Portami a vedere il mare è il primo album del pianista e compositore Luigi Esposito. Il disco esce per l’etichetta Apogeo Records e segna, dopo numerose collaborazioni importanti, la prima prova da solista del musicista partenopeo.
Per chi frequenta l’ambiente musicale campano, ma non solo, il nome di Luigi Esposito è uno dei più conosciuti. Il suo percorso musicale e compositivo ha attraversato in maniera diagonale gli ultimi anni importanti della rinascita musicale partenopea. Il suo nome infatti nel tempo si è legato ad artisti come Fabiana Martona, Marco D’anna, Emanuele Ammendola, Daniele Sepe col suo progetto di Capitan Capitone, Marco Zurzolo, Gianni Lamagna, Quartieri Jazz ed il Quartetto Ajar.
Con Portami a vedere il mare invece Esposito sceglie di mettersi in primo piano portando le sue storie finalmente a vedere la luce. Il disco è intriso della malinconia dei popoli di mare, ma anche della profondità che ogni golfo nasconde. Nella composizione Esposito ha voluto al suo fianco il percussionista Emiliano Barrella che lo ha affiancato anche negli arrangiamenti non solo di Mancarsi, che ha anticipato l’uscito dell’album, ma in tutto il disco.
Non è semplice affacciarsi in un mercato musicale che urla con un album strumentale, ma un artista dalle radici ben salde come Luigi Esposito, forte della conoscenza del suono che voleva proporre e della sua capacità di adattarsi ai diversi linguaggi sonori. Brani come Nahual e la title track ne sono perfetti esempi.
Il panorama partenopeo non è nuovo a sfornare artisti capaci di farsi largo con dischi strumentali, basti pensare a Bruno Bavota e Manuel Zito. Luigi Esposito riesce a portare questo discorso più avanti, dando una sfumatura in più alle composizioni che fanno coesistere nostalgia e speranza, luce ed ombra. Portami a vedere il mare chiede all’ascoltatore tempo, quello stesso tempo che però riesce a ripagare in pieno se si è capaci di lasciarsi trasportare dalla corrente dei dieci brani del disco.
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