Cronaca di una morte annunciata, Marquez: recensione

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Ultimamente ho sentito l’impellente necessità di rileggere “Cronaca di una morte annunciata”. 

Dopo dieci anni, come ogni cosa, leggerlo mi ha dato sensazioni completamente diverse da quelle provate dal me diciassettenne.

Ora, se generalmente siete contro gli spoiler questo libro non va affatto bene per voi.

Si, perchè alla fine il “protagonista”, Santiago Nasar muore.

Non si era capito?

Se invece volete restare sorpresi ed esterrefatti dinanzi alla magica penna di Gabo, assaporare quell’amaro e così irrimediabile preludio, già enormemente preannunciato e sentire la morte che trafigge quell’infinitesimale vana speranza di salvezza che vi si era instaurata nel cuore, lungo lo scorrere delle pagine, beh, allora cominciate subito.

Ecco, per chiarire, avete presente quella sensazione di tranquillità che vi pervade quando, guardando un film, siete sicuri che il protagonista principale, alla fine dei conti, nonostante le più acri difficoltà, anche se è in fin di vita, o è precipitato in un burrone, si salverà e vivranno tutti felici e contenti?

Scordatevela!

Qui l’Harry Potter, o il Frodo di turno, muore (e pure male) e Voldemort, Sauron e Darth Vader regnano!

morte annunciata

Cronaca di una morte annunciata è uno dei romanzi più conosciuti di Gabriel García Márquez, pubblicato nel 1981.

Il libro narra la tragica vicenda di Santiago Nasar, accusato di aver, al di fuori di vincoli coniugali, tolto l’onore a Ángela Vicario, promessa e poi sposa dell’ignaro Bayardo San Romàn, e per questo assassinato dai fratelli della ragazza, Pablo e Pedro Vicario. 

Un centinaio di pagine, tutto qui, ma di un’intensità e di una vivacità oltre misura, che solo un Premio Nobel per la Letteratura (n.d.r. 1982) come Gabriel García Marquez poteva dipingere.

La storia di un assassinio di cui si conoscono, al principio, il defunto, il movente e i colpevoli.

E allora cosa rende speciale questo capolavoro, definito da molti il “romanzo perfetto”?

Quella stessa sensazione che avverte il maratoneta lungo la corsa. Non la fatica, la gioia o la delusione al traguardo, ma il turbinio di emozioni che vive durante la gara.

E quale musica si può associare ad un libro come questo se non un tango?

E allora, motore di ricerca, “Gotan Project” con “La revancha del tango” (2001) e che inizino le danze.

Ah, dimenticavo, per i cinefili, esiste anche una trasposizione cinematografica con la regia di Francesco Rosi e con molta molta Italia ed una splendida Ornella Muti nella veste di Angela.

Pietro Annibale
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