Claude Monet (1840-1926): l’artista che celebrò la fine della Prima Guerra Mondiale con le Ninfee

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Attratto dalla pittura paesaggistica, Claude Monet è stato uno dei pionieri della pittura en plein air in grado di trasformare i suoi lavori in veri e propri simboli di una nuova corrente pittorica.

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Catalogo della prima Mostra degli Impressionisti tenutasi presso lo studio fotografico di Nadar

Fiori, giardini, fiumi, prati e stagni sono alcuni tra i soggetti preferiti di questo artista innovativo, che nella mostra del 1874, tenutasi all’interno dello studio fotografico di Nadar al n. 35 di boulevard des Capucines, passò alla storia come padre di un nuovo stile pittorico: l’Impressionismo.

Una precisazione sull’Impressionismo

Parlando di Impressionismo si rischia sempre di semplificare la faccenda, traducendo questo stile come un’istantanea rappresentazione della realtà volta al confronto con il processo fotografico, causando in tal senso una velocizzazione della pennellata e della tecnica pittorica. L’impressionismo, però, non è solo questo.

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Claude Monet, Impressione al levar del sole (1872)

Claude Monet, considerato padre di questa corrente e autore dell’opera Impressione al levar del Sole, non voleva trasmettere solo una sensazione visiva; quello che lui voleva suscitare in chi guardava l’opera era una sensazione emotiva.

Forse nessun’altra corrente come l’Impressionismo, infatti, è riuscita a tirar fuori dalle immagini una delicatezza e un fascino che riesca a concretizzare le sensazioni che un campo di fiori e paesaggi possono evocare.

« […] sono impressionisti nella misura in cui non rappresentano tanto il paesaggio quanto la sensazione in loro evocata dal paesaggio stesso.

Jules-Antoine Castagnary

Le Ninfee de l’Orangerie

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Musée de l’Orangerie, Parigi

Impressione al levar del sole, I papaveri, la Passeggiata sono solo alcun delle opere più famose di Monet, artista considerato maestro nell’uso del colore e della luce impressionista.

Non molti conoscono però, un piccolo Museo situato in un angolo dei maestosi giardini fioriti delle Champs de le Tuileries a Parigi: Il museo de l’Orangerie.

Qui sono conservate otto composizioni pittoriche a tema ninfee, che l’artista realizza nell’ultima fase della sua vita e che decide di donare, in simbolo di Pace, alla città di Parigi in occasione della chiusura dei lavori per i trattati di Pace della Prima Guerra Mondiale.

Dal 1916, dopo aver perso sua moglie e due figli, l’artista si ritira definitivamente nella sua casa a Giverny con la figlia Blanche. Qui dispone di uno studio molto spazioso, che gli consente di realizzare opere a dir poco grandi.

Il pittore ritrae gli angoli più belli del suo giardino per circa dieci anni, tra dolori per la vecchiaia e una malattia alla vista, che lo costringerà, di lì a poco, a sottomettersi ad un’operazione delicata: la rimozione del cristallino.

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Claude Monet, Dettaglio Ninfee

Da quel momento in poi, il modo di dipingere di Monet cambia. I colori si fanno più scuri ed è lui stesso a rendersene conto: « […] i colori non avevano più la stessa intensità per me; non dipingevo più gli effetti di luce con la stessa precisione. Le tonalità del rosso cominciavano a sembrare fangose, i rosa diventavano sempre più pallidi e non riuscivo più a captare i toni intermedi o quelli più profondi […]

[…]Cominciai pian piano a mettermi alla prova con innumerevoli schizzi che mi portarono alla convinzione che lo studio della luce naturale non mi era più possibile ma d’altra parte mi rassicurarono dimostrandomi che, anche se minime variazioni di tonalità e delicate sfumature di colore non rientravano più nelle mie possibilità, ci vedevo ancora con la stessa chiarezza quando si trattava di colori vivaci, isolati all’interno di una massa di tonalità scure». Claude Monet

Le ninfee vengono installate nel 1927 (circa un anno dopo la scomparsa dell’artista) all’interno dell’Aranciera del 1852, costruita da Firmin Bourgeois e Ludovico Visconti, che a partire dal 1921 diventa un annesso del museo di Luxemburg.

Le tele vengono incollate sulle pareti curve delle sale ovali, diventando una delle maggiori composizioni pittoriche monumentali del XX secolo e coprendo un’area di circa 200 mq.

Quello che si prova, passeggiando di fronte a queste opere, è una calma meditativa, una sensazione di pace di cui il popolo europeo aveva sicuramente bisogno sul finire della Guerra, ma che anche noi oggi possiamo apprezzare, prendendo atto di trovarci in quella che il pittore André Masson definì la “Cappella Sistina dell’Impressionismo”.

Eleonora Turli

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