Dead Club City dei Nothing But Thieves – Recensione

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Gli inglesi Nothing But Thieves si riaffacciano sul panorama alternative rock attuale, con un nuovo album dal tono sensibile e personale. Con questo quarto lavoro in studio la band svicola su tematiche maggiormente sentimentali, offrendo uno spaccato importante di questa vita e avviando un percorso differente e maturo dal passato – con un’eccentrica ed originale produzione. Il sound segue la scia Moral Panic del 2020, impattante e incisivo, con una differenza in alcune strutture e l’utilizzo di elettronica, mostrando un timbro più commerciale e originale.

“Dead Club City” è il titolo di questo disco espressivo e colorito, prodotto dall’etichetta RCA/Sonic Music che segna una netta trasformazione sonora del gruppo e il grande gusto di sperimentare diversi generi musicali.

Dead Club City dei Nothing But Thieves - Recensione 1
La cover di Dead Club City dei Nothing But Thieves

L’iniziale “Welcome to the DCC” apre quest’album, con un’emozione rock che prende vita nell’aria con un segnale nuovo e moderno. Il riff principale della chitarra insiste su una chiave quasi n futuristica, accennando influenze anni 80. Una canzone tipica del gruppo, ma con una manciata di nuove idee, soprattutto nella linea vocale di Conor e nel ritornello dove le vibrazioni aumentano il raggio sonoro con un esplosione di sintetizzatori, proponendo dunque un’ enorme suite danzante e contagiosa.

Segue “Overcome”, traccia che descrive al meglio un cambiamento radicale e una corsa verso la libertà. Il suono delle chitarre si perde in un’atmosfera dolce e familiare, fino a completarsi in un euforico passaggio accogliente e sentimentale.

Con “Tomorrow is Closed” si torna a una tematica indie rock simile alle strutture dei The Killers, con un’adrenalina furiosa e travolgente. “Keeping You Around” invece abbraccia un tiro distorto e amplificato della voce, su una drum-machine che regge una tematica pop, mentre “City Haunts” torna a ruggire alla luna in un accattivante vortice intenso di distorsioni e un bridge d’impatto. Su “Do You Love Me Yet?” troviamo la prima novità suggestiva di questo lavoro, con una sfumatura electro dance che ci proietta in un ambientazione extraterrestre ma sensuale, su una base elettronica da brividi.

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La seconda parte di quest’opera si avvia sul timbro potente di “Members Only”, un brano eccellente e ben orchestrato – il migliore del disco. La linea vocale, che si sviluppa a piccoli passi, esplode poi di grinta in un limbo sospeso e godibile, completando un ritornello sensazionale e un assolo di chitarra finale. “Green Eyes:: Siena” è una ballata malinconica, che ci culla in un amorevole storia di ricordi e calma gli animi, per un necessario break in Dead Club City.

Ci avviciniamo alla fine con l’ultimo trittico di brani – tutti preziosi! – passando dal raggio spaziale e corposo di “Foreign Language” , molto orecchiabile, impreziosito da un pianoforte di fondo e una grande sperimentazione psichedelica; la penultima traccia “Talking to MySelf” e una base barocca che va al rilento, fino all’apice conclusivo e delirante di “Pop The Balloon”. Una rabbiosa esecuzione di distorsioni acide con una batteria decisa, che avvolge la linea vocale ansimante. Nella parte centrale poi subisce un attimo di tregua e silenzio, prima di ripiombare nel baratro rumoroso, che conclude Dead Club City.

I Nothing But Thieves, a distanza di due anni, tornano con un meraviglioso lavoro eccentrico, racchiuso in un album ricco di novità e spunti notevoli, confermando ancora una volta il loro percorso eccellente.

VOTO: 7,5

Link Utili:

° Bandpage Facebook: https://www.facebook.com/NothingButThieves

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