Kafka Sulla Spiaggia – Recensione

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Raccontami una storia, anzi raccontamene una decina. Anzi cantamele, come le cantano i Kafka sulla spiaggia, band napoletana uscita con il loro ultimo album per Octopus Records etichetta di Giuseppe Fontanella.

I Kafka sono attivi dal 2011; nel corso degli anni hanno vissuto numerosi cambi di formazione, fino a giungere a quella attuale: Luca Maria Stefanelli (voce, chitarra, piano); Domenico Maria Del Vecchio / Nikkio (batteria, voci); Giorgio Magliocco / Gioia di Vivere (chitarra, voci) e Pierluigi Patitucci (basso, voci) hanno alle spalle un ep ed un album che li ha portati in giro per lo stivale e nei maggiori club della Campania. Luca Maria Stefanelli, ha anche partecipato al tour di Blindur in veste di polistrumentista.

Registrato e missato, presso Key- Lab, dal produttore Giuseppe Fontanella, già membro fondatore e chitarrista dei  24 Grana con Massimo De Vita dei BLINDUR. Il mastering è a cura di Paolo Alberta, storico fonico dei Negrita.

Il 20 giugno 2019 esce in anteprima su Le Rane il videoclip ufficiale di Ken Do Onaini. Il brano è il primo singolo estratto dal nuovo album della band in uscita a settembre.

La caratteristica dei Kafka sulla spiaggia è sempre stata la loro attitudine a mettere in scena un delirio creativo, capaci di disegnare paesaggi e personaggi provenienti da altri mondi. Un caleidoscopio di storie, nomi e colori che difficilmente si ritrovano nei dischi di altri artisti della loro stessa leva. IN questo album il loro disordine organizzato sembra aver trovato un canale più stabile in cui immettere tutto l’universo che i quattro napoletani si portano dietro come un piccolo teatro degli amori e degli odori.

Ascoltando La storia Una storia tornano in mente i primi e più scanzonati Perturbazione, quel pop scritto con leggerezza e accuratezza. Ma in questo disco oltre ai voli pindarici ed alle scorribande nelle infinite praterie del surreale i Kafka affondano il coltello nella loro memoria rendendola condivisa con una manciata di canzoni. Fa capolino la tristezza, i rimpianti prendono piede e una certa consapevolezza che anche se si è capaci di viaggiare su piani di realtà parallele il tempo passa e lascia dietro delle macerie. Queste macerie sono la materia prima della quale sono fatte le canzoni importanti, non importa se per chi le scrive o per chi le ascolta, questo disco è di certo stato scritto per un’urgenza che vede insieme tutti i componenti della band. Il vestito cucito addosso a queste cicatrici è quello di un pop mischiato a suite strumentali, le tinte variano da quelle più colorate fino alle zone grigie dell’anima illuminate da chitarre scarne ed affilate. Non c’è nulla di patinato in questo disco anche se ai primi ascolti potrebbe sembrare così, sulla superficie dei brani c’è polvere, quel tipo di residuo che fa attrito al tatto, quel genere di sensazione che ti fa restare impressa certa musica, certe storie, o meglio La storia Una storia.

Raffaele Calvanese
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