Il progetto Sylvaine torna sulle scene, con Nova, un nuovo lavoro in studio dalle sonorità oscure, inoltrando l’ascoltatore in un paesaggio incantato e misterioso.
La compositrice carismatica Khatrine Shepard, insieme a una band rocciosa sulle sue spalle, esplora un mondo folkloristico melodico a tinte metal, per un percorso intenso ma ricco di spunti moderni.
Il nuovo album Nova, prodotto per l’etichetta francese Season of Mist, è un’opera teatrale che svela un cammino delicato e personale.
Come in un intimo poema epico, la band si immerge in questa creazione ambiziosa, dal gusto musicale eccellente e uno stile originale. Lo studio attento di questo album inizia nel lontano 2019, molto prima che il mondo si ritrovasse ad affrontare un cambiamento globale incredibile senza precedenti. Nonostante il blocco in fase di produzione, Khatrine si isola dal mondo e inizia a scrivere le melodie leggere ma gelide di questa nuova fatica, complice il suo talento come soprano. La qualità delle linee vocali si nota già dall’incipit di Nova, traccia omonima. Un brano magnetico che fa da apertura al disco, che si regge su una delicata melodia e un testo immaginifico. Il significato della composizione, infine, è un grido alla rinascita, per tornare alla vita dopo una grave perdita.
“Mono No Aware” e “Fortapt” sono due composizioni lunghissime, cosmiche, e si travestono di progressive. Nella prima traccia notiamo tutta la vena artistica del gruppo, che adora spaziare su distorsioni furiose e passaggi black metal, lasciando una rabbia estrema al suo interno e che fornisce dinamica al brano. Le sonorità poi toccano gli anni ’90, simile ai primi Alcest, band formidabile sul panorama post rock. Con la seconda traccia invece, si rallenta in intensità, una suite dolce che ci porta in un bosco incantato, illuminato da una luna sorniona e dall’incantevole voce di Khatrine. Un brano che ripercorre le origini norvegesi di questo collettivo. Nel mezzo però troviamo il primo singolo estratto “Nowhere, Still Somewhere”, che curiosamente magnetico per l’ascoltatore, che gioca su un timbro meno caotico, spostato verso lo shoegaze classico. Viene aggiunto anche un videoclip, per aumentare il valore della canzone, che ritrae la cantante sotto una pioggia di cenere, con le sembianze di una creatura sonnambula, in un luogo oscuro, una wasteland.
Un malinconico paradiso si dispiega sulle note di “I Close My Eyes, So I Can I See”, una composizione che aggiunge varietà a Nova, e che esplode su un riff macchinoso e un’ampia vibrazione magnetica, avvolgendo un racconto angelico. La traccia si mantiene su un ritornello catchy, rendendo l’ascolto godibile. A tratti poi si inserisce la tecnica growl sulla voce, che completa il brano alla perfezione. Nova si chiude con “Everything Must Come to An End” dove sono presenti alcuni ospiti, alla formazione principale: il violinista scozzese Lambert Segura del gruppo inglese SAOR e il carismatico violoncellista Patrick Urban, spesso presente nelle esibizioni live. Il brano culla l’ascolatore su un’atmosfera rilassante e distaccata, con un arpeggio acustico, che conclude al meglio questo lavoro.
I Sylvaine in Nova cantano dal profondo dell’anima e dipingono un viaggio talvolta dolce, talvolta aggressivo, con un disco glaciale ma ben suonato, confermando a pieno tutta la maturità accumulata nella loro carriera.
Voto: 7,5
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