È con un’introduzione di synth che sembra appena uscita da una playlist anni Ottanta che i Riverside ci presentano il loro nuovo album, ID.Entity, uscito per Inside Out/Century Media il 20 Gennaio 2023.
Si tratta di una degna presentazione in stile live, come dichiarato dal leader Mariusz Duda (come sempre magnifico vocalist e bassista, in una fortunata formula che a distanza di vent’anni si conferma ancor più perfetta e amalgamata). Friend or Foe? effettivamente ricalca la composizione prolungata, reiterata di una band che si presenta sul palco e fornisce allo spettatore il tempo di immedesimarsi nell’atmosfera.
Il mondo in cui i Riverside ci introducono in ID.Entity, con la loro capacità di poeti contemporanei, è come sempre quello della nostra contemporaneità, sviscerato, analizzato pezzo per pezzo, e poi ricomposto e custodito in una teca da cui poterlo osservare, studiare, cercare di comprendere.
Sulla falsariga di quelle che erano state le premesse da cui erano partiti Second Life Syndrome e Anno Domini High Definition, le criticità del mondo contemporaneo, la debolezza dei legami sociali e l’alienazione crescente all’interno della nostra realtà vengono ancora una volta rivelate e trasposte su nastro digitale dalla band polacca.
E sì che negli ultimi tre anni abbiamo avuto fior di esempi e di esperienze che ci hanno palesato davanti agli occhi quanto la società umana sia agli sgoccioli e quanto i giorni del nostro futuro siano prossimi alla fine. Dalla crisi sanitaria, alla guerra in Ucraina (a un confine di distanza dal Paese da cui proviene la band), dalla crisi energetica a quella climatica, per non parlare del degrado sociale, del crollo delle comunità, dell’invasione nella nostra quotidianità della realtà virtuale, dell’universo dei social media, delle fake news. Ecco quindi che indagare e indagarsi musicalmente sul concetto di identità diventa quanto mai complesso e sfaccettato, tanto da trasformare identity in ID.Entity, tanto da rendere la nostra persona, la nostra più basica esistenza mentale, il nostro Es, qualcosa di altro da noi stessi, un’entità a se stante, lontana e distante da noi.
Da qui il quesito dei quesiti, in ID.Entity : Are you fake or real? Are you friend or foe? “Sei falso o reale? Sei un amico o un nemico?” Chi o cosa ci è veramente amico in una realtà di cui non ci possiamo più fidare?
ID.Entity procede su questa linea per tutta la sua durata. L’ascolto che i Riverside ci propongono non prevede grandi protagonismi da parte di nessuno dei musicisti, offrendo invece una prova generalmente coesa e unita al raggiungimento di un obiettivo. Ovvero scandagliare ogni aspetto della realtà contemporanea, fino a menzionare controlli di massa, totalitarismi e un numero 84 che sanno tanto di Orwell (Big Tech Brother ci aiuta a evitare, qualora vi fossero, eventuali incomprensioni), rassegnazione e alienazione (“You are classified Do not even try”, “sei stato classificato per non provare affatto”, come viene tristemente comunicato in The Place Where I Belong). Ma non mancano riferimenti a relazioni tossiche (“No one will believe you Just like I believed you, my love”, “nessuno ti crederà come ti ho creduto io, amore mio”, sempre in The Place Where I Belong), realtà virtuali, intelligenze artificiali e, perché no, robotica (“And you’ve been customised for my desires”, “e sei stato personalizzato per i miei desideri”, in Friend or Foe?. O forse non sono i robot, ma gli esseri umani ad essere stati personalizzati secondo i desideri di qualcuno? Forse Dio?)
I Riverside ci mettono costantemente davanti alle crepe del mondo contemporaneo, senza cercare di offrirci risposte, ma piuttosto costanti spunti di riflessione. Questo percorso ci viene proposto attraverso quella che si può definire come la più alta espressione lirica della band fino ad ora. I testi che Duda ha scritto sono un vero concentrato di poesia sintetica e attuale, uno specchio sulla realtà, assolutamente privo dei filtri che ormai avvolgono in maniera fin troppo abitudinaria qualunque forma attuale di espressione pubblica.
ID.Entity ci insinua minuto dopo minuto in un abisso sempre più profondo, fino a ritrovarci, come in un romanzo di William Gibson, di fronte a questo mare grigio di silicio riflettente, a guardare il nostro riflesso senza riconoscerci, incapaci di ricollegare la nostra immagine alla nostra persona, i nostri desideri più profondi e le nostre peggiori perversioni alla nostra psiche, pronti a dirci che i mostri non siamo noi, quando purtroppo la verità è proprio questa. E così le persone non vivono secondo quello che vogliono o pensano, ma agiscono programmate sui sogni e i desideri di qualcun altro, trascurando qualunque senso di amicizia e comunità. Abbrutite in un nuovo isolamento, in una nuova era dell’uomo primitivo.
La band ci offre un piccolo spunto di speranza, un piccolo suggerimento accorato proprio in coda, nel conclusivo Self-Aware. Ed è curioso notare che il suggerimento viene pronunciato su una base quasi reggae, in un contemporaneo richiamo a Bob Marley, in un moderno “Stand Up For Your Rights”:
The future is in our hands
But first
Let’s
Unsubscribe the ones who make us hostile
E così, disiscrivendosi alle varie personalità virtuali che ci hanno resi isolati e ostili gli uni con gli altri, sarà di nuovo possibile Be close to you, riassaporare la vicinanza, la comunità, l’amore, la realtà. L’Identità.
Tuttavia il brano conclude ID.Entity in maniera enigmatica, lasciandoci alcuni minuti, prima di spegnersi definitivamente, per riflettere: da una parte per sperare, dall’altra per cominciare a guardarci le spalle. Perché sarà veramente una questione di attimi: da qui in poi, per un brevissimo lasso di tempo, si deciderà del nostro futuro. E la chiosa di sintetizzatori, arpeggiatori, linee ritmiche di basso e batteria e lontani richiami chitarristici ci salutano con queste riflessioni, come farebbe una serie TV crime scandinava o un telegiornale dopo un’edizione straordinaria. Ci vediamo alla prossima puntata. O alla prossima edizione. Se ancora saremo qui ad assistervi.
Molto probabilmente ID.Entity è la prova migliore dei Riverside in tutta la loro carriera. Questo è un album che merita di essere studiato, analizzato, nota per nota, verso per verso. È un richiamo calibrato, ma energico, alla realtà, un’opera profonda, ricca di sfumature, capace di lasciare il segno, senza tra l’altro strafare con picchi di virtuosismo o prevaricazioni strumentali di alcun tipo. Assolutamente. Piuttosto il gruppo si fa sentire, unito e coeso, in maniera chiara, coerente, nitida dall’inizio alla fine, con la maturità e l’eleganza che spetta solo ai grandissimi. E loro che da sempre, fin dagli esordi, si sono distinti per una proposta musicale molto al di sopra della media per scelte stilistiche, profondità e originalità, ora hanno veramente raggiunto il meritato apice della loro carriera.
Gustiamocelo a lungo, assaporiamolo con intensità. Con la speranza che ID.Entity rappresenti, per Duda e gli altri, semplicemente un altro gradino per un salto ancora più alto.
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