Arrivati alla fine dell’anno, non ci resta che stilare la consueta lista delle migliori letture del 2021 secondo la redazione di Shockwave Magazine. Andiamo a vedere quali sono.
Usumaru Furuya – Palepoli (Ohta Shuppan, 2021)
In questo apparentemente infinito anno, i lettori italiani hanno potuto finalmente scoprire l’opera prima del fumettista giapponese Usumaru Furuya, Palepoli. Grazie al sempre presente lavoro della Coconino Press, il manga si è mostrato al Belpaese, illuminando le menti dei più e meno appassionati del settore.
Palepoli si presenta come una raccolta di Yonkoma, un formato composto da quattro vignette, tradizionalmente utilizzato nelle riviste del Sol levante a scopi umoristico-satirici. Ed è proprio questo il fine del manga di Furuya: un’opera dissacrante, che unisce la cultura pop alla tradizione occidentale e orientale.
La quarta parete viene distrutta da fantasmi e spiriti di mangaka immortali (Tezuka e Takamori su tutti), i richiami all’arte rinascimentale (Mantegna su tutti) e alla religione generano un’aura dissacrante. Di gran lunga la sorpresa più incredibile di questo 2021, Palepoli è arte allo stato puro. O meglio, è l’apoteosi della distruzione, rivoluzione artistica ridotta al minimale. Autoironia, citazionismo, rottura della quarta parete. Tutto questo è Palepoli.
Antonella Anedda – Elisa Biagini, Poesia come ossigeno (Chiarelettere, 2021)
Era il 1975 quando Montale, ricevendo l’ambito Nobel per la Letteratura pronunciò un discorso dal titolo È ancora possibile la poesia. Col senno di poi, sarebbe più giusto declinare la frase alla forma interrogativa, più in linea coi nostri tempi, rispetto all’affermativa. Poesia come ossigeno di Antonella Anedda e Elisa Biagini parte da un presupposto diverso: non si domanda se sia ancora possibile fare poesia in questi tempi miscredenti, ma cerca di dimostrare come di poesia l’uomo abbia irreparabilmente bisogno, al pari del cibo che ci dà energia.
La poesia nasce dalla parola, che in un certo qual modo plasma il nostro modo di pensare e ci orienta nella vita di tutti i giorni. Ma proprio per questo, per questa eccezionale influenza che esercita su di noi, anche la poesia può essere pericolosa, per quanto necessaria, e la si deve trattare con la dovuta attenzione.
Gino Cervi, La fabbrica della nebbia (Ediciclo, 2021)
La nebbia è un fenomeno meteorologico impopolare. Trovate voi qualcuno che la accolga di buon grado. Eppure ci può essere molto da apprezzare in quel muro fumoso. Certo, devi esserci nato, nella nebbia, vissuto, per trovarci qualcosa di buono, un po’ come fa Gino Cervi ne La fabbrica della nebbia, un agevole libricino pubblicato da Ediciclo.
Cervi, non il famoso attore, ma un filologo romanzo prestato all’editoria e appassionato di calcio, contrariamente al tema del libro, che lo autorizzerebbe anche a un linguaggio più nebuloso, sfuggente, mette le mani avanti e parla chiaro: non è sua intenzione analizzare la nebbia come un topos letterario, ma svolgere un “viaggio sentimentale” nella sua vita, nel suo passato, fatto di cascinali e oratori, lampioni e strade di città. Il tutto fagocitato, cancellato, protetto e ricreato dal velo lattiginoso della nebbia, in cui, a volte, non è poi così male sprofondare.
Alessandra Carnaroli, 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti (Einaudi, 2021)
Alessandra Carnaroli presenta al lettore una bizzarra carrellata poetica: tragicomica, divertente, indagatrice, attraverso la quale racconta che al di sotto della superficie quotidiana apparentemente piatta brulicano – spesso inosservati agli occhi altrui – tanti, vari e grotteschi tentativi, o tentazioni, di suicidio, più altrettanti di omicidio, messi in pratica utilizzando gli oggetti più disparati, soprattutto quelli che sembrano innocui: una busta frigo dell’Ikea, un barattolo dei pelati, una borraccia, una palla di vetro con l’angioletto…
E mentiremmo se dicessimo di non averci pensato anche solo una volta pure noi. Ma se proprio no, mai, Carnaroli lo scrive in vece nostra, per dirci che sì, succede e si può. Ne esce una raccolta dai versi esilaranti, provocatori, comicamente disperati, destabilizzati e, per ultimo, assolutamente catartici. Perché se ipoteticamente sono la disperazione e l’esaurimento a far nascere il pensiero autolesionista e distruttivo, la parola poetica – con un’importante dose di ironia dissacratrice – ricalibra il tutto e ricarica. Questo fino al prossimo oggetto contundente che la vita ci pone davanti, e ce ne sono a iosa. Intanto leggiamo di questi, che sono quelli che in casa non mancano mai.
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