Se apriamo all’indice un qualsiasi libro della primaria e della scuola secondaria di secondo grado, ci accorgiamo che un nome non manca mai: Roberto Piumini. Non a caso l’autore, nato oggi nel 1947, è uno dei più importanti scrittori italiani per l’infanzia ed è considerato l’erede di Gianni Rodari (il quale, tra l’altro, presiedeva la giuria che nel 1979 fece vincere il Premio Cento al suo primo libro: Il giovane che entrava nel palazzo).
Roberto Piumini, autore televisivo e per l’infanzia
Roberto Piumini ha pubblicato di tutto: filastrocche, poesie, testi di canzoni, fiabe, racconti, romanzi, testi teatrali… per ragazzi ma anche per adulti, coinvolgendo moltissime case editrici. E per chi è cresciuto negli anni ’90 a pane e L’albero azzurro, deve sapere che, insieme ad altri, fu Piumini a ideare il programma televisivo (in onda dal 21 maggio 1990, qui la prima puntata) e a scriverne i testi per i primi dieci anni.
Le filastrocche di Roberto Piumini sono fresche, gioiose, si imparano facilmente e hanno sempre un fine educativo e didattico, come per esempio quelle sulle stagioni, scritte per i più piccolini e di cui riporto Primavera, visto che al 21 marzo manca pochissimo:
Quando la terra
è giovane e fresca,
quando la testa
è piena di festa,
quando la terra
splende contenta,
quando di erba
odora il vento,
quando di menta
profuma la sera,
è primavera.
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Roberto Piumini contro il “tipetto velenoso”
Ma è l’anno passato che il nome di Piumini ha fatto il giro dei social. Lo scorso marzo, infatti, il complesso sanitario Humanitas San Pio X di Milano ha chiesto a Piumini di scrivere una filastrocca che potesse spiegare facilmente ai bambini cosa è il coronavirus.
Un’impresa non facile, dal momento che tradurre in parole semplici ciò che è complesso e complicato non è cosa che tutti riescono a fare, ma Piumini (laureato in Pedagogia e scrittore di libri per bambini e ragazzi dal 1978) ci è riuscito, e anche con grande successo, tanto che mamme e maestre hanno proposto la filastrocca ai loro piccoli e, complice la Dad, è stata diffusa sui social, o introdotta in videolezioni su YouTube.
Il tono della filastrocca è spensierato ma riesce nell’intento di spiegare cosa sia quel virus che “porta la corona, / ma di certo non è un re, / e nemmeno una persona”.
È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.
È invisibile e leggero
e, pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.
Dopo la spiegazione della natura del virus, che prende nella filastrocca i più fantasiosi nomi (“tipaccio vile”, “antipatico birbone”) Piumini passa all’elenco delle regole igienico-sanitarie (lavarsi le mani, non toccarsi bocca, naso, occhi, mantenere la distanza tra persone, indossare la mascherina, stare in casa), seguire le quali diventa quasi un divertente gioco:
C’è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.
È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.
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Da bravo scrittore, Piumini termina la filastrocca con una lode alla parola, la sola, in questo momento di assenza di contatto, a permetterci di mantenere la vicinanza con gli altri: “baci e abbracci adesso no, / ma parole in abbondanza”.
Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.
L’ultima quartina è speranzosa e nasce dall’idea che si possa imparare sempre, anche (e soprattutto) dalle situazioni spiacevoli e dolorose:
E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.
È passato un anno da questa filastrocca ma l’augurio di una rinascita, di una vita nuova, si ripete oggi e si va ad aggiungere agli auguri a Roberto Piumini per i suoi 74 anni e alla stima per il suo lavoro di formazione dei più giovani.
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