Dalle ceneri di Conformicide (2017), gli Havok sono tornati sulla scena con uno nuovo capitolo
della loro invidiata discografia: V, in uscita il 1 di Maggio 2020, via Century Media.
La band del Colorado è riuscita negli anni a creare una vera e propria garanzia dei suoi lavori,
riuscendo ad estasiare i fans di tutto il mondo con riff lancinanti, urli spacca timpani e ritmi
serratissimi, coronati da tematiche di protesta, di ribellione e profondamente anticonformiste.
Non è un segreto, un genere come il Thrash Metal ha i suoi anni: talvolta palesemente invecchiati
male e stantii, risultando solo la copia sbiadita di ciò che era il genere anni addietro (gli anni ’80).
Gli Havok, invece, si ergono come una delle poche eccezioni a questo (ormai) standard obsoleto con
il loro sound violento senza pietà, ma mai lasciato senza ragione: i singoli Phantom Force, Fear
Campaign e Post-Truth Era sono la prova inconfutabile della loro efficacia anche nel più neofito
ascoltatore.
Si nota come i testi siano di una crudezza e durezza aberrante, facendo in modo che il nuovo
lavoro degli Havok non faccia sconti di nessun tipo
V si presenta come una perfetta via di mezzo tra Time is Up e Conformicide, frutto non solo
dell’esperienza musicale pregressa del gruppo, ma anche dalla maturità sviluppata in ambito
personale, permettendo alla band di svolgere un lavoro sui minimi dettagli in maniera
pressoché certosina.
Le chitarre sono in simbiosi perfetta durante tutto lo svolgimento dell’album, in pieno stile Havok.
Questa volta, però, con una grande eccezione fuori dagli schemi del genere: per la maggior parte del
tempo, queste, svolgono due linee ritmiche/solistiche perfettamente separate, ma al tempo stesso in
armonia tra di loro come se fossero due strumenti durante una sinfonia classica: pezzi come Don’t do
it, Interface with the Infinite e Post-Truth Era ne sono la manifestazione perfetta e concreta.
In V, gli Havok introducono per la prima volta il loro nuovo acquisto: il bassista Brandon Bruce.
Possiamo senz’altro dire che il suo metodo musicale si distanzia molto dal suo predecessore,
ciononostante è riuscito a essere incisivo quanto basta per risultare iconico.
E’ prassi, ogni album Thrash che si rispetti possiede delle linee di basso rumorose, taglienti da cozzare con i riff lancinanti delle chitarre: V possiede anche questo requisito fondamentale.
Panpsychsim e Cosmetic Surgery sono veri e propri inni alle frequenze del basso che, per certi versi
sembra prevalere su tutto il resto della strumentale, imponendosi come direttore di una macabra
danza.
Con tutte queste precisazioni, possiamo affermare senza ombra di dubbio che ci troviamo davanti a un lavoro di ottima fattura sia a livello di equalizzazione, che di esecuzione musicale;
posso tranquillamente affermare che, il nuovo genito degli Havok, è un vero e proprio
capolavoro del genere.
V si classifica nell’Olimpo del Thrash metal come un perfetto connubio di devastante violenza, mista
a quell’acidità e volontà di ribellione dei testi: ogni canzone è perfettamente misurata in entrambe le
dosi, pur non cadendo mai nel banale.
Gli Havok hanno sfruttato la loro proverbiale cattiveria, elevandola a un nuovo livello superiore,
raggiungibile a pochissimi eletti.
Jacopo Simonelli
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