I Giuditta esordiscono con un ep omonimo composto da cinque brani di potente ed intenso rock prodotto da Luca Tacconi.
La band bresciana si era già fatta notare per il riconoscimento di best Band Lombardia all’Arezzo Wave Love Festival del 2021, da allora un percorso fatto di studio di registrazione e musica live che ha contribuito a forgiarne un sound fortemente ispirato alle venature rock alternative degli anni 90.
Già perché i cinque brani che formano l’esordio dei Giuditta sono un cazzotto allo stomaco. Le atmosfere sono metalliche e buie, si vedono lamiere scintillare e voci che graffiano senza molti orpelli. L’ispirazione alla migliore tradizione rock nostrana ma anche internazionale rende questa band una sorta di mosca bianca in un panorama musicale spesso appiattito su produzioni troppo contemporanee. L’album è stato anticipato dal singolo Pece. La band è composta da Francesca Cardone alla voce, al basso Ludovico Di Meco, le chitarre sono di Francesco Regazzoli ed alla batteria e Jury Suardi. Il master del disco è stato curato da Giovanni Versari.
Nei brani la voce di Francesca Cordone guida l’ascoltatore attraverso un viaggio interiore ma anche fortemente calato nella nostra società. Si affondano le radici in un passato più o meno remoto alla ricerca di quegli ideali capaci di smuovere gli animi e le masse. La band, però, non cede alla malinconia ma usa queste parole e queste canzoni per ricercare la via maestra che a volte sembra confondersi nel rumore quotidiano. La salvezza, per i Giuditta, è e sarà sempre nel riconoscersi e di lì ricostruire un presente d’accoglienza e d’Amore.
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