Demetra è l’ottavo album di Tenedle, artista fiorentino ma olandese d’adozione, l’album viene pubblicato da Sussurround e rappresenta un ritorno musicale alla terra.
Spesso quando si parla di natura in modo generico lo si fa non conoscendo davvero cosa significa tornare a quella dimensione. C’è un passaggio de le Otto Montagne di Cognetti in cui uno dei protagonisti dice a dei ragazzi venuti da Torino “solo chi non la conosce parla di natura in modo generico”. Questo disco di Tenedle, artista poliedrico, serve proprio a condurre l’ascoltatore ad un ritorno non pacificato alla madre terra.
Lo dice lo stesso autore parlando del proprio lavoro:
“Cercavo elementi che rappresentassero la natura ma in senso più drammatico rispetto alle icone legate a quelle della Dea Demetra, che spesso viene rappresentata in scene pastorali.”
I tredici brani che compongono l’album prodotto dallo stesso Tenedle spaziano dalle atmosfere più lisergiche a toni più di facile impatto, la cura dell’aspetto sonoro è certosina e l’ascolto di questo album restituisce una sensazione di accuratezza che non è facile trovare in prodotti recenti. L’elettronica è sicuramente la protagonista di tutte le composizioni, capace insieme alla voce di condurre l’ascoltatore in un viaggio caleidoscopico.
Nel disco irrompono anche le altre arti visive che sono parte della formazione di Tenedle che oltre ad essere musicista frequenta anche la fotografia ed il cinema. In particolar modo l’esperienza olandese ha permesse a Dimitri di sperimentare a 360 gradi la sua voracità creativa fondendo musica ed immagini.
Demetra arriva a qualche anno di distanza dal suo precedente lavoro Trumsender, in mezzo altri album che hanno accompagnato film e riassunto il suo precedente percorso artistico. L’album ascolto dopo ascolto sembra non appartenere a nessun luogo di preciso, è al contempo un viaggio terreno ma anche altro, le atmosfere elettroniche riescono a sottrarre questi brani al tempo portandoli in una dimensione destinata a durare.
Leggi anche
Senza fine, il viaggio di Guido Maria Grillo nella tradizione.
March of the Unheard, Halo Effect: recensione
È Finita la Pace di Marracash: se lo dice lui... [Recensione]
Mundi, il microcosmo musicale di Me July: recensione
Harlequin, Lady Gaga| Nella mente di Harley "Lee" Quinn
Vola, Friend of a Phantom: recensione
The Last Will and Testament, Opeth: recensione
Devin Towsend e i superpoteri del "PowerNerd" [Recensione]
- Senza fine, il viaggio di Guido Maria Grillo nella tradizione. - Gennaio 28, 2025
- Verimmo che succere, il ritorno dei Romito - Gennaio 10, 2025
- E poi svegliarsi presto, l’esordio di Nervi - Gennaio 10, 2025