Con una marcia lugubre ed epica, i Deathless Legacy aprono le danze di Saturnalia, lunga suite di ventiquattro minuti incentrata sul mondo dell’antica Roma.
Già dalla partenza (un capolavoro) veniamo catapultati in un mondo di insidie antiche e minacciose, inganni, tradimenti, maledizioni dall’Oltretomba. La trama descritta dalla band incrocia le storie di Helios, un comandante romano assassinato nel sonno, e di Lucius, schiavo di un padrone brutale e violento. Padrone che è anche il mandante dell’omicidio di Helios.
Le vicende di Lucius scorrono attraverso fughe precipitose per sfuggire alla morte, fino ad entrare in contatto con sacerdotesse di un antico rito. Lo schiavo Lucius decide quindi di rendere giustizia al defunto Helios e attraverso uno stratagemma riesce a svelare le colpe del suo vecchio padrone e a farlo giustiziare.
I Deathless Legacy riescono quindi a realizzare una storia complessa e insolita.
A situazioni tipiche del dramma teatrale (qua e là si riconoscono situazioni quasi amletiche), hanno deciso di dare un’ambientazione molto insolita. Il mondo romano, con la sua etica militare e i suoi riti pagani diventa terreno fertile su cui comporre una suite d’altri tempi.
Saturnalia è un’opera di spicco assoluto nel panorama di offerta musicale odierna, in cui tantissime band si omologano a brani dalla durata standard, evitando di dilungarsi nel minutaggio. Tra l’altro questa suite non pesa nella sua lunghezza, infiocchettata a pennello nel suo svolgimento. La sua drammaticità si dispiega attraverso un andirivieni di momenti di spannung e altri di riflessione perfettamente calibrati. Si percepiscono anche una certa narratività e teatralità che rendono estremamente fluida la storia raccontata. La tensione riesce a tenerci incollati alle cuffie, in trepidante attesa di scoprire come andrà a finire la storia di Lucius e se riuscirà a vendicare la morte di Helios.
La band realizza un lavoro di squadra assolutamente perfetto, fornendo ad ogni strumento il proprio ruolo all’interno della struttura narrativa della suite.
Steva, con la sua voce polivalente, si destreggia tra momenti morbidi e delicati e altri più malinconici, rabbiosi e graffiati. Se la potenza del dramma ci arriva nitidamente, buona parte è merito suo. Intorno alla sua voce si intrecciano le tastiere di Alex Van Eden (noto nei Vision Divine come Alessio Lucatti). Il muro di orchestrazioni, organi, sintetizzatori realizza quindi le fondamenta e le mura di questa immensa dimora epica nota come Saturnalia. Qua e là poi qualche assolo di pregio impreziosisce il suo lavoro già fenomenale.
A dare manforte con la chitarra il Sgt. Bones che accompagna Steva nei vari passaggi della trama alternando riff aggressivi e delicati arpeggi. Non mancano anche in questo caso degli assoli di grande spessore, in cui più che la tecnica prevale l’emozione, il pathos che ci fa entrare ancora più intensamente nel dramma della vicenda.
Completano la formazione Frater Orion e The Cyborg, rispettivamente alla batteria e al basso. Il loro lavoro ritmico permette di scandire perfettamente ogni sezione della suite, costruendo un supporto sempre efficace per il resto della squadra. Le trottate sulle parti più veloci e dinamiche accrescono la potenza delle vicende narrate, forniscono loro quella forza narrativa già lungamente apprezzata.
C’è poco da dire. I Deathless Legacy hanno realizzato qualcosa di veramente straordinario e prezioso.
Sicuramente uno dei prodotti migliori di questi mesi, nonché una delle migliori produzioni della Scarlet Records. La bellezza di Saturnalia sta innanzitutto nel progetto alla base. Realizzare una suite di questi tempi non è più di moda e il lavoro va premiato intanto per la sua ambizione. Le atmosfere narrate poi sono quanto mai insolite, mescolando storia romana e sentimenti horror e creepy. La capacità poi di non perdersi lungo l’arco della narrazione, ma anzi di raccontarci una vicenda coerente e fluida è un altro punto a favore.
I ventiquattro minuti della canzone scorrono che è una meraviglia, non ci sono parti morte, non un momento di noia e si riascolta con piacere. Sembrava finito il tempo in cui era possibile realizzare questo tipo di musica. I Deathless Legacy ci fanno capire invece che, con le giuste idee e la giusta ambizione, si possono ancora sfornare degli autentici capolavori. Ben venga e complimenti!
Leggi anche
- Dimmu Borgir – Inspiratio Profanus [Recensione] - Gennaio 10, 2024
- Riverside a Roma: 5 ottobre 2023 [Live report] - Ottobre 21, 2023
- Blind Guardian a Roma, 4 ottobre 2023: live report - Ottobre 17, 2023