Il buio, l’odore di metalli e il frastuono di una corsa sfrenata tra le tracce di un circuito. Prende velocemente forma sotto le luci a neon, un mondo alla deriva della realtà, dove ogni cosa sembra nascondersi mentre si rivela sfacciatamente, descritta da un apatico codice binario che scorre e si trasforma tutto intorno. Premendo play mentre si osserva l’artwork di “Project Regeneration Vol.1” della band Static-X, sarà inevitabile venire catapultati in questo paesaggio fantascientifico in cui trovare “things you people wouldn’t believe” (Roy Batty – Blade Runner, by Ridley Scott, 1982)
Gli Static-X viaggiano per le atmosfere industrial/nu metal dal 1994, anno in cui il gruppo fu fondato da Wayne Static e da Ken Jay a Los Angeles, terreno già coltivato alcuni anni prima dai Fear Factory; un campo florido che con una formazione vincente – che si completava con il bassista Tony Campos e il chitarrista Koichi Fukuda – gli permise di ottenere il disco di platino con l’album di debutto “Wisconsin Death Trip” realizzato nel 2001, considerato ancora oggi la loro punta di diamante. Guardando le foto più recenti della band, notiamo che l’attuale formazione sembra essere la stessa di allora; eppure qualcosa non quadra.
A darci l’atroce sensazione è il volto di un fantasma, quello di Wayne Static, rappresentato con un’angosciante maschera dal nuovo vocalist Xer0 di cui, fino a pochi mesi fa, non si conosceva nemmeno l’identità
L’ex frontman è stato infatti trovato morto tre giorni prima del suo 49º compleanno, ucciso da un mix di alcol e ossicodone la notte del 1º novembre 2014. L’inquietante assenza – e al contempo presenza – di Static, colora di mistero anche il contenuto del loro ultimo album.
Dopo il loro ultimo successo insieme, “Cult of Static” uscito nel 2009 realizzato con la collaborazione del frontman dei Megadeth Dave Mustaine e arrivato alla sedicesima posizione della Billboard 200 con 19.000 copie vendute nella prima settimana, la band si disgregò completamente. Wayne Static tentò negli anni successivi di ricucire più volte gli stracci di un progetto che sembrava ormai arrivato alla sua fine. Tanto che, riformando da zero la band, nel 2014 annunciò un tour per i 15 anni dall’uscita di “Wisconsin Death Trip”, intenzione che non vedrà mai luce a causa della sua prematura morte.
Durante questi anni riuscì però a registrare del nuovo materiale, finito tra le mani di Tony Campos, Koichi Fukuda e Ken Jay: “Project Regeneration Vol.1” sarà l’ultimo album esistente a contenere le tracce vocali di Wayne Static, risultando un vero e proprio “piano di rigenerazione” per gli Static-X, di nuovo insieme dopo più di un decennio e mezzo.
Non potevano mancare, ovviamente, polemiche sui diritti dei pezzi, vista la contorta storia da cui provengono
Tripp Eisen, ex-chitarrista degli Static-X, ha tentato di rivendicare la sua parte di merito nella composizione dei brani ritrovati dopo la morte di Wayne Static, affermandosi unico membro presente al momento della loro nascita. In risposta, Xer0 sottolinea che durante le molte conversazioni tenute con Static prima della sua morte, ne fossero scaturite molte riguardo l’allontanamento di Eisen , avvenuto ben prima alla composizione dei brani.
L’album, uscito il 10 luglio 2020 con la Otsego Entertainment Group, non ha, infatti, la pretesa di finire in vetta alle classifiche, ma quella di risultare un vero e proprio “auto-tributo”, una messa nero su bianco dell’eredità di Wayne Static, una celebrazione degli Static-X come una realtà ferma nel passato e nel futuro, impalpabile e dalle atmosfere oscure, malinconiche e familiari, peculiarità particolarmente presenti nella terza traccia, “Worth Dyin For”.
Un lavoro sicuramente apprezzato da molti fan della band, ma anche da chi li ha ascoltati per la prima volta, grazie ai forti richiami all’industrial vintage degli anni ’80 come Ministry, a quello contemporaneo dei Rammstein e al nu-metal dei Korn, con quel pizzico di Cyberpunk in più rispetto al passato. “Bring You Down“, “Hollow” e “My Destruction” sono sicuramente quelle più legate ai primi lavori del gruppo, “Otsego Placebo”, “Terminator Oscillator” molto più simili invece al death metal contemporaneo, con ritmi sfrenati scanditi dalla linea vocale gelida, estrema e audace di Xer0.
Risulta quasi facile, ad un ascoltatore attento, capire dove, in Project Regeneration, ci sia il contributo delle tracce di Static e in quali no
Ma senza che questo risulti inadeguato, come se ci fossero, nella corsa attraverso tutto l’album, due forze che si lasciano strada l’uno all’altro con perfetta sinergia; il nuovo vocalist risulta perfettamente all’altezza del lavoro realizzato, ed esegue le sue parti con evidente stima, coerenza e rispetto per il passato della band. La sua importanza non è data solo dal suo contributo di autore e performer, in quanto, in questo album detiene anche il ruolo di produttore. La sua discrezione si può riscontrare anche nella scrittura dei testi: i testi più pregni di sentimento, di autenticità, di storia vissuta sono sicuramente “Hollow”, “Worth Dyin For”, “All These Years”, “Bring You Down” e “Something of My Own”, con tematiche che possono essere uscite solo dalla mente di chi nel tempo ha pensato spesso alla morte, agli errori del passato, alla pesantezza del domani.
Infatti, sono tutti scritti da Wayne Static. Lo avreste immaginato?
I testi di Xer0 invece, sono spesso impersonali, accelerati, con una tematica ricorrente, quella della violenza, – riscontrabile anche nella melodia e nell’arrangiamento-, vista come una macchina che con la sua potente struttura futuristica (in questo caso un termine appropriato, in quanto ricorda proprio la frenesia della società vista come, nell’ormai antico, futurismo) pronta a distruggere qualsiasi cosa come una schiaccia sassi, donando all’album quella spinta fresca e giovane che serve ad equilibrare l’ascolto e a riportarlo all’originale spirito del gruppo.
Ed è qui che si vorrebbe far notare l’eleganza del nuovo autore: inquadra e incornicia perfettamente i testi di Static, senza voler mettere troppo di sé. L’unico brano in cui si sbilancia, e di poco, è “Otsego Placebo”, sicuramente uno dei migliori brani dell’intero album, in cui si intravedono grandissime potenzialità anche nell’ambito autobiografico. Il risultato di questa scelta è quello di aver lasciato spazio ad un unico “cuore”, quello per cui è stato pensato “Project Regeneration Vol.1”, un cuore che non batte più, ma che credo, avrebbe apprezzato la delicatezza ed il rispetto riservato, non solo da Xer0, ma da tutte le persone che hanno avuto un ruolo in questo progetto, persone che lo stimavano, sicuramente, come artista.
Di Giulia Stenti
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