere come tale loro beniamino sia diventato quello che è, quello che tutti amiamo. E le storie del giovane Fantomius rispondono proprio a questo quesito, ci raccontano, in una atmosfera da “teen drama”, come John Quackett, da ragazzo viziato e arrogante quale era, abbia cambiato il suo carattere, le sue idee, la sua visione della vita, diventando pian piano proprio l’opposto, odiando quel mondo da cui è partito e quella ricca aristocrazia di cui faceva parte.
Quello che seguiamo in Paperbridge è un percorso di crescita, che riguarda non solo “Quacky”, il protagonista, ma anche i suoi amici che crescono con lui. E le tematiche affrontate in Paperbridge, seppure con il linguaggio leggero tipico di Topolino, sono molto importanti e attuali: il bullismo, l’incapacità di dialogo tra genitori e figli, l’amicizia, l’amore non corrisposto, la differenza sociale, la lotta di classe e altri argomenti su cui riflettere e far riflettere.
Topolino non è soltanto un giornale per ragazzi o per bambini, ma anche per adulti…
Assolutamente. I temi appena citati sono temi “adulti”, anche se riguardano i ragazzi. I lettori di Topolino sono di ogni età, dai 6 ai 100 anni. È chiaro che il target base di riferimento di Topolino sono i ragazzi, ma non per questo le storie devono essere “da bambini”. Sarebbe assolutamente un errore pensare che i ragazzi che leggono Topolino vogliano leggere storie bambinesche o comunque della loro età, tutt’altro.
I ragazzi si appassionano a storie adulte, complesse, ben strutturate. Ne sono la prova anche le varie serie TV che riscuotono un enorme successo tra i ragazzi e non sono certo serie da bambini. Certamente Topolino mantiene, come detto, quel linguaggio leggero e divertente che lo contraddistingue da sempre e che lo ha reso un’icona in tutto il mondo, ma allo stesso tempo nelle nostre storie affrontiamo temi e ambientazioni che sono attuali e adulte, decisamente al passo con i tempi.
Ultimamente, il settimanale è entrato nel dibattito politico italiano a causa di alcune dichiarazioni che lo usano come termine di paragone negativo. Cosa ne pensa?
Direi che chi usa Topolino come termine di paragone denigratorio, semplicemente non lo conosce, non ha mai letto l’albo a fumetti di cui parla. Mi è capitato di dialogare con una persona, che dimostrando grande onestà intellettuale ha ammesso il suo errore e ha fatto ammenda. Direi che degli altri possiamo anche non interessarci.
Negli anni, Topolino ha accompagnato generazioni di italiani rinnovandosi continuamente per essere al passo coi tempi e per rispondere alle domande dei consumatori. Cambiamenti epocali che sono ben tangibili…
Come ho accennato prima, Topolino si muove assieme a noi, cresce con noi. Dal primo numero ad oggi è cambiato tutto intorno a noi, le abitudini, la moda, la tecnologia, in sintesi… la vita. È naturale che Topolino si adegui ai tempi, non possiamo certo continuare a raccontare storie “vecchie” sia nelle ambientazioni che nelle tematiche.
I lettori (grandi o piccoli che siano) devono poter riconoscersi in quello che leggono e che vedono. Ormai internet è casa nostra, giriamo con il cellulare in tasca e stiamo esplorando lo spazio in lungo e largo, tutto è molto veloce, ogni giorno cambia qualcosa… i fumetti devono tenere il passo e fare lo stesso.
Marco Gervasio le chiedo: l’Italia ha tanti primati e tra questi vi è una tradizione fumettistica molto consolidata. Come sta il fumetto italiano?
Non posso parlare per il fumetto italiano in generale, che comunque per quello che so, sta vivendo un periodo decisamente buono, visti i tempi. Ma per quel che riguarda Topolino, il nostro amato settimanale gode di ottima salute e anzi, in questi ultimi anni, con l’arrivo della nuova Direzione e la ventata di aria fresca e di rinnovamento che ha portato, ha iniziato un trend assolutamente positivo, aumentando le vendite e gli abbonamenti.
Ma questo è solo un punto di partenza, noi tutti ci stiamo impegnando a far sì che le cose possano ancora migliorare, cercando di offrire ai lettori sempre la massima qualità nei disegni e nelle trame delle storie pubblicate. Insomma il meglio deve ancora venire.
Qual è il valore del fumetto nella società di oggi in cui si è molto social e poco sociali?
Ritengo che il fumetto, anche in era social, abbia una rilevanza notevole. È un veicolo di svago che riesce a portare il lettore temporaneamente in un mondo diverso, una realtà parallela in cui sorridere e nello steso tempo riflettere sulla realtà spesso più dura e cruda in cui viviamo.
Io credo che la rete e i conseguenti social, ormai parte di noi, abbiano avuto per i fumetti l’impatto che ha avuto il meteorite per i dinosauri milioni di anni fa, con la differenza che i fumetti non si sono “estinti” ma hanno imparato a convivere con i nuovi arrivati, in un rapporto mutualistico, tant’è che ogni giorno si moltiplicano le pagine social e i canali you tube con recensioni di fumetti, tra cui ha un posto rilevante il nostro Topolino.
In ultimo, una considerazione sulla situazione mondiale che stiamo vivendo. Con una pandemia ancora in corso, seppur una flebile luce in fondo al tunnel la si intravede, c’è chi muove guerra. Il fumetto, e in questo caso Topolino, può aiutare i più piccoli a capire il mondo e ad affrontarlo?
Assolutamente sì. Topolino racconta di valori importanti e fondamentali, che sono la bontà d’animo, l’amicizia, la lealtà, la fiducia nel prossimo, la libertà, l’inclusione e l’accettazione di ogni diversità e rifugge ogni genere di intolleranza, di sopraffazione e di forza, primo fra tutti la guerra. I protagonisti delle nostre storie sono personaggi positivi e sono convinto che leggere Topolino non possa che aprire la mente e portare chi legge, soprattutto se nel periodo della crescita fisica e mentale, verso la strada giusta da seguire. Ne sono certo, perché così è stato per me.
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