I mortali è il primo album scritto interamente a quattro mani da Dimartino e Colapesce.
I due cantautori siciliani rappresentano le migliori penne della nuova generazione musicale venuta fuori dopo Carmen Consoli e Moltheni, per citarne due, e non a caso proprio la cantantessa è presente in Luna Araba, uno dei singoli che hanno anticipato l’uscita del disco.
Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino, prima di I Mortali, avevano già collaborato come autori per altri artisti firmando vari brani di successo ma questo album rappresenta una forma di liberazione. Come spiega lo stesso Colapesce scrivere per altri ti porta a fare un lavoro di sartoria per cucire i vocaboli giusti addosso a chi dovrà interpretarli mentre scrivere per sé stessi ma soprattutto di sé stessi è tutt’altra cosa.
Una forma di liberazione ma anche di unione rappresentata da questi dieci brani che trasudano esperienze siciliane da ogni poro. La malinconia che tutte le popolazioni vicine al mare si portano dietro, contrariamente agli stereotipi che le vorrebbero solari e gioiose (vedi anche la discografia di un altro siciliano Nicolò Carnesi).
Il tentativo mai dichiarato, ma sempre applicato, di decostruire la forma canzone standard (vedi coda parlata de Il prossimo semestre) e una storia d’amore anticonvenzionale come quella di Rosa e Olindo, per cercare di sfuggire a sentieri già battuti senza però dimenticare i numi tutelari: quanto deve a Franco Battiato un brano come Luna Aaraba?
Poi il disco affronta tutta la parabola dell’esistenza, che come dice il titolo, ci ricorda quanto siamo mortali ed effimeri. Specialmente in questi giorni in cui tutti abbiamo fatto i conti con la caducità dell’esistenza. Una serie di esperienze che si accumulano e ci portano dall’adolescenza alla maturità. Ecco quindi che fanno capolino le giornate passate fuori alla scuola superiore (Majorana) ed i ragazzi che si annoiano sulla scala dei turchi che sono molto felici e hanno tempo per farsi male. Siamo Cicale, lo siamo tutti per qualche anno della nostra vita.
Poi i rimpianti ed i ripensamenti, le parole d’acqua che ognuno di noi si è ripetuto in testa e che poi non ha mai detto davvero.
Se le ipotesi fossero germogli io le annaffierei dando dignità a queste parole d’acqua.
L’elettronica di Parole d’Acqua è la terza via che unisce i mondi sonori di Colapesce e Dimartino che emergono nei diversi brani, assieme a loro due fa capolino brani come Noia mortale, uno dei migliori dell’album, e Adolescenza nera con la produzione di Mace. Colapesce aveva già pubblicato insieme al produttore milanese Immaginario, un brano che era stato una sorta di ponte in grado di far compiere una transizione sonora al cantautore siciliano che ha portato questo bagaglio anche nell’album con Dimartino.
I Mortali conferma una volta di più quanto due artisti che si sono fatti strada autonomamente, nonostante le radici comuni, sappiano scrivere canzoni in grado portare l’ascoltatore in luoghi lontanissimi o parecchio nascosti dentro di loro senza per questo cedere al ritornello rassicurante o alla metafora scontata. Un disco che riporta a galla le radici ma anche le paure nel futuro, un disco che ora abbiamo voglia di ascoltare al più presto dal vivo.
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