Achille Lauro, 1920 modi per cui è importante: recensione

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Per la seconda volta in un solo anno Achille Lauro rilascia un album, sempre con il riferimento ad un anno ben preciso, e questa volta si tratta del 1920. Sonorità che non si sentivano da molto tempo, almeno nella grande scena, tra lezioni di musica e lezioni di marketing

Il tempo della “venerazione” di Achille Lauro è finita da tempo, ormai conosciamo il suo voler cambiare, continuamente, stile. Infatti con 1920 ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad un Lauro diverso stilisticamente e musicalmente, ma come ho detto, seppur validi, siamo ormai abituati a questi cambi del rapper romano. Ci troviamo di fronte ad un album molto valido, ma a farla da padrone in questo non sono solo le tracce ma è il livello raggiunto dall’artista nell’essere un vero e proprio “uomo marketing”.

Insomma, far uscire un album con sonorità jazz e swing, come 1920, riportare in vita lo stile di quel periodo storico e farlo piacere ed arrivare ad un fandom composto da molti adolescenti che non hanno mai avuto a che fare con quel genere musicale non è una cosa da poco. Certo, è normale pensare che tutto questo sia facile se ti chiami Achille Lauro ma nel caso di questo ultimo album si può parlare di una vera e propria incognita.

In 1920 cambiano le sonorità e lo stile “visivo”, ma Achille Lauro non rinuncia alla sua comfort zone con i soliti feat ed alle cover, anche dei suoi stessi pezzi.

Se c’è una cosa di cui si è sicuri è che Achille Lauro si è creato una comfort zone che si adatta, più o meno, sempre ad ogni stile e sonorità che lui decide di prendere in considerazione. Questa comfort zone è diventata più chiara in 1920, in cui ritroviamo il feat con Gemitaz (diventato un ospite abituale) ed il feat con Annalisa, con cui Lauro, da Sanremo 2020 sembra aver trovato il giusto feeling nei duetti.

achille lauro 1920 recensione

Nell’album sono presenti quattro nuovi brani, tre di essi sono presenti nelle prime tre posizioni di 1920. La prima traccia è “My Funny Valentine”, che crea l’atmosfera per tutto l’album, mostrando sonorità e stile, preparando il terreno per la prima delle due tracce “clou” dell’album. In questo caso parliamo di “Chicago”, una traccia in cui Achille Lauro racconta gli anni ’20 tramite il sound ed il testo. E’ il turno della seconda attrazione dell’album, una cover “normale” per il tipo di disco ma con il feat che non ti aspetti, infatti Lauro sceglie di coverizzare “Tu vuo’ fa’ l’americano” insieme a Gigi D’Alessio, e questo basta per renderla una grande traccia, anche a livello di marketing.

In 1920, purtroppo, c’è anche spazio per un flop, si tratta di “Bvlgari Black Swing” (riadattamento di “Bvlgari” contenuta in Pour l’amour) in feat con Izi e Gemitaz. Questa volta si è osato troppo nel portare due suoi colleghi in un album di cui il sound non gli appartiene, e così una traccia che poteva avere del potenziale diventa una traccia che pesa negativamente sul giudizio dell’album. Invece con l’altro riadattamento, “Cadillac 1920” (l’originale è “Cadillac” presente in 1969) che a differenza della sua collega si dimostra molto valida, cambiando solo nel sound ma rimanendo fedele all’originale per quanto riguarda quell’atmosfera trasgressiva e dura.

Nell’ultima traccia troviamo il feat con Annalisa, “Jingle Bell Rock”, Achille Lauro sceglie un classico (come fu per “Sweet Dreams” in 1990). In questo caso non c’è nessun “grande” riadattamento, ma a farla da padrone c’è sempre la voce di Annalisa, che conferma sempre di più quanto questi duetti siano importanti.

Achille Lauro continua la sua avventura nei generi musicali, e con 1920 tocca un genere inaspettato, una vera e propria sfida, tra marketing e stile

Dire “il classico album di Achille Lauro” ovviamente non è negativo, anzi, in quel “classico” è contenuto il talento musicale di Lauro, che riesce a passare dagli anni ’90 agli anni ’20 in pochi mesi. In quel “classico” ci sono tutte la parole che più volte ho detto parlando di Lauro, ma soprattutto tutto quello che si può dire su Lauro “uomo marketing” grazie a cui torniamo a quell’incognita di cui ho parlato ad inizio articolo.

Quanto l’essere Achille Lauro ti aiuta anche con 1920? Tanto, infondo il tuo fandom si fida di te, molti di loro accettano qualsiasi cosa tu faccia, ed anche con un album caratterizzato da sonorità “vecchie” a cui i tuoi fan non sono abituati, riesci a vendere. Ma in tutto questo, tra i tanti motivi per cui questo album è importante, c’è anche quello in Lauro, inconsapevolmente, insegna la storia della musica, e probabilmente, è la più grande utilità.

Achille Lauro 1920 recensione
Marco Mancinelli
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2 commenti su “Achille Lauro, 1920 modi per cui è importante: recensione”

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