Love Made Me Do It è l’album di esordio di Kat Von D, arcinota tatuatrice, personaggio televisivo e, prima di tutto ciò, musicista. E’ uscito il 27 Agosto per KVD/Kartel Music Group.
Devo ammettere con una certa vergogna che quando in mail mi arrivò il nuovo disco di Kat von D ero ben poco fiduciosa. Mi ero figurata una trashata a là Jeffree Star, in modo quantomai erroneo. Non immaginavo in realtà di trovare un dream pop oscuro e raffinato, che di certo non brilla per originalità o sperimentazione, ma che trasuda decadentismo del terzo millennio. Ossia un sentimento personale, ma che universalizza dinamiche che sono dunque comuni a tutta la nostra società globalizzata.
Premesso che non siamo di fronte a The Sensual World di Kate Bush o ad un lavoro di Jenny Hval, Love Made me Do it, esordio di Kat von D, è un sorprendentemente piacevole album. Pluripotenziale in molteplici campi – comunicazione, musica, arti visive come i tatuaggi – Kat von D, molto piu della ex moglie di qualcuno ma self-made woman, mostra di possedere una voce languida come quella di Lana del Rey e di saper disegnare intelaiature complesse, femminili ma dure.
Love Made Me Do It è un album col quale è incredibilmente facile ritrovarsi, se si è donne, innanzitutto, e se si vive in questa epoca, nella quale il femminismo ha assunto connotati differenti, data la natura dei paletti ancora da distruggere: riunire la sensibilità personale con la necessità di affermare se stesse come esseri umani e non oggettini graziosi; che sì, si può essere belle e intelligenti allo stesso tempo. Che si può saper sfiorare i tasti di un pianoforte come soffrire d’amore.
In Love Made me do it alcuni grandi nomi hanno lavorato con Kat Von D: Dave Grohl, per dirne uno, che immagino si sia occupato della sezione ritmica, Peter Murphy dei Bauhaus, cui si deve probabilmente l’ispirazione elettropop retrò, un po’ ruvida e sporca, che i synth mostrano con orgoglio.
Love Made Me Do It attraversa alcuni generi ma sempre rimanendo all’interno della cornice elettropop. Notevoli ballad, come Vanish e I Am Nothing, sfiorano alcune corde del cuore che chiunque spererebbe di aver immobilizzato. Tocca il goth rock moderno dei The Birthday Massacre con la cinematica coppia Enough ed Exorcisim. Tracce che spiccano sono anche Lost at the Sea, Interlude e il finale affidato a Easier Sung Than Said e The Calling. Proprio l’ultimo brano merita una menzione d’onore: musa ispiratrice dello stile di Kat Von D è il personaggio di Vampira, interpretato, nello sfortunato film del 1959 Plane 9 from Outer Space di Ed Wood, da Maila Nurmi. Una dark lady arrabbiata e vendicativa, orrorifica di per sé. La glitteratissima The Calling ne è infinita dichiarazione d’amore. L’amore malato e sbagliato, da cui è difficile sottrarsi e in cui quasi sempre viene colpevolizzata la vittima, è dunque fulcro dell’album: notevole che un’influencer abbia dunque scelto di parlarne.
Dunque, Love Made Me Do It non vincerà un Grammy come miglior esordio, ma rimane un viaggio elettronico, scintillante di paillettes, di forza d’animo, e dolcezza. Un ascolto gradevolissimo.
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