Il nono album degli Architects esce su tutte le piattaforme il 26 febbraio, disponibile anche gratuitamente sul canale Youtube della band. Già ampiamente acclamato da fan e critica For Those Who Wish To Exist è un lungo messaggio di protesta contro le condizioni in cui versa il nostro mondo.
For Those Who Wish To Exist si presenta con un suono potente e serrato, un metalcore fatto dalle chitarre con distorsioni gigantesche, aiutate anche da un synth, di Josh Middleton e Adam Christianson, Il basso e la batteria di Ali Dean e Dan Searle, sono rigidi precisi martellanti. Il tutto fa d cornice alla voce di Sam Carter potente sia nel growl che nel canto melodico. Gli elementi ci sono tutti, gli Architects sembrano pronti da un momento all’altro di buttarsi in un bel breakdown, cosa che in quest’album avviene, in pezzi come “Impermanence” e nel primo singolo estratto: “Animals”.
C’è anche una novità nel sound degli Architects, la band band infatti si fa accompagnare anche da una sezione di fiati e di archi, creando un suono ricco ed anche ricercato, da colonna sonora. L’esempio migliore è di sicuro riscontrabile nel secondo singolo estratto da For Those Who Wish To Exist: “Dead Butterflies”.
Gli Architects ci mostrano anche un’altra faccia, quella synth-pop: il brano “Flight Without Feathers” è infatti costituito interamente di suoni digitali e la voce di Sam. Che questo possa significare che in futuro la band si cimenterà di più in questo genere? Non sarebbe la prima volta per una band metalcore (vengono in mente subito i Bring Me The Horizon), e visto che For Those Who Wish To Exist è stato più volte definito come il magnum opus degli Architects non sorprenderebbe che vogliano lasciare un genere in cui sono riusciti ad esprimersi al massimo.
In For Those Who Wish To Exist c‘è proprio tutto, l’album contiene ben quindici tracce, gli Architects hanno voluto mostrare il loro range stilistico, ogni canzone però rimane con la stessa struttura pop tipica del metalcore e ritmicamente poco complessa, creando forse un po’ di monotonia. Questo rende l’album sempre coerente e coeso stilisticamente per tutta la durata, ma per quanto riguarda i temi proposti nei testi purtroppo no.
I temi fondanti degli Architects
Gli Architects hanno sempre portato nei loro testi tematiche ambientaliste, come testimonia anche il loro sostegno ad organizzazioni come la Sea Shepherd, in For Those Who Wish To Exist questo è riscontrabile nel già citato “Animals” ed anche in “An Ordinary Extinction”. Non mancano anche riflessioni sul capitalismo e l’individualismo, come elementi devastanti per la società in brani come “Dead Butterflies”.
Dove questo brano dà una visione catastrofista e disperata del mondo, brani come “Animals” e “Meteor”, sembrano invece voler puntare ad un risveglio delle coscienze, gli Architects a lasciar andare il nostro stile di vita distruttivo (nel video di “Meteor” questo è simboleggiato dalla droga) per abbracciare una visione più autentica.
In For Those Who Wish To Exist non c’è un vero e proprio filo narrativo
L’unico problema è che, sebbene la catastrofe e la rivalsa da questa siano due temi che ben si mescolano assieme (ed anche con il metalcore degli Architects), in For Those Who Wish To Exist non c’è un vero e proprio filo narrativo che li collega, le canzoni sembrano essere state inserite in ordine sparso. Ad onor del vero ogni pezzo contenuto nell’album è costruito come se dovesse essere un singolo estratto: un microcosmo contenuto in sé stesso che non deve per forza essere collegato col brano successivo. Questa scelta degli Architects non fa che accentuare il problema della monotonia già riscontrato purtroppo.
In conclusione, For Those Who Wish To Exist è un album potente ed innovativo che cerca di incanalare la forza non per distruggere ma per costruire dei pensieri, delle menti attente ai cambiamenti del mondo loro circostante. Impresa riuscita? In pieno spirito dell’album chiunque può giudicare vista la sua disponibilità su Youtube, andate.
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